Giocare la carta vincente di Giovanni Artieri

Giocare la carta vincente Li A GERMANIA OCCIDENTALE ED IL RIARMO Giocare la carta vincente Tutti si fingono pacifisti - La proposta inglese di tre divisioni leggere - Il gen. von Manteuffel e la carne da cannone - Difesa europea con e senza truppe germaniche - L'amore della ginnastica e quello dell'uniforme (Dal nostro inviato speciale) Francoforte, giugno. Toccati sul tasto del riar-. mo per una nuova guerra, i tedeschi manifestano reazioni interessanti per molti aspetti e principalmente perchè si fingono pacifisti. Con ciò non voglio dire ch'essi nella lóro totalità siano pronti a ricominciare. Troppi giovani privi di braccia, di gambe, ciechi e deformati dalle mutilazioni si vedono per le città della Germania; troppi mendicantimusici si esibiscono agli angoli delle strade con una targhetta al collo che ricorda ai passanti di non « dimenticare il combattente », perchè, anche in Germania, la guèrra non sia fortemente detestata. Tuttavia appartiene alla natura contradittorta dei tedeschi di fare bene sovrattutto ciò che non vorrebbero fare. Lo dice il rapporto, sempremai immortale, di Tacito là dove lo storico si chiede come un popolo al quale piaccia tanto llilllltMMIIIIIIllMIIII .Ili IlllEil tJlllll il riposo sia cosi alacre e pronto alla guerra. Natura e costume a parte, i tedeschi capiscono di non dover mostrarsi eccessivamente entusiasti di ripigliare le armi per due potenti ragioni: 1) perchè i sospetti sulla loro intraprendenza e invadenza non sono dissipati; 2) perché al momento opportuno essi, possano negoziare come si conviene. Anima collettiva Non so in nessun modo riprodurre con le parole la unanime incrollabile uniformità di questo atteggiamento. Voglio dire che mi è apparso, ed è, meraviglioso in senso assoluto e superlativo l'accordo totale dei tedeschi, a qualunque classe sociale o regione della Germania appartengano, di fronte a qualunque proposta concernente la ricostituzione di un loro esercito. Sorridono, non senza qualche sufficienza e dicono: lIlMIEKlIllllilIllllfiltttMItlMIItElllItlIlllllTItlMIl «Afa noi, noi non vogliamo mai più fare la guerra ». Naturalmente non la pensano cosi ed è, ripeto, meraviglioso ritrovarli a Berlino o a Francoforte, a Stoccarda o a Monaco, a Essen o ad Amburgo dell'istesso parere cspresso quasi con le medesime parole, come se un segreto ministero della propaganda, un Goebbels occulto quelle parole gliele avesse suggerite da una radio clandestina. E' la loro forza quest'anima collettiva per la quale suscitano l'irresistibile idea delle api, innumerevoli, ronzanti, pronte a diventare massa o a sperdersi in voli dissipati, tutte attorno all'enorme alveare della patria tedesca ch'essi amano come forse nessun popolo al mondo ama la propria. Anche organi di informazione di superiore importanza, voci di Classi dirigenti come la borghesia liberale tedesca (per fare un esempio: la « Frankfurter Allgemeine Zeitung », uno dei più seri e meglio fatti giornali d'Europa) entrano nel gioco e di tanto in tanto esprimono tepidi entusiasmi per l'idea del riarmo. I loro scrittori di politica non mancano di dirigere docce gelate sulla schiena dei più avventati fautori del nuovo esercito, siano tedeschi, siano americani, come il generale Lucius Clay, l'apostolo maggiore della rinascita militare della Germania. <iE che, dicono, volete invitarci a rimettere l'elmo che cinque anni fa ci avete ordinato di togliercit II militarismo tedesco, chiamato. responsabile unico di tutte le disgrazie d'Europa dovrà risvegliarsi per ordine di coloro stessi che gli hanno messo i piedi sul collo?». Giungono a denigrarsi Questo dicono. Discutono persino la difesa basata esclusivamente sull'invio di armi americane; «La difesa dell'Europa, non sarebbe in nessun modo garantita se noi ricevessimo a paritd della Gran Bretagna e della Francia un terzo delle spedizioni americane ». {Proposizione piuttosto oscura che si riferisce alla proibizione fatta alla Germania di produrre armi direttamente e per conto proprio). Ma l'affermazione di cui si può, effettivamente, non stupire è questa: « In nessun paese del mondo il portare armi è cosi impopolare come in Germania. Lo spirito militare tedesco è infranto e dissolto dalle campagne di « riorientamento » è di « rieducazione » dell' immediato dopoguerra ». , Arrivano persino a denigrarsi pur di accreditare la idea che essi guerra non intendono farne. Ho letto affermazioni di questo calibro: c / soldati tedeschi contrariamente all'idea del generale Clay e dei suoi amici americani, non resisterebbero ai russi come hanno resistito durante la seconda guerra mondiale ». E' quasi incredibile ma si comincia a capire questo stato d'animo quando ci si riferisca alle proposte, veramente insipienti e prive della più elementare base di realtà, avanzate da parte inglese. I tedeschi, secondo questa opinione, dovrebbero aiHneare non più di tre divisioni leggere di fanteria, inquadrate in un esercito europeo. Vuol dire, in parole più chiare, .che il soldato tedesco vedendo i suoi * alleati» al riparo dei carri armati e in possesso di aeroplani, finirebbe con l'odiare assai l"ù i combattenti affianco dei quali ver¬ rebbe messo che gli eventuali nemici. - Il generale Kurt von Manteuffel, comandante della divisione corazzata < Deutschland » nella guerra scorsa, ha deriso quest'idea in termini piuttosto precisi: «I tedeschi — egli ha detto — non sono carne da cannone. I tedeschi non sono lanzichenecchi. Nessun capo militare degno di questo nome li chiamerà a farsi maciullare dai carri sovietici alle Termopili d'Europa, tra Elba e Reno ». Sono parole del febbraio scorso, quando attorno a von Manteuffel si sollevò un grande scalpore per la faccenda del. le i Bruderschaften * e di aiAre-segrete associazioni e sodalizi di ufficiali della exWermacht. Se ne dissero e inventarono tante su questa storia del riarmo (vennero fuori carbonerie e sètte a centinaia, nomi curiosi e tenebrosi: «I riflettori delle catacombe », « La Santa Vehme », * I ven- dicatori », e via di seguito) che si smarrì l'esile filo della verità. In fatto non i tedeschi cominciarono a parlare della necessità di un nuovo esercito ma gli inglesi e per bocca del loro critico militare più quotato, il capitano Liddel Bart. Autore di opere tecniche molto note e di un libro, » The other side of the hill» (« L'altro lato della barricata») in cui rende giustizia all'antinazismo dello Stato Maggiore germanico, il Liddel Hart nell'autunno del '48 scrisse, ed era un bel coraggio per quei tempi: «/ tedeschi sono l'unica .parte integrativa che potrebbe dare ad una Unione Europea la necessaria saldezza militare. Priva di questo cemento l'Unione Occidentale s .rà simile alla Polonia del 1939: una marmellata tra due fette di ferro ». Non si può dire meglio. Ma l'allarmo non venne raccolto e oggi, a stare all', informazioni di un giornale che fa professione di esattezza, J'Economist, lo specchio della forza di Europa si riassume come segue La Francia va progettando sette divisioni, appena in possesso del materiale ameranno mi attualmente non potrebbe mandare in bilttagliu alcun contingente, serio ti Belgio cerca di mettere in piedi tre divisioni, mn ne ha adesso in Germania, una sola L'Olanda è impegnata a formare « alcune divisioni» nell'autunno 1952. 1" Norvegia prepara 120 miln uomini, l'Italia non si sa bene cosa faccia. A conti fatti l'Europa occidentale dispone di una quindicina di divisioni e il rapporto numerico' con l'Unione Sovieti a oscilla tra 1 a 7 e 1 a 8. Allora t Allora mancano i tedeschi. Nel marzo scorso uno dei più giovani e valorosi generali superstiti del Terzo Reich, Guderian, disse.« .Ritornerò sotto le armi soltanto quando forze tedesche saranno al servizio e per la difesa di interessi nazionali ». Quasi contemporaneamente il Manteuffel, amico personale di Adenauer, indirizzò una lettera al Cancelliere chiedendogli di armare quaranta divisioni e prevedeva, con molto acume o per suggerimento del Cancelliere stesso, che questo riarmo dovesse effettuarsi solo sulla base di un'intesa franco-tedesca. L'intesa franco-tedesca per il carbone e l'acciaio, nel quadro dell'adesione italiana e del Benelux, è venuta. Quattro mesi fa, mentre imperversava la serrata polemica per gli « smontaggi » industriali e la « annessione » della Sarre alla Francia, le possibilità di accordo sembravano minime. Ma il generale francese Billotte proclamava dai giornali di Parigi: « Noi dobbiamo confessare apertamente che non potremmo combattere alla linea dell'Elba senza i tedeschi. Un mansueto professore / tedeschi, intanto, da lungo tempo stavano combattendo per la Francia, in Indocina. Ve n'è oltre quarantamila inquadrati nella Legione Straniera, ed io ho visto nella parata comunista di Pentecoste a Berlino, un sensazionale cartellone fotografico con l'ingrandimento del decreto di conferimento della Legion d'Onore ad un soldato germanico caduto laggiù, in combattimento. Pare un sogno. Per quanto si parli di un nuovo esercito tedesco già formato « sulla carta » e si conoscano i nomi e gli autori del piano di riarmo, colonnello Burns e maggiore von Ortzel; per quanto si sia già indicato il generale von Haider come capo del reparto operazioni di questo esercito (e si sarebbero già fissati i circondari e distretti militari per una rapida mobilitazione), per quanto — quest'è notizia certa — si sappia che gli Stati Uniti abbiano armato personale tedesco per la guardia di officine e di stabilimenti, non si può affermare che la Germania occidentale sia vicina al riarmo. Posso testimoniare su un solo segno, piuttosto indiretto, ed è la ripristinata efficienza delle società ginnastiche conosciute col nome di t Turnierschaften ». Sono circoli confederati per lo sport e l'atletica, fondati nel 1840. Da essi uscirono i soldati delle guerre per l'indipendenza e l'unità tedesca. Hitler li soppresse, incorporandoli nelle formazioni di partito; adesso sotto ripristinati nell'antica forma e li controlla il prof. Diem, direttore della Scuola Superiore di Educazione fisica di Colonia. Diem organizzò le Olimpiadi di Berlino del 1936 Sino a nuovo ordine questo cortese, civilissimo e mansueto professore di ginnastica è il capo del futuro esercito tedesco. Gli obbediscono oltre un milione di giovani, dai 16 ai 25 anni, t quali — m'ha detto il Diem — spesso rubano le ore al sonno per frequentare t corsi di atletica e gli addestramenti collettivi. A me (ma forse m'inganno) quest'amore per la ginnastica dà l'idea che. i tedeschi non siano, come vogliono apparire, cosi disgustati dell'uniforme. Giovanni Artieri gen. Kurt von Manteuffel