SULLO SCHERMO

SULLO SCHERMO SULLO SCHERMO Le diable au corps di Autant-Lara al Corso La nostra censura ha degli 1strani criteri. Vieta un filmiperchè « immorale »; ma poi le permette in edizione originale.|Per Manon, e per questo Le diable au corps l'immoralità di uno spettacolo, per lo spettatore, consiste quindi nel comprendere o nel non comprendere il francese. Ma lasciamo queste che sono povere malinconie, e facciamo invece le migliori accoglienze al film di Autant-Lara. Tratta dal romanzo di Raymond Radlguet la vicenda è triste, persino disperata. Siamo nel novembre del 1918. Un giovane sparuto, allampanato, poco più di un adolescente, si avvicina a lenti passi a una casa qualunque di: un qualunque rione parigino. Nell'aria un rombo di campane, tonfi di salve di batteria, un vociare, un gridare, un chiamarsi: è l'armistizio. E quel giovane, Francesco, s'avvicina a quella casa, a quella soglia parata a lutto, mentre un funerale lentamente se n'allontana. Francesco sale quelle scale che ben conosce, entra in un piccolo alloggio deserto, s'accosta a una specchiera, a un caminetto spento... E rivive quello che è stato il suo grande amore, e rievoca Marta e il suo sorriso, mentre i rombi e i tonfi sembrano sempre più impazzire, e il funerale di Marta 6 ormai alla soglia della chiesa che la attende. Seguire la rievocazione di questa esasperata passione, vorrebbe dire seguire tutto il film nelle sue svolte e nelle sue variazioni psicologiche, che sono molte, e quasi tutte essenziali. Ma più del film c'interessa il suo significato: che è nell'indagine di una precoce prima giovinezza, in un ambiente e in un'epoca particolarmente significativi, la Parigi della prima guerra mondiale. Fratelli minori, ma non troppo, di quanti combattevano, gli adolescenti d'allora ma turarono precocemente, nell'animo e nel sensi. La guerra poteva essere la grande, la tremenda avventura, alla quale potevano essere forse anche essi chiamati; ma intanto, a ogni primavera, fiorivano i bou 1 lenards e le rive della Senna, i f rivano le jeunes filles; e do nque una tentazione, un ri| hktmo, un empito d'ingenua e a e e , e i a i , l e e e e n a torva avidità, che ai più arditi permetteva e imponeva di essere uomini prima del tempo. E' il caso di Francesco e di Marta. Prima amoreggiano come due ragazzi. Marta è fidanzata a un uomo che non ama, che è in trincea. Ma quando, quasi costretta dai suoi, l'ha sposato, e tutto per lei si è risolto in quella breve licenza di dieci giorni più due; e ritrova Francesco: si lascia travolgere er travolge, sono due giovanissimi adulteri che alternano pochi istanti diméntichi a molti altri angosciati. < Tristi amori », e d'un adolescente. Che Marta vorrebbe uomo, deciso, consapevole; deciso soprattutto a prendere un atteggiamento, una responsabilità; ad aiutarla a divorziare; ad attenderla, per finalmente attendere insieme una loro vita. Ma Francesco è soltanto un ragazzo: torbido e Inquieto, impetuoso e irresolu* to, avido e triste. E la morte di Marta acuirà fino alla disperazione il suo dolore, fino allo squallore la sua solitudine. E' questo il personaggio di Francesco: nuovo e difficile, e magistralmente reso da ogni inflessione della regìa di Autant-Lara, e da ogni accento della complessa interpretazione dell'allora giovanissimo Gerard Philipe. E' tutto vivo, quest' uomo-ragazzo; in certe sue trasognate tristezze c'è ancora l'eco di certe ineffabili tristezze dell'infanzia; e in certi suoi impennati ardori c'è già la protervia del maschio, esigente e cattivo, di domani. Le sue atonie possono rasen tare la viltà; e le sue viltà altro non sono se non le cose più « grandi » di lui. E' Fran cesco; che con i suoi compagni di liceo deve dissodare il giardino della scuola per seminarvi patate (cosi vuole la retorica dell'economia « nazio¬ nale» di guerra); che vende l'Atlante per offrire la prima cenetta a Marta; che non riesce a dire una vàlida bugia; e che fuma con amaro sussiego le sue poche sigarette. Aver tratteggiato questa figura d'adolescente con tanti, vibranti chiaroscuri è il gran merito di Autant-Lara; e la censura ha creduto di dover fare un suo processo a questo adolescente come se fosse un corrigendo. Ma tant'è. Nel film non tutto è all'altezza delle sue pagine migliori. C'è qualche inutile lentezza, c'è qualche preziosismo di dialogo («Non tradirò mai più mio marito » « Perchè? » « Per te, per essere fedele a te »); c'è, anche, più di un momento un po' stanco. Ma è certo questa una delle opere più significative del recente cinema europeo; e il suo ricordo s'accompagna anche a quello di Micheline Presle, una Marta dolce e audace, carezzevole e impaurita, speranzosa e delusa, Innamorata. m. g.

Persone citate: Gerard Philipe, Manon, Micheline Presle, Raymond Radlguet

Luoghi citati: Marta, Parigi