Il saluto delle "penne nere,, ai generali reduci di Russia

Il saluto delle "penne nere,, ai generali reduci di Russia Il saluto delle "penne nere,, ai generali reduci di Russia , Ansiose domande dei parenti di coloro che non sono tornati ■ Poche speranze Un elenco di prigionieri che si trovano a Kiev - Patetici raccónti e ricordi (Dal nostro inviato speciale) • Udine, 16 maggio. Stamane alla stazione di Tarvisio imbandierata, un reparto di alpini dei nuovi reggimenti ha presentato le armi ai tre generali dai capelli bianchi che sono scesi, vestiti del, vecchio grigioverde dell'esèrcito italiano, dal diretto di Vienna. Appena messo piede a terra i reduci si sono subito sentiti stretti da' mille braccia: altri ufficiali, parenti di caduti, amici, ex combattenti, familiari di dispersi. Il generale Ricagno ha subito riconósciuto la moglie nella piccola folla e l'ha stretta in un abbraccio lungo e commosso. Con i generali Ricagno, comandante della divis. « Julia », Battisti, comandante della divisione « Cuneense » e Pascolini, comandante della « Vicenza », sono scesi anche gli altri reduci di questo scaglione: il sergente Nicolussi da Caldonazzo, i soldati Santaniello da Avellino, Della Bosca da 'Sondrio, Elnér da Valdagno e altri ventotto altoatesini. A tutti, gli alpini schierati hanno presentato le armi, mentre la fanfara, suonava - l'Inno- degli scarponi: « Dalle città e dai villaggi i baldi alpini sono partiti... ». ì rimasti Attorno al gruppo dei reduci si sono stretti subito papà, e mamme degli alpini friulani che combatterono con la « Julia »; con il voltò rigato di lacrime hanno chiesto notizie. Ma i nostri generali, poco possono dire. Appena, catturati, alla fine del gennaio 1943, i comandanti di divisione furono separati dai loro soldati e mandati da un campo all'altro. Nei primi mesi la vita fu terribile, quasi impossib'.le: freddo, fame, malattie sterminarono la grande massa dei nostri prigionieri che i ruBSi non erano in grado di equi¬ paggiare, nutrire e alloggiare. Ben pochi possono essere, sopravvissuti: la Russia è grande — dicono i generali —■ e forse qualche sorpresa può ancora serbare. Uomini che abbiano trovato qualche casa ospitale, o si siano sposati o non desiderino tornare. Ma sono poch4, questa è la tristissima verità. Soltanto di un gruppo, di connazionali Ih attesa di rimpatrio nel campo di Kiev si fanno i nomi, e cioè: ten. col. Nicola Russo da Rionero a Volture - (Potenza), maggiore Alberto Massa da Napoli,. maggiore . Giuseooe Gigiotti da Cordovado (Udine), capitar o Dante Jov!.tie d° Resina (Napoli), capitano Guido Musiteli!, ten. Giuseppe Joli da Novara, ten. Salvatore Pènhisi da Sanfelice (Catania), s. ten. medico Enrico Reginato da Santa Bona (Tre viso), soldato Scagliettj- Lodovico da Casale Monferrato. A questi vanno aggiunti il ten. Domenico Suppa da Vallo della Lucania, sere;, magg. Spartaco Spqjveróni dà' Alessandria, serg. Guerrino" B?Scchi 'dà Porli, caporaìmaggiore Felice Boella da Castagneto d'Alba, caporale Giovanni Bosella da' carmagnola, caporale Lelio Zeccai da Thiéne (Vicenza), soldato Giacomo Sardisco e Giovanni Passaflume da Palermo,. Mar'.no Montanari da M^ntasmana fFndnvni. <i civaie F^ncesco Bedenk da Trieste. c1t»-e a . funzionari e """ornp»sti della reoubhTloà d* R»ift di cui non si conoscono i nomi. Ora il treno sbuffa per ripartire: mani gentili porgono fiori; anche il capo-treno, i macchinisti e il personale ferroviario si stringono attorno ai reduci e questi abbracciano tutti. Il convoglio riparte con un po' di ritardo e s'avvia nella