Il mondo in miniatura

Il mondo in miniatura Il mondo in miniatura Fino a che punto un rimpic- mciolimento è una grazia aggiun- ata a un oggetto, e a che preciso Mmomento cessa di esser-tale per cdivenire fastidioso e insinuare il Isospetto di futilità; fino a che tpunto un ingrandimento accra sce solennità e imponenza, e che limiti ci sono al ' colossale? Tali domande m'è capitato spesso di farmi riguardo al formato dei libri, e ho sempre concluso che il formato normale, in ottavo, era quello che incontrava il mio gusto, mentre i sesquipedali in folio e i volumetti minuscoli e microscopici mi han lasciato sempre insoddisfatto. Gli Scheiwiller di Milano stamparono nel 1938 un saggio di Caterina Lelj su Blake in formato di circa sette centimetri e mezzo per nove, e nel 1948 alcune coraggiose versioni di Villon di Giuseppe Antonio Brunelli in cinque centimetri per sette: . la pena che ho per evitare che questi topolini di biblioteca siano schiacciati e sommersi dalla folla dei libri vicini, e il poco piacere che mi dà il loro aspetto striminzito, han decisamente finito per rendermi' antipatici i formati minuscoli. Ecco uno dei punti su cui non vado d'accordo con l'amico Cesare Olschki; perfino presentati in un'incantevole bibliotechina di mogano del 1827. i cinquantun volumetti in dodicesimo e in diciottesimo che formavano il trastullo del quarto figlio di Luigi Filippo, il duca di Penthièvre, recentemente in vendita presso il libraio svizzero Rauch. non mi attirano. Ma se pei libri il mio gusto è decisamente così orientato, vi sono molte categorie di oggetti rappresentati in proporzióni mot to ridotte dal normale ' che mi paiono fino a un certo punto dotati d'un fascino che forse ri sale al fanciullesco amore pei giocattoli. Ci sono stati sovrani adulti che si sono baloccati con eserciti di soldatini in miniatura, col pretesto di studiare strategia, e il signor Clésinger ha ricreato in figurine di pochi centimetri tutte le armi dell'esercito napoleonico, e il pittore e miniaturista viennese del primo Ottocento Weigert ha saputo racchiudere in uno spazio non più grande d'una busta da lettere tutta una rivista militare; Carlo di Borbone si occupava personalmente di presepi, deliziandosi « con le regie sue mani nell'impastar mattoncini e cuo cerli, disporre i soveri (cioè i sugheri), formar là capanna, architettar le lontananze, situare i pastori», mentre «la regina Amalia occupavasi quasi tutto l'anno in far gli abiti per i pastori del S. Presepe, anche per far cosa gradita al Re suo sposo ». Così il testo di Pietro d'O nofrio riportato da Bruno Mo hjoli nel bel catalogo della,mostra della Scultura , nel presepe napoletano del Settecento^(Napoli, 1050) che contribuisce assai alla sistemazione filologica e critica delle eleganti figurine, raggruppate secondo le attribu zioni. Chiunque abbia visitato quest'anno la piccola ma sceltissima esposizione di gruppi da prese pio napoletano allestita in un locale, annesso alla Basilica di San Marco in Roma, si è potuto render conto con quanta dedalea minuzia gli artigiani (e alcuni furono addirittura artisti notevoli, sopratutto Giuseppe Sammaftinb) han reso le espressioni dei volti, le delicatezze delle articolazioni, i vestiti, i ricami, gli ornati, le cinture, le calzature, sia dei veri e propri pastori e popolani, che dei principi e delle principesse esotiche, dei magi e dei mori. Cernine di quelle georgiane e circasse a cavallo sembrano Erminie e Ciòrinde tassesche, con le loro dita squisitamente affusolate e i loro ricchi coturni, le vesti di seta, e il dolce sorriso dei loro volti biondi. Una georgiana su un palafreno sauro pezzato di bianco, con un turbante di bisso e una lunga giacca ricamata che le scende sui calzoni rossi, è una sorella minore della Sibilla del Domcnichino e della Circe del Dossi; una sultana in portantina; col bolero rosso adorno di alamari dorati, tiene uno scrigno di gioielli sulle ginocchia, e a guardare l'interno della portantina restiamo estasiati della precisione con cui sono stati riprodotti in miniatura i particolari degli oggetti invisibili a chi si limiti a mirare l'esterno; ma bellissima. è soprattutto una di queste esotiche pellegrine, a piedi, col levriero a guinzaglio, la veste azzurra e il manto rosso, fili di perle che dàn risalto al profilo classico e alla classica acconciatura: tutto un Oriente nel gusto del Mercante di Venezia e delle coreografie del Tiepolo. Nessuna meraviglia che da tre generazioni la famiglia Catello si sia ' dedicata alla conservazione e alla sistemazione di questi piccoli capolavori, fino a riempirne case, e, se il Cielo lo concedesse loro, fino a popolarne città. A ciò non basta l'industria d'un privato cittadino oggi, ma nel Settecento la principessa Augusta Dorothea di