Wavell citava la Bibbia anche nei messaggi a Churchill

Wavell citava la Bibbia anche nei messaggi a Churchill UN GENERALE POETA Wavell citava la Bibbia anche nei messaggi a Churchill (Nostro servizio particolare) Londra, 25 maggio. Il feldmaresciallo Lord Wavell, morto ieri a Londra, soleva raccontare che quando gli avevano portato la notizia dell'entrata in guerra dell'Italia egli stava, al Cairo, giocando al golf; aveva finito la partita, come l'ammiraglio Slr Francis Diake nel 1588 aveva finito la partita a bocce sulla piazza di Plymouth quando gli avevano annunciato che era stata avvistata la flotta dell'Armada spagnola, che avrebbe dovuto invadere l'Inghilterra. In quei mesi tristi del 1940, dopo la catastrofe di Dunkerque, Wavell fu per gli inglesi il generale più celebre e più applaudito; che In quei giorni di disastro senza fine, con i sonni turbati dallo spettro dell'invasione, le vittorie di Wavell in Africa erano state i primi e i soli successi che avevano rincuorato un'Inghilterra assetata di qualche buona notizia. E se pure la sua morte oggi evoca soltanto un vago ricordo nella labile memoria del popolo, certo è che nonostante le sue successive sfortune, il generale Wavell nel 1940 diede un duro colpo a Mussolini. Nel giugno del 1940, quando Wavell tentò le prime azioni sulla frontiera della Cirenaica, le sue forze erano appena una frazione di quelle italiane; e Wavell dovette aspettare fino alla fine dell'anno per ricevere da Londra quel rinforzi che, con l'attacco del 9 dicembre, gli permisero di arrivare a Bengasi. Frattanto al Cairo, piena di simpatizzanti per l'Italia, Wavell ricorreva a vecchi trucchi per tenere su il prestigio; e un giorno fece uscire il suo unico squadrone di carri armati dalle caserme e lo- fece rientrare per la porta di dietro, e fuori di nuovo sulla piazza, come gli uomini- che si mettevano i baffi finti e cambiavano di cappello e si davano .il turno a salutare la folla. Erano quelle le prime « tank » tipo < Matilde », che più tardi sembrarono poi scatolette, ma che pure risultarono resistenti alle artiglierie anticarro di Graziani e demoralizzarono le guarnigioni. Imbaldanzito dal successo, Wavell andò fino a Bardia; il 20 gennaio prese d'assalto Tobruk e dopo un'avanzata di 150 miglia lungo la strada interna che tagliava l'arco della costa cirenaica, arrivò al golfo della Sirte prima delle restanti truppe di Graziani in ritirata, le quali avevano seguito la migliore ma più lunga strada costiera. > Simultaneamente le forze al comando di Wavell operavano nell'Africa orientale: una campagna che fu il primo esempio di operazioni condotte da un comando lontano, perchè le colonne procèdettero l'una verso est dal Sudan e l'altra verso nord dal Kenia partendo da punti distanti l'uno dall'altro ottecento miglia. Wavell manovrò le sue scarse truppe fra il teatro libico e quello dell'Africa orientale con una strategia magistrale. Ma dopo le prime vittorie, commise un errore di valutazione, e accettò la decisione di Churchill di inviare una parte delle sue forze ad aiutare la Grecia. Wavell pensava che Rommel non lo avrebbe attaccato fino a maggio, mentre questi lo attaccò in marzo, e Wavell perdette una dopo l'altra la Cirenaica, la Grecia e anche l'isola di Creta. Se le fugaci vittorie di due mesi prima, avevano entusiasmato fl'inglesi, le catastrofi in Liia del marzo e dell'aprile del 1941 gettarono Londra in una prostrazione forse più cupa di quella del maggio e del giù gno del 1940. Churchill liquidò Wavell «promuovendolo» a comandante di tutto il teatro dell'Asia sud-orientale, ma gli tolse il comando a Giava per dare una soddisfazione al governo olandese di Londra il quale voleva avere un comandante olandese per perdere poi tutto il suo impero. Wavell alla fine si impantanò nell'amministrazione civile dell'India, come penultimo viceré, finché il governo socialista, nel 1947, lo destituì in maniera poco cortese, perchè Wavell non era in armonia con il governo socialista sulla data di ritiro dall'India e l'abbandono della perla dell'impero. Wavell veniva da una fa miglia di soldati e generali tutti ufficiali di un famoso reggimento scozzese detto «La guardia nera ». Il suo nome si aggiunge all'elenco dei soldati poeti, tra. i quali la storia inglese annovera l'elisabettiano sir Philip Sidney e il duca di Montrose. Wavell fu scrittore eccellente e anche poeta, e oltre ad un'ottima biografia del generale Allenby — che egli terminò 'durante la campagna libica — lascia un'antologia di poesie e brillanti saggi sull'arte del Generate. In uno di questi, Wavell definì le qualità che egli considerava essenziali ad un comandante, e possono essere considerate la descrizione di se stesso: coraggio fisico e morale; conoscenza profonda degli uomini, che sono la materia prima del suo mestiere, uno spirito combattivo, la volontà di vincere e qualcosa del buon giocatore che sa correre un rischio. Popolarissimo fra i suol soldati, era invece considerato noiosissimo in società, dove lo chiamavano la personificazione dei « Silenzi del colonnello Bramble », il delizioso libro di André Maurois. Leggeva costantemente la Bibbia, che sa i . e i e a , l e o o o di oa peva pressoché! a memoria e citava nelle circostanze più impensate. Dopo le sue prime vittorie in Libia, Churchill gli mandò un telegramma augu rale al quale yy*avell rispose con quest'altro telegramma: « San Matteo capo 7 verso 7, e San Giacomo, capo 1 verso 17 ». Si dice che" quando Churchill lo aveva ricevuto gli fosse cascato il sigaro. Il primo testo è il celebre « chiedete e vi sarà dato », ma il secondo dice: « Ogni dono perfetto discende dal Padre dei lumi, appo il quale non vi è ombrazione di rivolgimento » (dal testo italiano della Bibbia). Quando Wavell aveva composto quel telegramma non aveva ancora incontrato Rommel, il quale aveva un Dio che si chiamava Wotan. C. M. Franzero Il maresciallo all'epoca della guerra in Libia hé! i