A Colonia si vuol vivere di Giovanni Artieri

A Colonia si vuol vivere MÈL DESERTO POLVEROSO DELLE BOVIUE A Colonia si vuol vivere Dalla città alla baracca - Le .pie canzonette dei mutilati di Hitler - Appartamenti sottoterra, con tappeti e vasche da bagno - Un carnevale che ha fatto epoca - Corre il denaro, si produce, si compra, si vende 'Dal nostro inviato speciale) Colonia, maggio. Venga a Colonia, chi voglia misurare la vitalità dei tedeschi. Tra tutte le città in macerie della Germania, da questa — a prima vista — si ricava il più profondo e nauseato sgomento. A Berlino si pensa non esservi di peggio; c'è di peggio: Colonia. Della città non esistono nemmeno più i resti ammonticchiati. E' come dopo una lunga reazione chimica; d'una materia iiiiiiiiimiiiiiiiHiiiiiiiiiitimiimiiiiiiiiiiiiiiiiii massiccia, organizzata, col suo peso e volume si trova in fondo all'alambicco solo un pizzico di umidi sali. Di Colonia, in fondo all'alambicco, è rimasta la Cattedrale. Per chi ignorasse i fatti, lo spettacolo di Colonia potrebbe rappresentare l'effetto di un indomabile odio religioso. Ha voluto il caso che i maggiori monumenti della fede cattolica di Colonia siano andati persi. Chi si sofferma dinnanzi alla basilica di San Gereone, vecchia quanto quella di Aquileia e ne vede la abside spaccata come un melone e le torri crollate e la venerabile polvere composta di affreschi dissolti, di angeli e santi e madonne svanite nel nulla, quasi non trattiene le lagrime. Ne' dico del resto e della medesima Cattedrale, sfondata nei grandiosi finestroni della facciata, smangiata nel transetto. Popolazione in aumento Le macerie di Colonia, inoltre, non si accettano come tutte le altre, solide e definitive. Qualche cosa di molle, di umido, qualche cosa di « pittorico» le vària negli aspetti e nei tètri colori. Esse derivano dai paesaggi di ossa tritate che abbiamo visti nei quadri di Salvador Doli, richiamano le funebri dissolvenze surrealiste di Gabriele Mirò e, suppongo, starebbero bene lungo le squallide rive illuminate da lividi tramonti e da collerici cavalloni dell'Eliade di Giorgio de Chirico. Anche la Cattedrale annerita dal fumo della Stazione centrale, in tanta tragedia, appare come impiccata ad un remoto chiodo celeste. Per le vie di Colonia s'incontrano molti soldati con una sola gambe, con un solo braccio con due sole gambe o solo due braccia. Suonano strumenti a corda o a fiato. Ho cercato di capire qualche cosa del loro repertorio. Si lllllllllllllllllllltlllllllllllllltlllllllllllllllllllllll tratta per lo più di canzonette religiose, brevi leggende di Santi e Martiri renani e ve n'è una in cui si narra la morte di San Gereone, ch'era un soldato di Diocleziano e preferi lasciarsi scannare con tutti i suoi della Legione Tebana, piuttosto che bruciare l'incenso a Giove, come comandava l'editto imperiale. I soldati di Hitler cantano le glorie di questo soldato di Cristo agli angoli delle strade di Colonia, ed è un bel caso. Portano una tavoletta appesa sul petto che dice invariabilmente: c Non ■ dimenticate il combattente ». Nessuno, passando, tralascia l'obolo. fi sottosuolo della città, ancora oggi, è perforato di gallerie, cunicoli, caverne. Vi si viaggia allo stesso modo ■di una formica nel formicaio. La popolazione è numericamente la stessa di prima della guerra, anzi un poco aumentata, e continua a vivere nelle cantine addobbate con la mobilia, i tappeti, i lampadari, i telefoni e persino le vasche da bagno degli appartamenti scomparsi. Se vi soffermate sul Ring o a una stazione dei tram o sui.ponti (tutti ri/atti e uno, superbo, nuovissimo) tra le due rive del Reno, a guardare la folla vi chiederete dove e a che ora della sera essa lasci la città, per rientrare a casa. Quella folla non lascia la città, sparisce sotto terra. Sono più di settecentomila persone. In nessun luogo come a Colonia sì avvera la legge di involuzione della civiltà per effetto della guerra moderna. Città illustri, costruite nei secoli dalle mani di popoli artisti, sul filo drammatico della loro storia, città scolpite e dipinte nel legno, nella pietra, col ferro, l'argilla, il rame, l'acqua e l'aria retrocedono a bazar orientali, composti di tavole, tende, carta; miserabili mercati persiani o accampamenti beduini llltllll