Smascherati gli autori dei furti per 20 milioni alla Michelin
Smascherati gli autori dei furti per 20 milioni alla Michelin Una lunga indagine conclusa con otto denunce Smascherati gli autori dei furti per 20 milioni alla Michelin Tre dipendenti si erano appropriati di un centinaio di casse contenenti filati di gomma - L'abile trucco per sfuggire ai controlli La Procura della Repubblica si è occupata di un grave furto compiuto In danno della ditta Michelin. Il giudice istruttore dott. Isnardi dopo una accurata inchiesta ha rinviato a giudizio Giovanni Portoluzzi di anni 37, Giovanni Busnengo di Andrea di anni 48, Felice Merlo fu Secondo di anni 45, tutti in stato di arresto. Con loro vengono imputati di incauto acquisto Margherita Menzio abitante a Cambiano e gli industriali Eflsio Zanalda, Giovanni Faldella, Aldo Falco e Giovanni Perosino. Il danno lamentato dalla società è valutato a oltre venti milioni di lire. Secondo i rilievi eseguiti dall'indagine i fatti si sarebbero svolti in questo modo. I tre operai asportarono in tempi diversi fra il 1947 e l'estate 1949 un centinaio di casse contenenti Alati di gomma. Il Busnengo traspor tava per conto della Mlchelin le casse dagli stabilimenti di Tren- lllllllIMllllllMIIIIIIIilltllIirUlllllllllllllllllllllll to a Torino. Un giorno venne avvicinato dal .Bortoldzzi che gli propose un Biffare Bicuro e molto redditizio-. Si trattava semplicemente di sottrarre qualcuna delle casse che egli portava piene di materiale-nei viaggi verso Torino e vuote in quelli di ritorno alla sede di Tronto. Per fare questo bisognava poter contare nella complicità di almeno uno dei magazzinieri addetti al ritiro della merce. Costui fu trovato nella persona di Felice Merlo. Il sistema escogitato per riuscire a ^compiere il furto fu dapprima molto semplice. Il Busnengo conosceva a'perfezione il meccanismo di controllo usato nell'azienda:, non venivano affatto contate- le casse-caricate sul camion, tua si-provvedeva a rilevare soltanto il peso lordo dell'autocarro facendone in seguito la tara. Approfittando del sistema, egli consegnava una o più casse al Bortoluzzi e prima di entrare nello stabilimento caricava alcuni bidoni di benzina per un peso che equivalesse a quello della merce sottratta. Da parte sua, il Merlo, al corrente della faccenda, provvedeva ad allontanare eventuali sospetti che potessero sorgere nei superiori. In un secondo tempo i tre ricorsero ad un altro strattagemma. Quando il Busnengo si recava nel magazzino torinese per ritirare le casse vuote, il Merlo ne univa qualcuna piena. Questa veniva poi consegnata al Bortoluzzi in una località alla periferia di Torino. La direzione del 10 stabilimento non poteva accorgersi di nulla perchè i tre per ogni cassa piena che ritiravano ne avevano subito pronta una vuota. Una mattina del giugno 1949 la squadra Mobile- sorprese 11 camion fermo mentre due degli imputati discutevano animatamente. Eseguito un fermo per accertamenti, si poteva scoprire a poco a poco tutta la verità. Nel corso delle indagini si venne a sapere che i tre guadagna vano ben poco dalla vendita della refurtiva. La consegnavano in fatti a certa Margherita Menzio proprietaria di una filanda di Cambiano. Questa toglieva i Alati dalle rocche di legno su cui era scritto il nome «Mlchelin» e li avvolgeva su rocche di cartone vendendole ai quattro industriali che ora sono imputati di iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiii incauto acquisto. La Società si è costituita parte civile con il patrocinio dell'avv. Del Grosso. Gli operai saranno difesi dagli av vocati De Marchi, Giordano e Sai za. Il processo verrà celebrato a nostro Tribunale nel mese di ot lobre.
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