Bevilacqua primo a Rimini dopo un'emozionante volata

Bevilacqua primo a Rimini dopo un'emozionante volata Bevilacqua primo a Rimini dopo un'emozionante volata Casola battuto per una gomma - Brave caduta di Robic - Oggi si affronta il Muraglione (Dal nostro inviato speciale) Rimini, 6 giugno. Giusto come avevamo previsto, la più breve tappa del Giro si è svolta alla solita maniera: i corridori sono rimasti in oruppo per la prima metà del percorso, poi, dapprima De Santi, quindi Bevilacqua, Keteleer, Casola e Barducci, sono schizzati via dal grosso andando a raggiungere il triestino, e con lui sono proseguiti velocissimi verso l'arrivo. In quanto al gruppo, che comprendeva naturalmente tutti gli assi, per un po' li ha inseguiti con un certo impegno, ma quando seppe che a quaranta chilometri da Rimini il ritardo era già salito a due minuti e mezzo rispetto a quei cinque diavoli scatenati, tutti i suoi com ponenti misero le mani in alto del manubrio e se ne vennero più comodamente verso l'arrivo. Un bacio e una fotografia Batteva l'ima del pomeriggio a tutti i campanili di Ferrara allorchè i corridori si radunavano per la partenza. Il sole batteva a picco su tutta la Ro magna; le rosse muraglie del Castello estense sfavillavano rutilanti sotto quel violento getto di luce. Un magnifico disordine regnava attorno ai ciclisti. Le donne ferraresi hanno il sangue caldo; e non si stancavano di farsi fotografare a fianco dei corridori, che andavano a ricercare esse stesse uno per uno. La Maglia rosa era la più ricercata e... la più vezzeggiata. Mentre chiedevamo a Koblet notizie sulla sua salute (« Più niente male gomito; solo poco male qui » rispose, e si metteva un dito sul costato destro), una bionda gli si avvicinò e un po' arrossendo, gli domandò se poteva abbracciarlo, Figuriamoci se Koblet rispose di no! Egli si adattò di buon grado all'abbraccio della bella ferrarese; e poiché il nostro fotografo si faceva largo tra la folla gridando: — Un momento! — il bacio fu dato e restituito un paio di volte, affinchè la patetica scena possa venire riprodotta dai giornali. Intanto s'era fatta l'ora della partenza. Migliaia e migliaia di ciclisti sciamavano sulla strada d'Argenta per far ala al passaggio della corsa e salutarla con la cordialità romagnala tanto proverbiale che rumorosa. I corridori avanzavano su larga fronte sulla strada spaziosa. 8i vedevano in testa, più sovente degli altri, i € gialli » della squadra di Bartali, certo per controllare l'andatura e mantenerla nei limiti della normalità. Bartali, accigliato, stava nel centro del gruppo, sempre col fido donneili di fianco. Non accadeva nulla, proprio nulla che valesse la pena di essere notato Soffiava una brezza sottile (.forse veniva dal mare ormiti vicino), che piegava le chiome dei pioppi lungo la strada e gli alti steli delle piantagioni di canapa che si stendono a vista d'occhio nella sconfinata pianura romagnola. Persino le cime delle barbabietole, basse come sono, sotto quel venticello s'inchinavano graziosamente a salutare il passaggio della corsa. I nomi dei campioni locali venivano Gridati con voce tenorile da uomini, donne e ragazze indifferentemente. Da quando Ronconi'ha smesso di andar forte, il fratello prete non si vede più dietro le corse; ma l'ex-Maglia gialla di un «Tour» ormai lontano, conta ancora i suoi nostalgici ammiratori, i quali oggi confondevano i loro evviva al campione del passato a quelli gridati all'indirizzo di Barducci, di Pezzi, di Servadei, che sono i campioni attuali di queste parti. Faceva sempre caldo, l'aria che respiravano i corridori pareva uscire dalla bocca di un forno. Oli uomini chinavano la testa sul manubrio come presi dal sonno. li nostro taccuino continua-} va a rimaner bianco. La corsa proseguiva senza una scossa nè un sussulto, proseguiva a poco più di trentadue di media, che è il passo battuto dai cicjo-furtsti d'oggidì. Ci fu un momento di vivacità soltanto nell'attraversamento di Ravenna (.km. 70); avevano stabilito due traguardi a premio, uno all'entrata e l'altro all'uscita della città, e furono vinti da Cavolo e da Servadei rispettivamente. Metà della tappa era stata lasciata alle proprie spalle dal gruppo, che contava tutti i novanta partiti da Ferrara. Nelle automobili ci domandavamo : « Chi sarà oggi il corridore di turno a scappare? e dove scapperà"! ai soliti 40 chilometri dall'arrivo? ». Stavolta la fuga ebbe una lunga durata, fu quasi di 70 chilometri. Toccò a De Santi di iniziarla, e come si sa che in queste faccende il triestino è risoluto e tenacissimo (basti ricordare la sua fuga in partenza nella tappa delle Dolomiti, fuga mantenuta per cento chilometri fino a metà del Passo Rolle), come si sa che egli fa sul