Hitler e la dama nera di Virgilio Lilli

Hitler e la dama nera I HI li K A P ICCOLA CITTA' TRISTE Hitler e la dama nera A Braunau ove nacque il Fùhrer palpita un'aura di colpevolezza e di vergogna (Dal nostro inviato spedate) Braunau, luglio. Non gli vogliono mica bene a Hitler i suoi concittadini; I suoi concittadini, al contrario, gli vogliono piuttosto male, ne parlano con un grigio astio addirittura. Andate a Braunau, se volete rendervene conto, e fate quattro chiacchiere un po' con questo Un po' con quello. Vi sentirete dire che Hitler, in definitiva, ha rovinato il paese, il paese dove sono nati essi, i braunauesi, e dove è nato lui, il1 FUhrer. Il fatto vergognoso Braunau è una piccola città provinciale, assai melanconica, stretta, sullo Inn, fra Austria e Baviera. Una vasta « Strasse », o « Platz » che sia, al centro, e tutt'attorno le solite casettlne austriache, pulitine e anche un tantino goffe. La chiesa gotica è antica, massiccia e senza rilievo. L'orologio del campanile scandisce pesantemente le ore, la gente s'annoia. Palpita nell'atmosfera un'aura di colpevolezza, quasi che nel paese fosse accaduto un fatto vergognoso. Il fatto vergognoso, In parole povere, sarebbe poi quello d'avere dato i natali a Adolfo Hitler. Si, si: Braunau sente la schiacciante responsabilità d'avere largito il primo soffio d'aria e il primo raggio di luce a colui che doveva cosi efficacemente aiutare l'Europa a correre verso la rovina. E sembra dire: < In fondo io non Io sapevo, in fondo io non ne ho colpa. Egli poteva nascere a Vienna, a Hof, ad Amburgo a Wiesbaden eccetera; e invece il diavolo lo ha fatto nascere qui, fra queste mie plumbee, umili mura ». Una città triste di essere celebre, ecco Braunau; | triste d'essere tristemente celebre. Arrivai a Braunau verso le due del pomeriggio, dentro una pioggia temporalesca, per fare due passi dovetti attendere chiuso in auto, sulla piazza, che il cielo smettesse di rovesciare fulmini e cateratte d'acqua. Stando cosi rinserrato e soletto, e lasciando viaggiare lo sguardo sulle ' anònime, trite architetture del paese, pensavo a Predappio, il paesello dove vide la luce il Mussolini. Mi tornavano in mente le diavolerie che aveva combinato il regime fascista e lo stesso Mussolini in quel borgo romagnolo trasformandolo in una sorta di santuario d'accatto: dalla santificazióne della casupola del fabbro, — con lapidi, ghirlande, corone d'alloro ecc. — agli alberghi di massa destinati ad accogliere i devoti omaggi di pellegrini dopolavoristici. « Se gli italiani che alla fin fine sono degli scetticoni hanno fatto quel che hanno fatto a Predappio, cosa mai avranno fatto a Braunau questi serissimi e romanticissimi tedeschi, che cosa mai avrà fatto lui, il Fuhrer? ». Dovevo rimanere deluso. k Per la sua cittadina natale il FUhrer non fece nulla, neanche un ambulatorio medico, neanche un piccolo mulino rivelando un'aridità di spirito senza scampo. La città più negletta dal regime nazista, in tutto il «Grossdeutschland». fu precisamente quella nella quale 11 terribile pargolo mise il primo vagito. Schiaritosi il cielo, sceso dalauto, presi a gironzolare per ; scoprire qualcosa che mi ser I visse a buttar giù quattro ri- ghe. Per cominciare, venivo ichiedendo un po' qua un po' là dove ci trovasse la casa del FUhrervsMa non avevo fortuna: questi mi rispondeva che non era del paese, quegli che veramente non avrebbe saputo dire, quell'altro, infine, non mi rispondeva affatto. Avevo la sensazione di rivolgere a quelle persone una domanda scabrosa, come volessi avere l'indirizzo d'un quartiere malfamato. Entrai in una tabaccheria-cartolerìa ad acquistare delle sigarette. C'era