Le colpe immaginarie di Francesco Argenta

Le colpe immaginarie E9 CALiC PIO é S T Mi A IX A FOLLIA? Le colpe immaginarie Per farsi mandare in America un vecchietto si è accusato di un delitto commesso da altri - E" un'appendice sorprendente ad uno dei capitoli più romanzeschi della nuova e vecchia criminologia II caso del settuagenario Giovanne Andreatta che si è ■presentato, a Trento, al Procuratore della Repubblica chiedendo di essere incarcerato per scontare un delitto commesso' quindici anni or sono a Buenos Ayres e per il quale un innocente, Alfredo Rodriguez, languirebbe in carcere, colpito da una pena destinata a durare quanto la vita, è stato rapidamente chiarito. Il delitto di cui il settuagenario si dichiarava autore è stato effettivamente compiuto nel tempo e colle modalità da lui indicate (.si tratta dell'uccisione di un poliziotto avvenuta per parte di un malfattore sorpreso a svaligiare un negozio), ma le autorità bonaerensi hanno assicurato che nessun errore giudiziario è stato perpetrato in occasione di questo misfatto: l'autodenuncia del settuagenario Andreatta, è manifestamente fantasiosa, che U colpevole, Rodriguez, non solo fu, a suo tempo, riconosciuto dai testimoni, ma rese, prima e durante il giudizio, una completa ed inattaccabile confessione. Drammaticità senza pari Ad onta delle sue proteste per Giovanni Andreatta non si sono dischiuse le porte del carcere e la pratica cui aveva dato vita con la sua denuncia è stata passata agli archivi. Senonchè il caso singolare dischiude un'appendice inattesa ad un capitolo ro-. Mlllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll manzesco della criminologia, ed intorno al movente che avrebbe determinato il settuagenario a dichiararsi autore di un delitto commesso da altri vanno fiorendo ipo--\ tesi e discussioni. Secondo le congetture più fondate, il vecchietto sarebbe ricorso alla fantasiosa trovata per farsi traghettare gratuitamente al di là dell'Atlantico, nel paese dove era emigrato in gioventù e dal quale era rientrato prima della guerra, sperando di godersi un riposo ed un benessere che, invece, gli sono stati negati. Ora un siffatto movente, posto che l'ipotesi sia attendibile, arricchisce di una fattispecie nuovissima la varia e sorprendente casistica di cui si alimenta, in criminologia, il capitolo delle false confessioni e delle fantasiose autodenuncie. E' un capitolo di unu drammaticità senza pari. Se la confessione, copie tutti sanno, è' imposta, 'il più delle volte, . da una 'realtà processuale, l'autodenuncia è un fatto spontaneo, non imposto- da alcuna necessità e che, per essere in netto e stridente contrasto con il naturale istinto della conservazione, e tale da ingenerare il più fondato sospetto sulla sua veridicità. E, del resto, l'esperienza giudiziaria insegna che se il novanta per cento delle confessioni sono attendibili e vere, l'ottanta per cento delle autodenuncie sono cervellottiche o fantasiose. Ma è lllllllllllllllllllIlflIIIIIIIItltllllllllllllllllllllllllll sempre la morbosità psichica l'elemento che ha, da considerarsi come il .{{evito o l'elemento generatore dell'angosciante e penoso fenomeno. Claparède ha cercato di penetrarlo, di scoprirne la genesi, di fissarne, in certo senso, le leggi. Ora, le cause più frequenti delle autoaccuse od autodenuncie non vanno ricercate solo nell'intossicazione alcoolica, produttrice di allucinazioni in virtù delle quali il soggetto si persuade di aver commesso un delitto, sente il bisogno di denunciarsi, ma nella degenerazione mentale e nella varietà infinita delle sue forme: la melancolia, che è da ritenersi lo stato patologico classico germinatore dell'autodenuncia; l'isterismo; la paranoia ecc. Disperazione e miseria A queste leggi, tuttavia, sembra sottrarsi il' caso' di Giovanili Andreatta. Niente di clinicamente, dimostrasse nelt suo stato mentale, che non presenta ombre di dissesto, e, invece, in tutto il suo comportamento,Mn che di lucido, di sinistramente lucido e calcolato, che impressiona e sgomenta.' I; cultori'della psicologia giudiziaria collocano a fianco.di quelle fihe. si sono indicate come cause preminenti delle, autoaccuse o autodenuncie, ma in.via del tutto accessoria, e quasi eccezionale,-lo scopo di lucro e, con questo-movente, ma, ben spesso, in contrapposizione con questo, il disperato impulso che spinge ad uscire purchessia da quello stato di estrema miseria che travolge a qualunque follia. Dinnanzi al