chiara mattina verso Udine. Da questa città partirono nell'agosto del 1942 i forti soldati della « Julia », davanti ai quali marciava Ricagno. Una ragazza gli diede allora un fazzolettino tricolóre. Ora il generale trae dal portafogli sgualcito quel fazzolettino ripiegato tra le carte e lo agita nel vento. « Torno — egli dice —. con una inesprimibile tristezza nel cuore, torno guidando una invisibile schiera di prodi caduti ». Verso le loro case Anche Battisti, il più vivace dei tre vecchi soldati, anche Pascolini, dalla grande barba candida che sembra un missionario in grigio-verde, sentono più proìonao il turoamento che la gioia di questo ritorno. Alla stazione di Udine uno acroscio di battimani, un susseguirsi' di abbracci. Sono venuti da Bolzano, da Bassano, da Bergamo, da altre località uomini che hanno condiviso con i generali le fatiche e i pericoli della guerra. Arrivano altri parenti di dispersi, amici e familiari dei rimpatriati. La gente non può staccarsi dalla banchina 'dóve Ricagno, Battisti e Pascolini parlano delle lóro vicende, ripetono! nomi dèi rimasti, ricordano episodi di valore. « Per i papà e le. mamme degli alpini della "Cuneense" che non tornarono più — chiediamo al generale Battisti — che cosa può dirci?'». «Non ci sono popoli di eroi — risponde, — ma nel popolo ci sono gli eroi, quei ragazzi si buttavano sui carri armati con una bomba a mano...... I generali italiani; per avere guidato uomini di questa tempra, furono accusati' come criminali di guerra e tenuti in prigione per molti mesi. « Era una scusa — dicono — per non lasciarci andare. Noi chiedevamo ai russi; " Ammettete voi che un soldato non compia il suo dovere in guerra ? . Ma non volevano capire », A11'8 settembre 1943 i generali furono chiamati fuori delle loro stanze: l'Italia ha capitolato, ora potete ordinare il menù, dissero i russi. Ma due giorni dopo tornarono a mangiare cavoli e ceci. . Dell'Italia non sapevano se non quello che recavano i giornali russi e, ultimamente, i giornali tedeschi della zona sovietica. Qualche cartolina arrivava rarissimamente, sei o sette in otto anni di prigionia, attraverso le più strane vie, censurate tutte con meticolosa cura. Nei primi-; tempi il trattamento era molto severo, ma migliorò negli anni successivi:, conferenze politiche e pressioni per ottenere dichiarazioni di lealismo verso ir regime sovietico non mancarono. mai, nè per i generali nè per i soldati, i Ci dicevano — dice un altoatesino — che saremmo rientrati quando l'Italia avesse restituito i prigionieri russi; ma noi rispondevamo che in Italia non ei sono macchine per stampare prigionieri russi.», I soldati dovevano lavorare molte óre al giorno. Ai generali s* concedeva, invece, la stanza, un orticello da' coltivare: era consentito il distintivo'del grado. Per ingannare la lunga attesa nei mesi di prigionia, Ricagno ha datò lezioni di matematica ai .prigionieri di varie nazionalità, è ha imparato a acolpire statuine in legno. Anche Pascolini (zio Pasco, come 10 chiamavano in Rumenia), è diventato un abile incisore in legno. Nel primo pomeriggio 11 generale Pascolini è ripartito alla volta di Torino^il generale Ricagno tornerà a Sezzadio (Alessandria) stamane o domani; Battisti, che si è incontrato con la moglie ad Udine, ha raggiunto in serata Belluno dove l'aspettava la figlia. . - '. , ; ' g. Sforza, accompagnato dall'ambasciatore italiano a Londra Gallaratl Scotti, ha dimenticato le sue carte e trova difficoltà ad entrare a Lancaster House (Telefoto) imimiwiiimitMiiMiiimiiimiiiiHMiiiiiHiiMiiiHimiw