Sonnolenze di Luciano Magrini

Sonnolenze Sonnolenze L Italia è il paese dei problemi insoluti, delle cose rinviate o incompiute: due anni di attività legislativa non sono bastati nemmeno ad avvicinare l'attuazione degli istituti più importanti necessari per la realizzazione dell'ordinamento costituzionale. La fatica dei costituenti non ha trovato nella prima Camera dei deputati della Repubblica quella sollecita continuità che doveva rendere vitale la Costituzione ed oggi poco o punto si parla.della corte costituzionale di giustizia e delle altre numerose leggi che dovrebbero dare anima, vita e respiro al dormiente corpo della costituzione. La stessa paralisi si avverte nel campo dell'emigrazione. Il problema ritorna alla Camera ed al Senato ad ogni discussione dei bilanci degli esteri e del lavoro e nelle interrogazioni o interpellanze di volonterosi deputati e senatori. Vi sono da oltre un anno due disegni di legge — uno ministeriale e uno di iniziativa parlamentare — sulla emigrazione che non riescono a giungere nel porto della discussione e non si sa quando vi perverranno. La concezione governativa dell' emigrazione ha finito con l'apparire come qualche cosa di vago, di indeterminato, di inafferrabile, di contraddittorio, simile a certe raffigurazioni pittoriche di misteriosi draghi cinesi di cui non si scorge la testa o qualche parte del corpo o la coda dissimulata in un compiacente gioco di nubi. Attualmente i servizi dell'emigrazione sono divisi fra due direzioni generali, una del ministero del lavoro — la più efficiente e aderente ai limitati e contrastati compiti che le sono assegnati e alla quale si deve l'organizzazione dei centri migrazioni di Milano, di Genova, di Napoli, per l'emigrazione controllata — l'altra scucita e disorientata del ministero degli esteri. Questa amministrazione dell'emigrazione a mezzadria ha dato e dà luogo a gelosie, a dualismi, a confusioni che si risolvono sempre a danno degli emigranti e dell'emigrazione. La direzione generale della emigrazione appare la cenerentola di Palazzo Chigi. I suoi quadri sono lungi dall'essere ambiti dai funzionari della carriera diplomaticoconsolare che lavorano senza entusiasmo e con l'unico desiderio di ottenere al più presto il trasferimento dall'ingrato ufficio. Il direttore generale dell'emigrazione è stato cambiato ben cinque volte in questo dopoguerra, il che fa sapporre che il ministro degli esteri attribuisca scarsa importanza alla competenza, all'esperienza e alla continuità dei funziq nari preposti a questo deli cato servizio. Manca un vero e proprio organo di studio, di informazione, di coordi namento e di propulsione ne deriva un profondo sen so di disagio, di insofferen za, di discontinuità e di tra scuratezza che si riflette su tutti i servizi, con effetti paralizzanti e deleteri per la nostra emigrazione. Eppure da gran tempo uomini di tutti i partiti chiedono che si ponga termine a tanto disordine, che si restaurino le rovine perpetrate dal fascismo nel campo dell'emigrazione, che si unifichino i servizi, che si ricostituisca il Commissariato, che si nomini un Consiglio Superiore dell'emigrazione, che si riedifichi, completandolo con la esperienza di questi ultimi anni, quel testo unico della legge dell'emigrazione del 1919 che raccoglieva e inte. grava tutte le norme rego latrici della materia, a par tire dalla legge del 31 gen naio 1901, e costituiva un edificio giuridico universalmente ammirato per la sua compiutezza. Fui dall'agosto del 1946 il Consiglio dei ministri approvava una proposta di costituzione del Consiglio superiore della emigrazione; due anni dopo, il 28 settembre 1948, il nostro ministro degli esteri additava tra le sue direttive la costituzione di un Consiglio d'emigrazione « perchè dibatta idee, eviti sonnolenze C'erano dunque sonnolenze che occorreva ridestare, era dunque sentita l'imperiosa ne cessità di suscitare e dibattere delle idee! Nell'ottobre del 1948 alcuni deputati del P.S.L.I. presentavano un disegno di legge di iniziativa parlamentare per la ricostruzione del Commissariato generale della emigrazione, progetto che raccoglieva larghi consensi anche nel campo democristiano. Il 10 febbraio 1949 il Consiglio dei ministri approvava un disegno di legge per la ricostituzione del Consiglio superiore dell'emigrazione, progetto che suscitava critiche vivaci perchè appariva un organo prevalentemente burocratico, privo di una segreteria generale permanente e di scarsa praticità se prima non veniva ricostituito il Commissariato dell'emigrazione. Ma fino ad oggi i due disegni di legge non sono giunti alla discussione delle due Camere. Intanto i nostri servizi d'emigrazione continuano a rimanere inefficienti nel loro spezzettamento, nelle loro sconcordanze o nel loro disordine e gli emigranti, cosiddetti individuali, che partono con atrtutonpaloescsncfatamtesscvdrpfidfafdmliIrigpidtcipgssgdcsuscrnLsccdsddvnGrpgfduièvtBmsuttldscbcnssy atto di chiamata o con contratto di lavoro e che costituiscono oltre il 90 per cento della nostra emigrazione transoceanica, rimangono privi della più elementare assistenza : abbandonati al loro destino in Italia e fuori. Dopo tre anni di dolorose esperienze, dopo tante sollecitazioni, dopo tanti discorsi sul riordinamento della nostra emigrazione, c'è ancora tutto da fare o da rifare. Le sonnolenze lamentate circa due anni fa dal ministro Sforza si sono fatte più profonde, le idee sfuggenti ogni salutare discussione più immaginose e confuse. Del resto a che gioverebbe dibattere idee quando manca lo strumento per realizzarle? E quanto tempo dovrà ancora passare affinchè, abbandonata la via delle parole per quella dei fatti, il problema venga affrontato, discusso e risòlto dai due rami del Parlamento ? Luciano Magrini

Luoghi citati: Genova, Italia, Milano, Napoli