una donnina anziana, in quella tabaccheria-cartoleria, una donnina loquace la quale mi domandò st ero americano o che. Ci mettemmo a discorrere, le domandai se p°r avventura avesse una cartolina che rappresentasse la casa natale del FUhrer, mi rispose che la cartolina non l'aveva, che, arrivati gli americani, tutti si erano affrettati a distruggere quella specie di cartoline: « Ora, — disse, — chiunque passi da Braunau chiede fotografie della casa; ed ecco, non ce ne sono più ». Sembrava addolorata de' fatto, sinceramente. Le domandai se avesse conosciuto il FUhrer, mi rispose con vivacità che si, 10 aveva cono i auto benissimo, era stata sua amica di infanzia, sua compagna di scuola addirittura. Gli occhi della tabaccaia Perbacco! Gli occhi di quella tabaccaia brillavano, si entusiasmavano. Avevo dunque trovato quel che m'era necessario? Appoggiai 1 gomiti sul banco di vendita e presi a mettere una domanda dietro l'altra. La donna era figlia di un panettiere. La panetteria sorgeva a due passi dalla casa di Adolfo piccolo. Adolfo (come, del resto, è noto) era figlio di un gabelliere, scendeva in strada, giocava con lei. C'era anche un fabbro, da quelle parti, i due fanciulli .si trovavano davanti alla poglia della bottega del chiavaio, si baloccavano 11 attorno. Lui era un ragazzino tranquillo, normale; abitò — disse la donna — vicino al panettiere fino al 1894, fino a che, cioè, 11 padre non fu trasferito a Linz. « Com'era il suo compagno, a scuola?», chiesi. Disse la tabaccaia ch'era come tutti, né bravo né bestia. «Quando venne a Braunau nel marzo del 1938, per l'Anschluss con l'Austria, — mi confessò la donna con occhi commossi — volli vederlo. Desideravo ricordargli la panetteria, la bottega del chiavaio, la scuola, ma l'emozione mi impedì di parlare». Le domandai se avesse ottenuto una udienza speciale, ella si confuse, disse che no, aveva tentato di parlargli in strada, quando lui aveva attraversato Braunau. « La emozione, — disse — mi tradì ». Cosi disse, proprio con l'amarezza con la quale si ricorda un tradimento. Le domandai se il parroco del paese fosse anoora lo stesso di quando Hitler era bambino. Disse che si, era lo stesso. Ebbi qua'.ine dubbio che quel parroco si trovasse a Braunau quando Hitler era bambino. « Troppo giovane », pensai. I par-oco non amava Hitler, ne parlava controvoglia, un po' ionie avesse parlato del diavolo. Era stato in carcere, il parroco, — cosi disse, — aveva sofferto. Anche egli mi confermò che il FUhrer non amava il suo paese natio. Pensai che un uomo 11 quale nor. ama il paese natio i rivela qualcosa come una ma lattia. De! resto il parroco mi e a i raccontò una storia piuttosto interessante, che non so se sia nota o meno. Quando Hitler venne in Austria per l'Anschluss, il primo paese austriaco che toccò nella sua marcia trionfale fu Braunau. « La cosa poteva essere piuttosto toccante per un uomo che avesse cuore, — disse il parroco; — c'era una troppo evidente tangenza fra la sua vita e la sua morte. Ma in realtà Braunau non aveva nulla a che vedere con Hitler, egli vi aveva vissuto solo due anni, non vi era più tornato, era divenuto teaeseo ». (Ripensai un attimo alle parole della tabaccaia secondo le quali ella sarebbe stata compagna di scuola del piccolo Adolfo. Mi dissi: «Qui c'è confusione »). La storia del parroco H parroco continuò la sua storia. Mi disse che il giorno dell'ingresso di Hitler, la folla attendeva in paese, ad di qua del ponte sull'Inn, con bandiere, fiori, stendardi eccetera. A incontrare il « liberatore » sul ponte si recarono due sole persone: il capo locale del partito nazista, il Kreisletter, cioè, e la dirigente