Pericolosi i corridori francesi sulle strade del Giro d'Italia di Vittorio Varale

Pericolosi i corridori francesi sulle strade del Giro d'Italia Pericolosi i corridori francesi sulle strade del Giro d'Italia L'altro motivo che desta attorno a questo Giro d'Italia un interesse inconsueto è il fatto che, per la prima volta dopo tanti anni, il suo carattere di internazionalità è nettamente definito ed appare come uno dei cardini principali attorno al quale si muoveranno le vicende della corsa. Si ha bel dire che a reggere le sorti del Giro d'Italia come competizione sportiva basta il duello Coppi-Bartali, e che l'anno scorso, pur assenti Magni e Ortelli, la corsa ebbe fortuna. Ma questa volta ci sarà Magni del quale preferiamo ricordare fa grande corsa nel Giro delle Fiandre (2 aprile) piuttosto che le scialbe prove susseguenti; e poi, come si diceva In principio, c'è una rappresentanza straniera che non ha precedenti. ti esperimento voluto dai promotori coli' invitare una squadra interamente composta di francesi, col direttore francese, col personale francese, in difesa d'una marca (e non.delle minori) che conosce la maggior voga su quel mercato, è un esperimento che giustifica l'attesa degli osservatori, la simpatia degli sportivi e la malcelata preoccupazione dei corridori nostrani. La squadra porta i colori bianco-verdi della Helyett; è diretta da un ex-(orndore che sa il fatto suo <è René Vietto, figlio di piemontesi, emigrati a Cannes); ed è formata dai fratelli Apo e Lucien Lazaridès, Louis ed" Emile Teisseire, dall'ex-campione olimpico Beyaert, e da Lauredi e Cogan. Per chiunque ricordi le cronache degli ultimi « Tour », i nomi dei Lazaridès, e particolarmente del primo, indicano corridori che in più d'una tappa dei Pirenei seppero non solo tener testa agli « assi » italiani, ma anche superarli regolarmente in salita. Vi sono poi altri dieci stranieri, di cui cinque svizzeri (Kubler, Schaer, Koblet, Leo e Gottfried Weilenman ), due belgi (M. Dupont e Keteleer), un lussemburghese (Goldschmidt), e infine altri due francesi (Robic e Brulé), tutti sparsi in varie squadre composte in maggioranza da italiani. Se Kubler, e soprattutto Schaer di cui apprezziamo la tenacia, sono concorrenti da tener d'occhio, è indubitato che il personaggio di maggior rilievo è Robic. Egli sarà fiancheggiato da uomini completamente ai suoi ordini, e -giacché si tratta nientemeno che di praticoni quali Ricci, Vicini, Volpi e Sforacchi, si può esser certi che non gli mancherà l'assistenza che avranno, da altri, Coppi e Bartali. Giacché è chiaro come il sole che Robic parte col ruolo ben definito di avversario N. 1 (cioè prima di Magni) de' nostri due Assi. Per un cumulo di ragioni egli è impegnato a disputare il Giro col «dente avvelenato » nei confronti dei promotori del « Tour » — come dire che diversamente dai suoi precursori in Italia egli non gareggerà in sordina, che non si risparmierà, che lascerà libero sfogo al suo temperamente combattivo.. Chissà per quanti sarà apparsa una sorpresa la vittoria di Robic su Coppi nella veloce corsa di Roma dietro i « motoscooters », ma a scanso di spiacevoli delusioni sarà bene non dimenticare che questo corridore — ancorché non sia un modello di venustà e di perfezione atletica — ha non solo vinto un Giro di Francia (1947), ma che due volte, sui Pirenei, dopo una prima metà tappa d'attesa, rimontò il distacco infertogli da Bartali e Coppi e... fini col superarli e batterli. Ciò significa che davvero Robic potrà essere il « terzo uomo » che ci vuole per rendere più combattuto il Giro e levarlo da quella formula obbligata che, chiamandosi duello Bartali-Coppi, cominciava ad annoiare. Vittorio Varale

Luoghi citati: Cannes, Francia, Italia, Robic, Roma