Gli allegri veicoli

Gli allegri veicoli CHIASSO NELLE ZONE DEL SILENZIO Gli allegri veicoli Gioverebbe sequestrare le macchine ai peccatori recidivi? - Il canto del o, ossia una bella seccatura - Patetica descrizione di Matilde Serao gali (Dal nostro inviato speciale; Sanremo, 7 agosto. Si chiamano ■ zona del silenzio» alcuni tratti di costa con centri abitati e a carattere turistico, che si presumono frequentati da persone i cui nervi, maltrattati dal fragore delle grandi città, hanno bisogno di ricostituenti e di ripeso. Forse è dubbio che un passaggio brusoo dall'agitazione forsennata alla quiete assoluta, sia una. medicina consigliabile e buona, però queste zone del silenzio esistono, una legge le tutela minacciando fulmini a chi le offende, e gli italiani si divertono molto a giuocare con i fulmini della legge. Avviene cosi che il chiasso può anche rifugiarsi nelle zor.e del silenzio come in un paradiso riservato: non appena le varcano, i motori a scoppio urlano di gioia, e i più petulanti sono quelli più minuscoli; li aiutano ì clacson, aperti magari senza bisogno alcuno, se non è quello di richiamare l'attenz one del pubblico sul proprio veicolo a ruote. Io vado a ruote. Il poter gridare ciò è una sorgente di piacere e, per forza, Disogna gridarlo dove c'è gente. Vuol dovere di cronaca il constatare però che in questi g.orni le guardie municipali, armate (Si taccuino e di lapis, fermano gli allegri veicoli ed amareggiano con multe quel piacere dell'andare «a ruote» da selvaggi. Ne fermano soltanto alcuni, si capisce, altrimenti non dovrebbero fare altro dall'alba al tramonto; e poi le multe, se amareggiano, non scoraggiano mica del tutto. Mi dicono che, in Svizzero, alla seconda multa per infrazione alla legge contro i rumori inutili, sequestrano il veicolo peccatore. Non so se, da noi, la cosa gioverebbe. Tuttavia, non sarebbe male provare. Accanto ai rumori maligni, ne imperversano altri. Prendiamo, per esempio, i galli. Sanremo è invasa dai galli (con la g minuscola). Adoratori del sole, essi non possono gustare in silenzio la gioia di vederlo sorgere, e gridano di paura se le nubi o la bruma lo celano ai loro occhi. In Liberia, quando il prosperoso commercio della « carne d'ebano » faceva pullulare le navi pìrate dei bianchi in cerca di negri da razziare, gli indigeni fuggivano dalla costa al loro apparire per nascondersi nell'interno fino alla loro scomparsa. Avveniva però che il canto.dei galli tradisse i loro nascondigli, con nefaste conseguenze, e fu rimediato al malanno con un'operazione all'ugola che ammutoliva i galli senza nuocere, come avviene con l'accapponaggio, alle loro qualità essenziali. - Il segreto è andato perduto, o, comunque, non è noto a Sanremo, dove quest'anno, per di più, si registra una produzione di galletti particolarmente robusti in corde vocali. E' stato discusso con tutta serietà se convenisse procedere ad una strage obbligatoria di queste gole indiscrete, ed il < no » è prevalso. Molte opere pie, o di altra pubblica utilità, godono i vantaggi economici di pollai personali, e sarebbe ingiusto recar loro danno col sopprimere galli, finché i motori a scoppio ed altoparlanti non hanno limiti nella licenza del suono. Viva dunque di gallo, amico e figlio del sole. Ma la storia dei rumori non è finita. Ecco un casette, ad esempio, arrivato di sorpresa: Sanremo ha organizzato un concorso di bande svizzere, le quali bande han suonato via via all'aperto le musiche tradizionali dei vari cantoni. Nella musica popolare svizzera predomina necessariamente il tamburo, già utile personaggio di allarme nei pericoli pubblici che la Svizzera ebbe in gran numero. Tamburo e silenzio, per quanto si faccia, non sono sinonimi, nè c'è arte per accostarli su questo concetto. Altro incidente. Ho visto (e sentito) sfilare per le vie di Sanremo carri pubblicitari. Non si trattava di circostanze occasionali, come succede qmmbiNvepgfmnptcleRumAcgmgfgcmfd1 quando bisogna subire il formaggio A che grida i propri meriti o fa altrettanto il rabarbaro B, inseguito dalle caiameile H e dai tìentiiricio Q. Niente di spicciolo, questa volta. Si trattava di un vero e proprio concorso di carri pubblicitari a golia aperta, organizzato appesta. E si può fare a meno di descrivere come ne usciva malconcia la zona del silenzio. Tutto questo discorso che può suonare critica o brontolio, sfocia invece in una conclusione ottimistica. Ho letto nel « Nuovo Eco della Riviera » la rievocazione di un articolo scritto su Sanremo da Matilde Serao nel 1888. Allora, questa città era ancora «immersa nei suoi boschi grigiastri di ulivi, assopita al molle cullamento dei suoi giardini di palma, tutta profumata di arancio e di vaniglia », profumo, oggi, da cer care in fialette. Ma non era molto allegra, malgrado la festa colorita del suo mare, delle sue case, dei suoi orti » pemt/cusagbelarediPbrmtereripucoledecoSmil doiladsilp perchè rifugio in extremis di moribondi. Seguiamo Matilde alla let t/ra: « Molti ammalati per cui non v'è più speranza di salvezza, vengono qui a jtpegnersi, in una stanza di al bergo, nel salotto di una villa, fra il mite fragore del mare, sotto le stelle rifulgami di una notte di primavera... ». Più niente, oca, di così lugubre faccenda. Il fragore del mare continua ad essere « mite », cioè a non essere fragore ma non v'è traccia di moribondi. Meglio ancora, neppure di ammalati. Un • medico che parla buona parte delle lingue civili e che, prima dell'ultima guerra, soleva ancora sentirsi chiamare per S.O.S. da un albergo all'altro mi confidava in questi giorni il suo disappunto. Tutti godono una salute al wolframio, il metallo che conferisce agli acciai il massimo della loro durezza. Allora, la zona del silenzio può anche prendersi il Iusfo di abbandonarsi ad un po' di strepito. a, a dntoszrdettcalapfppbtri ldavdssf i 111 i ] 1111111T ■ IM i 11111111111111111 ! 1111M M ! 11 ] 11111111

Persone citate: Eco, Matilde Serao

Luoghi citati: Liberia, Sanremo, Svizzera