Il sordo alla radio

Il sordo alla radio Il sordo alla radio Al pari di tutti 1 membri del- ia famiglia, all ora della trasmis- sione, il sordo ascolta la radio, aieoe in un canto della stanza, con le morte conchiglie di car- ne delle sue orecchie ascolta la radio. Quella è la sua ora maledetta, lora nella quale la sua sciagura è moltiplicata per mille, l'ora nella quale egli è così sordo che può considerarsi già bell'e morto. Dinnanzi ai suoi occhi ben spalancati si svolge qualcòsa di assolutamente insensato, di assolutamente forsenpato: uno dei suoi famigliari tocca i bottoni di un inqualificabile mobile, l'inqualificabile mobile si illumina, una magica numerazione splende* un capillare filo percorre più o meno lentamente quella numerazione, quindi si arresta. Di colpo, allora, egli vede il silenzio profondo degli astanti. Egli sa che in quel momento il mobile parla, canta, suona. Quella è l'ora nella quale egli non è più sordo nei soli confronti del suo diretto interlocutore, di colui, cioè, il quale voglia comunicargli qualchecosa; è l'ora "nella quale egli è sordo nei confronti del mondo tutto intero. Tanto più grandi le distanze dalle quali pervengono a quell'inqualificabile mobile suoni voci e rurrori, tanto più vasta la sua sordità, tanto più concentrato il silenzio che lo circonda. A quell'ora egli è sordo per migliaia e migliaia . di chilometri, è sordo per monti e per valli, per deserti e per oceani, per pianure, t per fiumi, per continenti. A quell'ora la sua sordità si misura a paralleli e meridiani, poiché a quell'ora, ecco, egli è sordo per qualunque latitudine e longitudine, le parole, i canti, i suoni arrivando da tutte le latitudini e da tutte le longitudini; A quell'ora egli è morto per il mondo e il mondo è morto per lui. A quell'ora, per finire, in realtà egli è un pezzo di pietra. L'aspetto più terribile, più terrificante della cosa è, per il sordo, l'impassibilità della radio Quel mobile è fermo: inerte, immota materia. Come può dunque parlare e cantare — per il sordo — se , non gestisce? Se non batte ciglio, se non muove labbro, se non corruga la fronte, se non sorride, se non ride eccetera? Quando l'interlocutore gli parla, il sordo vede la sua voce; quand'esso canta, il sordo vede le note del suo canto. Sì, egli ascolta la piega della bocca di chi parla e di chi canta, ascolta 4 ritmico palpitare del men to di chi parla e di chi canta; egli, il sordo, non perde un riflesso delle pupille, non un fremito delle narici di chi parla e di chi canta davanti ai suoi occhi. Murato nel cemento del silenzio, egli apprende'subito, tuttavia, che quelle 'paròle, quelle note, sono allegrezza, sono dolore, sono sorpresa, sono amore, sono odio, sono disgusto, sono desiderio o altro, poiché quelle parole e quei suoni si stampano sulla immagine di chi parla o di chi canta o di chi suona, sillaba per sillaba, nota per nota. Egli è così dotato da Dio che può vedere la melodia d'un violino, di un piano, di un cembalo suonati da un musico davanti ai suoi occhi; dalle dita del musico o dal suo sorriso egli può vedere suonò, lo può vedere addirittura dalle mobili ombre che fluttuano sui lineamenti del musico. E se il bimbo piange davanti ai suoi occhi, se l'uccello gorgheggia davanti ai suoi occhi, se il martello batte l'incudine davanti ai suoi occhi, egli ode con gli occhi il pianto del bimbo, il gorgheggio dell'uccello, il tinnire del martello. Ma quel rnobi le, quella impassibile, goffa sca tola dal ventre illuminato, quella immota materia, quella « ra dio » che cosa gli dice? Che co sa dice ai suoi occhi? La vita del mondo è filtrata da quella grottesca scatola, egli lo sa. La tristezza della guerra, la letizia della musica, i timbri del canto, tutti gli alimenti della curiosità passano, in quel momento, attraverso quella scatola. Egli lo sa. Attraverso quella