Guido d'Arezzo

Guido d'Arezzo DOPO MOVE SECOLI Della vita di Guido d'Arezzo poche notizie son certe. Mori esattamente nove secoli or sono, e proprio il 17 maggio, a cinquantacinque anni? Oltre le tappt: in Italia, a Pomposa, a Ferrara; a Roma, ad Arezzo, quali chiostri del suo ordine, il benedettino, lo ospitarono in Francia, in Germania, in Inghilterra? Soltanto due lettere restano a documento di talune sue vicende, e le frasi che più promettO.no son prive di determinatezza. Accanto ai trattati sicuramente suoi, altri gli vennero per potesi o per errore attribuiti. Potrà la moderna musicologia stabilire il sapere di lui, teorico, nella confusione dei nomi, nella Sommarietà delle tradizioni, nella mescolanza degli argomenti e nelle ricerche su i fatti musicali, in quella non ultima stagione del medievo? Nel dominante principio della servitù della musica all'ente divino confluivano i precetti pitagorici e platonici, cioè matematici e metafisico-simbolistici. All'inizio del medievo Cassiodoro aveva affermato ■ il concetto — Se obbediamo ai comandamenti di Dio, la musica è in noi; ma se pecchiamo, cioè se spez< ziamo l'armonia della nostra vi ta, la perdiamo —. Presente la musica in ogni elemento del cosmo, le rotanti sfere produce vano anch'esse musica, la tram dona; contrapposta alla musica della voce umana e a quella delle voci istrumentali. Più tardi quell'armonia negli spazi fu nuovamente immaginata, come il soave coro degli angioli, e la suprema, perchè celestiale. La mistica cristiana rinnovò allegoricamente la simbolistica pagana e magica, in ogni campo, della dottrina e del culto. I quattro tetracordi, dal grave all'acuto, rappresentarono l'umanità, la morte, la resurrezione, l'ascensione di Cristo; la musica mundana e l'umana, il testamento antico e. il nuovo; il settici a vio, i sette sacramenti; il tetragramma, i quattro evangeli; gli strumenti a corde, a fiato e a percussione, la fede, la speranza e la carità; gli otto modi, le altrettante beatitudini. Intanto era stimato musico il dotto in matematica e in filoso fia, e spregiato l'esecutore indotto. Proprio Guido d'Arezzo distinse in cinque noti versi quello <e.- questo: — Fra musici e cantori v'è gran differenza; quelli sanno di che consta la musica; questi la ripetono sola mente. Chi fa, senza sapere che cosa fa, è una bestia. A chi loda gli acuti d'una vóce tonante, un'asina che ragli, forte, sembrerà più pregevole 'd'un usignolo — Questi commenti all'ignoranza degli « esecutori'», cantanti e suonatori, e al facile entusiasmo degli ignari potrebbero fi essere appropriatissimi a tanti casi dei giorni nostri. Fra il musico teorico e quello pratico, due attività che taluno, allora, avrebbe voluto integrate, rimaneva . uno spazio vuoto quello che noi assegnatilo all'artista, o, come diciamo comunemente, al compositore, della cui missione non s'aveva ancora no zione. .... il * simbolismo accompagnò h speculazione scientifica, per abito mentale più che con convinzione, anche quando si cominciò a comporre, a porre insieme cioè suoni e canti diversi come nei primi tentativi e sistemi contrappuntistici, polifonici. Una nuova simbolistica sorse sulla necessità di misurar la durata delle note e di raggrupparle, un compito anch'esso matematico, che non escludeva il numero pitagorico. Per esempio il tempo ternario fu reputato, in omaggio alla divina Trinità, perfetto, e segnato con un circolo. I cinque valori delle note, dalla massima alla minima, ricordavano i cinque sensi. Ma se la sopravvivenza della speculazione metafisica e della congiunta simbolistica s'abbarbicavano alle nuove teorie della complessa musica misurata, questa, recando elementi ignoti alla monodica, e favorendo lo svi luppo della composizione, segnava di fatto l'inizio di tempi nuovi, di musiche e musici nuovi, in contrasto con gli antiqui, e imponeva problemi tecnici, la cui pratica soluzione diveniva ogni di più necessaria. Occorreva, all'inizio del secondo millennio, una pedagogia facile, convincente, una scuola pratica, empirica, che in quel primo fiorire della cultura musicale avesse agevolato l'istruzione dei sempre più numerosi musici. A questi bisogni soccorsero alcuni francesi e, più sollecito di tutti, l'aretino Guido, il quale nel 1027 (ecco una data indubbia) aveva già escogitato e provato il semplice metodo per leggere a prima vista un canto ignoto, non ancora udito, meto do ormai notissimo, che non è necessario descrivere. E fu la più utile e originale trasforma zione e codificazione delle seco lari ricerche scientifiche. Dalle investigazioni finora compiute dai musicologi più esperti del medievo risulterebbe che l'opera libresca di Guido non presenta una spiccata personalità, essendo in parte una compilazione, talvolta maldestra. Gli difettava la base filosofica e vastamente culturale, e però la critica e il rinnovamento delle teorie del primo medievo, che a loro volta avevano riferito e rinnovato il pensiero dei greci, gli erano preclusi. Sembra che di questa limitazione Guido fosse consapevole, e che, indotto dalla sua naturale inclinazione alla divulgazione, preferisse insegnare pianamente nelle scuole abbacali e capitolari, dove i discorsi troppo « filosofici » avrebbero sgomentato il giovanile uditorio. Pedagogo, riuniva nella mente e nell'animo entusiasti del proprio compito e dell'arte prescelta, attenzione, affettuosità, vivacità, dnturpqdcocdtoGlecsusamdcddazaoafES Guido d'Arezzo devozione. Il sub metodo per la notazione musicale e per la lettura e intonazione, fosse pur derivato dalla coordinazione di precedenti proposte, gli parve, qual'era, enormemente utile alla diffusione della musica, e perciò con forte coscienza, con giusto orgoglio, ne sostenne la fortuna contro tutti i sordi e pigri tradizionalisti; e s'acquetò, contento, allorché il riconoscimento di Giovanni XIX scese alto e solenne sulle sue conclusioni. I secoli, fino al XVII, ripetettero il suo nome gloriosamente, e non solo per quella sua regola, ina anche per altre sue trattazioni, meno valide, sull'organamento dei suoni. Mentre l'arte era concepita come scienza, la bellezza, quella dei « primitivi », disconosciuta dai filosofi, l'estetica vincolata all'etica e alla teologia, la dedizione di Guido alla pedagogia appare massimamente proficua e onorevole: dava agli esecutori e ai creatori i mezzi urgenti, e formava didatti esperti..:.. Questa, la sua migliore attività. A. Della Corte iiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiimiiiii iimmiitiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniin Curiosa espressione di Einstein, tra II bonario e lo stupito; mentre parla alla radio per l'Università Ebraica.

Persone citate: A. Della Corte, Einstein, Giovanni Xix, Guido D'arezzo

Luoghi citati: Arezzo, Ferrara, Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Roma, Trinità