Schwarzburg-Arnstadt, per consolare il tedio della vedovanza, fece edificare ventisei case in miniatura abitate da quattrocentoundici bambole, la città di Mon Plaisir, con negozi, un parco alla Le Nótre, qui più che mai ridicale et charmant, e un convento di monache. Su questa Puppenbaus esiste un grazioso libretto illustrato a colori uscito in Germa nia prima della guerra e oggi, direi, assai raro; ma chi sia ghiotto di tali bazzecole potrà procurarsi un altro opuscoletto quasi altrettanto desiderabile, Dolls and Dolls' Houses, pub blicato quest'anno dal Victoria and Albert Museum di Londra Ho detto che oggi le risorse d'un privato cittadino non permettono di costruire falansteri di presepi e città di bambole isopeprmcpmdlpnzaètndaossaeIzsdasrssfsssbvnacrsbdcYgstdPsmaPMlpttnnctpCg ma esiste un paese dove ciò è ancora possibile, l'America. Là Mrs. James Ward Thorne ha costruito e' poi donato all'Art Institute di Chicago una serie di trentasette stanze in. miniatura illustranti l'arredamento domestico americano dal Seicento ad oggi, e un'analoga serie che riproduce le varie fasi degli stili europei. In alcuni casi son riprodotte camere ' tipiche e storiche, in altri camere ideali; ai modellini antichi di mobili, ricercati e raccolti pazientemente per anni, si accompagnano le minuscole ma esattissime copie di famosi « pezzi »; e tutto, dalle cortine all'illuminazione, è perfetto, sì che dalle fotografie non ti rendi conto delle proporzioni veramente minuscole degli ambienti, che un paio d'occhiali è grande quasi come uno scrittoio, e una seggiola la puoi tener tutta tra l'indice e. il pollice d'una mano. Se questi ambienti avessero le proporzioni naturali, occuperebbero nel loro complesso più spazio di qualunque musco dell'arredamento che esista al mondo. Mrs. Thorne è grandemente elogiata dai direttori dell'Art Institute di Chicago per il suo zelo e la sua generosità, e siamo sicuri che anche un'esimia studiosa russa, Tatiana Warscher, allieva di Rostovtzeff, sarebbe stata levata alle stelle dagli americani se avesse avuto l'ingegnosa idea di applicare a una ricostruzione in miniatura le seimila più negative da lei ricavate fotografando ogni muro e ogni sasso di Pompei (e mólte di queste fotografie sono oggi preziose, dopo i danni causati dai bombardamenti). Bastava che invece di tenere le sue fotografie negli schedari le riducesse tutte alla stessa tenue scala e le ricombinasse insieme come nella realtà, ed ecco che sarebbe risorta una Pompei tutta conteni bile in una stanza, in una stanza di qualche Art Institute, a edifi cazione e stupefazione degli Yankees. Purtroppo però la signora Warscher è una studiosa seria, e ora, alla soglia dei settantanni, malgrado la medaglia d'oro solennemente conferitale a Pompei nel bicentenario degli scavi, vive men che modesta mente in una stradina privata, angusta come una strada di Pompei, nel quartiere romano di Monteverde Nuovo, Non tutti possono aspirare al lusso di ospitare nel proprio ap parlamento un museo in. minia tura d'arte retrospettiva, e non tutti hanno la pazienza e la tenacia di Zavattini che, mi dicono, ha raccolto galleria compietà di pittori italiani con temporanei sollecitandoli a dipingere apposta per lui tele di pochi centimetri; emulando così Caterina de' Medici che alla sua morte possedeva una >j piccola galleria di trècentoquàrantun ri tratti in miniatura (doveva essere una moda della corte di Firenze, che' dietro una porta di Palazzo Vecchio erano appesi ventiquattro minuscoli ritratti del- Bronzino). • Non dico che tutti gli artisti impiegati da ZavattLii eccellessero in quelle ridotte proporzioni, ma ci sono stati artisti che non han lavorato altro che così, producendo ritratti da scatole e da medaglioni d'una preziosità di gemme: tale quel Nicholas Hilliard che operò nell'Inghilterra elisabettiana, e su cui John, Pope Hennessy ha scritto nel- 1949 un saggio ricco di raffronti culturali (Londra, editore Home and Van Thal). Nella sua Art of Limninfz (arte di dipingere a guazzo) Hilliard vede i colori rappresentati alla perfezione dalle gemme, ametista, rubino, zaffiro, smeraldo, topazio; e gemmei sono i suoi colori, e gemmec le sue miniature; ma qui è proprio limite dove il nostro gusto per le cose piccole s'arresta: su una gemma, un brevissimo spazio splendido e nitido, non senza il sospetto, come per la bolla di sapone di Crashaw, che questo vago, adorno, gemmeo ed aureo ninnolo sia un nulla. Perchè il rischio delle cose piccole è di comunicarci quel senso di futilità, di inanità della nostra condizione umana che lo Swift, a scherno degli uomini, ottenne immaginando il paese dei Lillipuziani. Mario Praz Il tenore Tagliavini e Pia Tassinari, sua moglie, arrivati dall'America, salutano gli amici napoletani (Telefoto)