La fisionomia del Parlamento non è più quella del Paese

La fisionomia del Parlamento non è più quella del Paese LA FATICOSA CRISI FRANCESE La fisionomia del Parlamento non è più quella del Paese Un costante slittamento verso destra è dimostrato dalle cifre degli iscritti ai partiti e dalle tirature dei giornali (Nostro servizio speciale) Parigi, 8 luglio. n signor René Pleven tenta ai risolvere la crisi che entra nellR. terza settimana. Non lo seguiremo nei numerosi incontri che egli ha avuto oggi con 1 capi dei gruppi parlamentari e le personalità che potrebbero dargli il loro appoggio; ci limiteremo a riferire che egli ha cercato soprattutto di completare il programma stabilito dal socialista Guy Mollet, trovando i crediti che permettano di applicarlo, e di rendersi conto in quale misura gli altri partiti lo approvano. Detto questo, quale è la situazione del Parlamento e del Paese? I socialisti hanno rovesciato il governo Bidault perchè andava troppo a destra e poi il governo Queullle, al suo primo contatto con l'assemblea nazionale, perchè comprendeva uomini di destra come Paul Reynaud e Antier e gollisti come Giacobbi. n radicalizzante René Pleven sa dunque che subirà la stessa sorte se non tiene conto dello stato d'animo socialista. Ma sa pure che non si può nemmeno non tener conto anche della realtà. E questa consiste in uno slittamento verso destra che si registra nel Paese molto più che nel Parlamento, il quale ha già quattro anni di vita e fu eletto in un momento assai diverso dall'attuale. Lo slittamento a destra è dimostrato da cifre che, osservate bene, sono più eloquenti di tutti i discorsi più o meno demagogici o propagandistici. Fornite dai partiti stessi durante i loro congressi svoltisi negli ultimi due mesi, quelle cifre dimostrano che, ad eccezione del movimento gollista e del partito radicale (gollizzante), tutti gli altri hanno perso una grossa percentuale dei loro effettivi dal 1947 in poi. Il partito comunista è sceso da 907 mila nel 1947 a 798 mila iscritti nel 1949 (un numero della Pravda del mese di maggio diceva addirittura 695 mila): le perdite del partito socialista sono ancora più sensibili poiché i suoi effettivi sono passati da 335 mila nel 1945 a 284 mila nel 1947 e a 154 mila nel 1949; i democristiani, contrariamente a ciò che hanno fatto gli altri par ti ti, non hanno indicato cifre al loro congresso, e una tale prudenza è brutto segno. Pare che i loro iscritti siano scesi da 450 mila nel 1947 a 150 mila liei 1949. Il piccolo partito repubblicano della libertà, di destra, è anch'esso sceso da 55.mila a 20 mila. Ma i suol disertori non sono andati a sinistra bensì passati al gollismo, cioè alla destra rivoluzionaria, molto attiva e bene organizzata. Secondo le recenti statistiche i gollisti sareb bero più di un milione, fra cui 250 mila attivisti disciplinati e decisi. Abbiamo detto che le, cifre indicate sono state fornite dai partiti stessi e ciò potrebbe suscitare diffidenze circa la loro assoluta sincerità; ma la situazione che esse illustrano è confermata dalla tiratura e dalla vendita dei giornali. La tiratura di tutti gli organi di partito è diminuita notevolmente meno che per i giornali gollisti e di informazione, 1 quali hanno anzi notevolmente aumentato la lo¬ 42Pgiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimi ro. E' cosi che la democristiana Aube è scesa da 129 mila a 38 mila copie con una «resa» del 27%; che la comunista Humanité è scesa da 402 mila a 235 mila e il giornale comunista serale Ce Soir da 442 mila a 204 mila con il 26% di resa; che il socialista Populaire è sceso da 163.000 a 36.000 con una resa del 33 per cento, ecc. Viceversa i giornali di informazione e gollisti sono saliti considerevolmente nello stesso periodo: il Figaro da 382 mila a 421 mila; il Pariaien Libere da 346 mila a 471 mila; l'Aurore da .205 mila a 348 mila e la loro resa è ben minore di quella dei giornali di sinistra e di partito. Fra i giornali di provincia la situazione è ancora più accentuata nel senso che un netto indietreggiamento si è registrato, per quelli di sinistra e di partito, sempre ad eccezione di quelli gollisti. Riassumendo si può dire che la stampa comunista ha perso il "f 111 »11 ' 1111 ■ ; 1111 f 1111 r 1111111 j 11 r 1115 ! 1111 50% circa dei lettori; altrettanto è avvenuto per quella democristiana, mentre gli organi socialisti e conservatori di destra perdevano i due terzi a tutto vantaggio del giornali di informazione e gollisti. * Da ciò si deduce che la gente si allontana dai partiti della maggioranza i quali, in quattro anni, hanno dato la prova della loro impotenza; e si allontana ugualmente dal partito comunista da quando è divenuto chiaro che esso non è più indipendente, ma obbedisce a istruzioni venute dal di fuori. Il gollista, che non è stato mai al potere come partito e quindi non si è mai compromesso, approfitta della situazione insieme ai giornali di informazione che non sono legati da interessi politici e dicono quindi ciò che pensano. C'è dunque nel Paese una maggioranza che non è più quella del Parlamento e un uomo politico intelligente non lo può ignorare. m 11 ■ 11m ( 1111111111111111 ; ! 11 ) 1111111111111111 t 11 i i m111111111

Persone citate: Giacobbi, Guy Mollet, Paul Reynaud, René Pleven

Luoghi citati: Parigi