tribunale di Perth fu tradotta una donria.di trentanni che si accusava di aver ucciso il figlioletto. ■ Si accusava con ostinazione, offrendo.una molteplicità di dettagli ■ che avrebbero sicuramente finito coli'ingannar e la giustizia se, all'esame medicò, non fosse apparso che ella non aveva mai ^partorito. L'autoaccusa aveva una sola genesi: ridotta in miseria, la donna si era risolta a bussare alla porta del carcere per ! campare la vita.. ...... E, questo, è sicuramente un caso eccezionale. Ma è un caso che, nella drammaticità .delle conseguenze che potevano, discenderne, non si differenzia - dagli- infiniti altri casi che sono registrati dagli annali. Kraepelin racconta di un tale che si denunciò con lettere anònime all'autorità, svelando i particolari di taluni delitti mai commessi: condannato uria.prima volta, solo' nella istruttoria susseguita alla sua seconda autodenuncia . (si era . accusato, questa volta, di omicidio) il carattere fantasioso della sua querela venne in luce, e la giustizia, arrossendo, dovè riconoscere che si -era ingannata, che aveva colpito, con le sue sanzioni, un fatto immaginario. Thiele riferisce di un soggetto psicopatico che, jevidentemente, in séguito ad allucinazioni sensoriali, si autoaccusò, determinando un processo per omicidio contro di lui e contro la moglie, mentre, Brierre tramanda il caso, di un commerciante di Londra che si costituì alla' polizia, accusandosi di aver ucciso la domestica: costei era scomparsa, senza lasciar tracce, e si rifece viva quando, alla corte londinese, si iniziò, fra una morbosa attesa, il processo: ma l'accusato supplicò i giudici di non credere alla rediviva: egli non voleva uscire di prigione, «vagheggiava » il suicidio e voleva essere condannato a morte... Un limite che fa paura Ora, la drammaticità intensa di questi casi ha per isf ondo.la soglia della follia. Ed è una soglia, a volte, invalicabile: un limite che fa paura. L'esteriore non ha più alcuna eco nella coscienza: lo.diceva a Dumas uno di questi soggetti: « E' come se io vivessi in un altro mondo: vedo tutto in una nebbia,le cose non sono più come erano ed anche io >. Una giovane signora, attesta Morel, è resa pazza dal dolore per la perdita del figliuoletto che ella aveva assistito, durante la lunga e crudele malattia, con amorevolezza infinita, esemplare. Ebbene, dopo averlo sepolto, dopo avere pianto a lungo sul tumulo, ella corre dal giudice istruttore e con una fantasiosità di dettagli che hanno tutta l'apparenza della verosimiglianza,-si accusa di avere fatto morire il proprio piccino di maltrattamenti e di stenti. Clamoroso è stato, da noi, il caso dell'ex-legionario fiumano Carlo Mollo, che, nel dopoguerra passato, si accusò autore dell'uccisione di Aldo Sette, avvenuta a Milano, dando sul movente un cumulo di notizie e sull'esecuzione materiale del reato una molteplicità di particolari, tutti concatenati e verosimiK, da trarre in inganno l'autorità inquirente. L'autoaccusa era il frutto di una mente malata e l'irreparabilità dell'errore che ne poteva discendere per parte della giustizia fu scongiurata solo per un puro caso. Senonchè in tanii altri casi la giustizia ha finito coìl'abbattersi, gelida ed implacabile, anche su questi soggetti ghermiti dalla follia. La storia degli errori giudiziari ne è colma. A Stopno (Jugoslavia) era scomparsa misteriosamente la giovane figlia di un agricoltore, Francesca Bratuscha. Stimolata dalla chiacchiere che corre¬ rGdgclllcddcsps■iiniiiiiiiMiiniiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiii vano in paese, la gendarmeria si era messa in moto. Ed ecco, mentre fervevano senza frutto le indagini, il Bratuscha si presentava al capo della polizia, accusandosi di aver ucciso la figliola, di aver fatto a pezzi il cadavere, di averne disperso i resti... Incarcerato e processato, fu condannato a mojte. 'Tuttavia, per ragioni che è inutiie qui rievocare, l'esecuzione fu sospesa e la pena commutata in quella dei lavori forzati. Ed ecco, il vecchio agricoltore scontava da anni, ormai, la sua pena, quando in paese ricomparve la figliola, la quale si era dileguata un giorno con l'amante e se ne era, alla fine, stancata. Venne cosi in luce la genesi dell'autoaccusa : una anomalia mentale su cui aveva operato la suggestione. E il vecchio agricoltore fu tratto dal carcere per essere rinchiuso in un manicomio. Francesco Argenta

Luoghi citati: Buenos Ayres, Jugoslavia, Londra, Milano, Stopno, Trento