lilillltlllllllllllllllllllllllllllllllllllllll nel deserto polveroso delle rovine. In questa cornice occorre situare i tedeschi di Colonia, vederli sopportare e rimontare la loro disgrazia. Da ogni villaggio o città della ' Renania la gente si reca a Colonia per comprare o per vendere, per istruirsi o divertirsi come se fosse Londra o Parigi, Roma o Torino e non una città inesistente. Il carnevale di Colonia quest'anno ha fatto epoca. I ooloniesi son gente godereccia e per qualche verso ricordano i napoletani. Alla vigilia del martedi grasso hanno portato al monte di pietà quel che gli restava di prezioso; hanno battuto moneta da spendere in vino e in maschere. Tutto quel ridere e gridare e danzare e quei cortei di orribili giganti semoventi tra la macerie e quella < gioia » di cui ancora i fotografi vendono a centinaia le cartoline non voleva dire disperazione, voleva dire forse: «Siamo vivi e si ricomincia. Iddio salvi il signor Adenauerl ». EIeganza; del vestire Non si capisce come ' le donne di Colonia e gli uomini, ma le donne specialmente, riescano a vestire con tanta proprietà ed eleganza, con cura e rifinitura e passare tra la polvere perenne delle rovine in disfacimento, tra le ventate di sabbia e minuta granitura di mattoni come attraverso un polline di fiori. Le scarpe delle donne di Colonia luccicano, le loro calze di nylon appaiono sempre nuove; mostrano mani bene dipinte, unghie limate di fresco, capelli aggiustati e brillanti, sorrisi tranquilli. Ve n'è di povere e di poverissime; ve n'è anche con calze rammendate ma il loro aspetto non s'associa all'idea della miseria. La vita, a Colonia, si regge sui verbi comprare e vendere. La primo strada (le macerie l'avevano cancellata) rintracciata e ripulita e subito guarnita di mostre, baracche, negozi, negozietti, rosticcerie di salsiccia e pane, banche di riffe e lotterie, è stata la Hohestrasse. Si chiama così perchè al tempo dei romani segnava — su un'aìtura — ii decumano maggiore dell'accampamento ed è rimasta immutata nella ventina di secoli trascorsi dÉ allora. Questa strada larga quanto la Via Sacra sul Palatino (.qualche volta la fatalità di Roma non è retorica) è stata aperta ai traffici dei coloniesi mentre ancora non s'era no dispersi i fumi delle ultime bombe anglo-americane. Sii fa senso cercare le pellicole pancromatiche per le mie fotografie in un luogo dove si comprava e si vendeva in lingua latina. Impegnati al lavoro Un fiume di danaro scorre tra le macerie della Hohestrasse e in tutte le strade della spettrale Colonia. Che i tedeschi siano il popolo più vitale d'Europa lo dimostrano le vetrine e i prezzi. In generale i manufatti, eccettuati taluni settori dei tessili, i prodotti della meccanica (auto, moto, biciclette), dell'ottica (macchine fotografiche, microscopi, strumentario geodetico), dell'elettricità (frigoriferi, utensileria per illuminazione, forza motrice, medicina) s'aggirano sul 30 o 40 per cento in meno che da noi. L'operaio tedesco non sciopera, sa che non può scioperare e deve tenersi senza proteste alla paga che gli danno. Sa che il prezzo delle merci uscite dalle sue mani deve battere quello dei vincitori e dei non vincitori; l'operaio tedesco (parlo di quello occidentale come dell'altro, che lavora nella zona russa) non si scuote di dosso il peso della guerra perduta o attribuendone la colpa a Hitier, che è morto e non può farci più nulla o rifugiandosi nelle braccia di Stalin, che oltre tutto non è tedesca ma russo; straniero come gli altri. L'operaio tedesco perciò non sciopera. Il primo di maggio giravo tra le macerie di Colonia osservando la gente e m'aspettavo di vedere cortei e bandiere rosse. Vedevo uomini e donne infiorati di mughetti, ciclamini, frasche andarsene verso la campagna a festeggiare il ritorno della primavera. Lungo la Via Romana, una siepe di studenti assisteva alla gara a staffette tra podisti che si scambiavano una fiaccola accesa, nella corsa simbolico della vita. Tra quelle rovine, in quel giorno, lo spettacolo mi parve abbastanza eloquente e piuttosto patetico. Giovanni Artieri Una giovanissima segnalatrice del servizio aereo Inglese sta provando in volo un nuovo equipaggiamento. llllllllllllllllllllllllllllllilllllllllllillllllllltllllll

Persone citate: Eliade, Giorgio De Chirico, Hitler, Stalin