scatola (strana, ohi!, strana scatola per il sordo) passano i la-, menti del mondo, le sue querele, le sue interiezioni, i suoi malesseri, i suoi diversivi, le sue cronache, avventure, menzogne, miserie, speranze, vergogne, conquiste, trionfi. Da quella grottesca scatola germogliano i gridi dei capi delle comunità, del pontefice massimo addirittura. Ma ' non ' per lui, ahi, non per lui! Egli lo sa. . Egli sa tutto di quella-scatola, conosce tutto della ineffabile tecnica che dà voce e suono a quella scatola, il sordo. Egli possiede una intera biblioteca, ha letto una intera biblioteca a proposito di quella scatola detta apparecchio radio, e di quei complessi che chiamansi « emittenti », « amplificatrici », « captatici » eccetera. Nessuno meglio di lui, sordo, è informato del principio che governa quella impassibile, grottesca scatola. E tuttavia per lui, sordo, quella scatola altro non è se non una spaventosa, una insensata lampada che non illumina. All'ora della trasmissione, dunque, il sordo ascolta l'atroce silenzio della radio. Egli siede in un canto della stanza, gli occhi bene aperti, fissa la lastra luminosa dell'inqualificabile mobile S?nza dubbio, a quell'ora, comincia a prender corpo nella sua mente l'ombra della pazzia (Mi confessò, un giorno, un sordo, che quando si trovava per caso in un ambiente dove improvvisamente una radio si « faceva viva » e la gente si metteva in ascolto, egli non se ne andava. Egli restava, — mi disKi _ per non sentirsi morto, per non sentirsi «esule dal mondo dei vivi pur muovendosi vivo fra i vivi ». Mi disse che gli occorreva avere la sensazione, sia pure illusoria, di non essere con¬ siderato dagli uomini che lo cur condavano « chiuso dentro un sepolcro ». Il semplice e tutta via fantomatico fatto che essi fingessero di crederlo in ascolto bastava a dargli vita ai loro occhi; a riscattarlo dall'aldilà ai loro occhi, mi disse. Alla stessa maniera, — mi disse ancora — egli suoleva scuotere la testa affermativamente o negativamente quando gli altri parlavano fra loro in sua presenza; che è il modo dei sordi — mi chiari — di mostrarsi vivi agli altri). Egli, detesta Marconi, il sordo. Il giorno che Marconi dette la radio al mondo strappò a lui, sordo, l'ultimo pezzo di timpano ch'era andato a rifugiarsi nelle sue palpebre. Inventando la radio, Marconi ha aggiunto un-grande capitolo. alla vita dell'uomo, un capitolo fra i più fascinosi: egli ha ampliato la libertà dell'uomo, ha preso uno dei suoi sensi e lo ha svincolato oiiiii9iiiiiiii;(iiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiii!iiuiiu dalle leggi-limite dello spazio; hn detto all'uomo: « Ecco, ascolta dall'Italia il gallo che/ canta in Australia, dall'America del Nord la tromba che suona a Tokyo, dal Sudafrica il conferenziere che parla in Svezia! » (e simili); gli ha detto: «Da questo momento le tue orecchie possono fare il giro del mondo nel giro di poche frazioni di secondo! ». Maraviglioso capitolo di vita rubato al sordo; così come il fisico che inventa cannocchiali e telescopi sempre più potenti aggiunge meravigliosi capitoli di vita ai veggenti e ruba maravigliosi capitoli di vita ai ciechi. Più vasta la percettibilità di chi ode,- più sciagurata e profonda la sordità di chi non ode, ecco. Ascolta il silenzio, alla radio, il sordo. E pensa: Maledetto, maledetto Marconi! Virgilio Lilli U Iti 11 11 ì 11M III I 11 111111111 i 11 111 IM M1111 i M M11111E1M11IM 11 M1111 II] Il 1 11111 i 1111E111 i MI ! L1111 1111 11 1 11 II 11M 11 ! b 111 II 11M111111M111111111111E I Leopoldo del Belgio e la principessa De Rethy tra gli alti dignitari vaticani (Telefoto) ii iiiiiiiiiiiiiiiii uiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiittiiii

Persone citate: Marconi, Virgilio Lilli

Luoghi citati: America Del Nord, Australia, Belgio, Italia, Sudafrica, Svezia, Tokyo