serio, appena prese un 300-400 metri al gruppo, subito da questo ci fu qualcuno che venne fuori a gran carriera per andare a raggiungerlo. Questi « qualcuno » furono dapprima Bevilacqua e Keteleer, poi Casola e Barducci, che a Cervia (km. 90) passarono riuniti a 40" dal triestino, mentre Conte li inseguiva a cento metri. In quel momento il gruppo aveva VIS" di ritardo dal battistrada. Final\mente c'era da scrivere qualcosa sul nostro taccuino. Demmo anche uno sguardo attorno, e vedemmo — laggiù a destra — la massa viola-scuro del Titano che domani andremo a scalare anche noi. Non aveva il casco! Poi ci mettemmo a scrivere (sulla « 1400 » si scrive comodamente come al proprio tavolo di redazione). Scrivemmo che Conte non era riuscito ad agganciarsi ai cinque che lo precedevano, e dò ne privava della magnifica volata a tre fra lui, Casola e Bevilacqua, che sono tre « cannoni » della specialità; scrivemmo che al 100° chilometro il ritardo del gruppo era di due minuti e mezzo; scrivemmo che ad un certo punto c'era sulla strada una povera gallina schiacciata come una frittata chissà da quante automobili; poi ci toccò anche di prendere affrettati appunti sulla caduta di Robic. Eccoli: la gente continua a gettare secchi d'acqua sui corridori che avanzano a ventaglio. Rossetto riceve in piena faccia uno di questi getti. Sbanda. Robic, che lo segue, cade e lo vedo rotolarsi due o tre volte su se stesso. Corrono in suo aiuto. E' senza casco. Con la volta cranica così fragile come ha, purché non gli sia capitata una disgrazia! E' steso a terra. Quando lo solleva- no, ha la faccia tutta rigata di sangue, Dalla coda delle vetture, che si sono subito fermate, viene il dottor Campi con la cassetta delle medicazioni. Robic ha riportato una ferita lacerocontusa all'arco sopraccigliare destro. Per frenare l'abbondante emorragia, il medico gli chiude la ferita con tre uncini d'acciai/o. I/orbita si va gonfiando. Fra poco da quell'occhio egli non potrà più ve¬ derci. Può Robic continuare la corsa? Sì. Coraggiosamente egli riprende, scortato e confortato dai suoi compagni di squadra. L'ungo è l'inseguimento, ma a sette chilometri da Rimini il tenace francese ha la soddisfazione di ritornare coi primi. Bravo, Robic! Estremo guizzo Questo abbiamo riletto nel nostro taccuino mentre rincorrevamo velocissimamente l'avanguardia per poter giungere in tempo a vederne la volata. L'arrivo era stabilito sulla pista in terra, a curve sopraelevate, dello stadio comunale. Alla campana, Casola era in buona posizione, dietro il compagno di squadra, De Santi, che apriva la fila. Dietro venivano Keteleer e Barducci, e, ultimo, Bevilacqua. Sul rettilineo opposto, Casola si portò in testa, mentre ancor più si aggravava la posizione del campione italiano. Così indietro com'era, come avrebbe potuto Bevilacqua venir fuori sull'ultimo rettilineo? A 40 metri dal traguardo, Casola era ancora primo, già si credeva vincitore. Jlfa egli non aveva fatto il conto col bruciante finale del Tricolore, il quale, uscito dalla curva lanciato in pieno, riusciva a riprendere sul rettilineo almeno due lunghezze delio svantaggio che aveva su Casola e si portava alla pari, e con un estremo guizzo lo batteva sul traguardo per poco più di una gomma. Quattro minuti dopo giungeva il gruppo, e Bini si pigliava il gusto di battere nettamente Conte (e tutti gli altri) pel .sesto posto. Domani si disputerà la 13.a tappa, sui 245 km. da qui ad Arezzo. Vi saranno due tra guardi di montagna (e relativi abbuoni di tempo): uno a San Marino, dopo 20 km. di corsa e il secondo sulla salita del Muraglione, al 130.O km. Vedremo se, col caldo al qual non è abituato, Koblet saprà rintuzzare l'offensiva che con tro di lui sarà sferrata non soltanto da Bartali (Robic da escludere dal novero degli attaccanti; malconciato com'è, con un occhio completamente chiuso, e dopo tutto il sangue che ha perduto sarà già molto se riuscirà a difenderai nella battaglia che si scatenerà sul Muraglione). Vittorio Varale ORDINE D'ARRIVO. — 1. Bevi [acqua Antonio, 144 km. in ore a 58'30" alla media di km. 36,-226 (agli effetti della classifica ore 3 e 57'30"); 2) Casola, id., (agli effetti della classifica ore 3,58'); 3. Keteleer, Iti.; 4. Barducci, id.; 5. De San ti, id.; 6. Bini a 3'49"; 7. Conte; S. Zanazzl; 9. Coppi Serse; 10. Pasciti; 11. Covolo; 12. Grosso; 13. Brasola; segue con Io stesso tempo il gruppo con Bartali, Koblet, Kubler e Robic. Ritirato: Cavalli. CLASSIFICA GENERALE: 1. Koblet In ore 81,1 '55"; 2. Bartali a 5'42"; 3. Martini a 7'11"; 4. Kubler a 7'45"; 5. Pedroni a 11'07"; 6. Pezzi a 12'36"; 7. Magni a 12'50"; 8. Fornara a 14'4S"; 9. Magginl a 14'5l"; 10. Brescl a 17'27"; 11. Rossetto Vitt. a 17'54"; 12. Robic a 18'04".