delle formazioni naziste femminili, la locale Frauenschaftfilhrerin. Questa tale signora era donna molto alta, molto magra, e per l'occasione aveva indossato un lungo abito nero, piuttosto lugubre. Ella s'era messa al centro del ponte, sola, — nera nel sole, — attendendo che il corteggio delle automobili naziste venisse avanti. E comparve, infatti, la prima automobili Mercedes, aperta, il FUhrer ritto in piedi, in camicia bruna, il brac¬ < 11 ■ i m u 111111:1111111111111111 i i f 1111111 u 11 f 1111 r 11 m < è a o i n o l e a o o a — o , , ¬ cio levato a salutare l'Austria divenuta sua, divenuta anche essa « ordine nuovo ». Quel ponte sull'Inn era la porta dell'Austria, la prima tappa per una Europa tedesca. Il cuore di Hitler doveva battere a martello, in quel momento, l'auto avanzava lentamente, inderogabilmente. Ma ecco, d'un tratto, fu costretta a fermarsi, qualcosa le impediva il passo. Era la signora in nero, immobile al centro del ponte, sinistra, buia, impersonando l'Austria che accoglieva il Fuhrer. Fu momento piuttosto conturbante. Hitler figgeva gli occhi sul nero fantasma, non capiva di che diavolo mai si trattasse, appariva smarrito. Improvvisamente la donna, levato al cielo lo scarno, lungo braccio inguauiato nella seta nera, fridò con voce stridula: «Heil! (eli, Hitler! » A quel grido Hitler fece un gesto Irato, l'auto si mosse decisamente, scartò l'ostacolo, prosegui. Questa storia va sotto il nome di « Hitler und die schwarze Dame », Hitler e la dama nera. Dice il parroco che il Fuhrer ne rimase atterrito, non dimenticò mai il suo tetro incontro con l'Austria, non tornò mai più a Braunau. Seppi dal parroco dov'era Ie. casa che avevo tanto cercato, la casa natale. E' una casa grigio-perla, modista, che la gente non guarda volentieri. Il nome della strada è coperto da una fascetta bianca incollata sullo smalto azzurro della targa. La strada si chiamava, beninteso, Adolf Hitlerstrasse. Non è stata ancora ribattezzata, quasi si trattasse di un luogo definitivamente sconsacrato. (Anche la piazza si chiama 1111 i 11:11111111m111111111:11111 m ; li 11111 m 11111 m 11 n i Adolf Hitlerplatz. E anche la targa con il nome della piazza reca quella sorta di cerot'.o bianco che sembra coprire un eczema). Il numero cìvico è il 15. In codesta casa ha ora sede la pubblica sicurezza urne ricana, sul portoncino si leg gono le lettere * C.I.C. ». : braunauesi e gli americani non hanno voluto darà soverchia importanza a codesta casa, non una parola, non una targa rivelano al passante che fta quelle mura vide la luca l'ultimo Flagelium Dei teutonico. Per meglio soffocare il ricordo di Hitler, nella casa tro vasi ora la biblioteca municipale, mantre vi ha abitazione anche qualche privato, per esempio un tal ingegnere TomitZKy, probabilmente ebreo Sul corridoio di ingrasso si legge questo banale avvertimento, stampato su un carto ne di poco prezzo: Fahrràder einstelten verboten, vietato la sciare biciclette. La panetteria della tabaccaia è ancora 11, due passi. Ma, fatti i conti risulta impossibile che qujsca donnetta, bambina, abbia veramente frequentato le scuole con il piccolo Adolfo. Il pie colo Adolfo lasciò Braunau a due anni, che tipo di scuole avrebbe mai potuto frequentare cosi Piccolino? Tale l'atmosfera della piccola città di provincia ci Braunau, culla del FUhrer. Questo senso di oppressione di noia, di astio, di vergogna latente. Anche i vecchi non amano parlare di Hitler, anche i preti. C'è solo una donnetta, la tabaccaia che si gloria di avere diviso un attimo della sua vita, un briciolo remoto di infanzia, con il fatale colosso gjrmanico. E probabilmente dice una bugia. Virgilio Lilli