Catania squassata dall'esplosione di quattordici tonnellate di tritolo

Catania squassata dall'esplosione di quattordici tonnellate di tritolo Catania squassata dall'esplosione di quattordici tonnellate di tritolo 10 operai e 2 pastori fatti a brani dallo scoppio - Membra umane lanciate a grande distanza Una voragine di 20 metri per 60 aperta nella terra - Scene di panico in città - L'inchiesta (Nostro servizio speciale) Catania, 4 maggio. Alle 10.45 di stamattina due scoppi formidabili a pochi secondi I uno dall'altro hanno fatto tremare la città sin dalle fondamenta. Quasi tutti i vetri degli edifici e.numerose vetrine di negozi sono andati in frantumi, mentre la gente per le strade si è messa a correre all'impazzata, in preda a un indicibile panico, cercando ricovero nei portoni, od addirittura nei rifugi antiaerei. Più di cento persone sono rimaste ferite da schegge di vetro. Le prime voci subito dopo le infernali esplosioni hanno indirizzato le ipotesi verso un presunto sinistro alla Montecatini. Uno ha detto: E' saltata la Montecatini con tutti gli operai che c'erano dentro. Di bocca in bocca, come accade in casi del genere, questa notizia è andata assumendo sempre più il crisma dell'ufficialità, fino al punto da far riempire ben presto le strade che conducono all'aeroporto di urlanti file di donne, bambini, parenti degli operai, centinaia di operai che l'infondata notizia aveva dato per morti. Intanto In città — e ciò ha reso più drammatiche le ricerche d'Informazioni — i telefoni non funzionavano più. Solo mezz'ora dopo lo scoppio è stato possibile accerta- re la verità:" in contrada Ricocca, a 9 chilometri dalla città, era saltato in aria un deposito di esplosivi residuati di guerra, riducendo a brandelli dieci operai della società S.I.C.I. addetti al disinnesco delle bombe, e due pastori che, nelle vicinanze, menavano le greggi al pascolo. Ricostruire come esattamente si siano svolti i fatti non è stato finora possibile. Assai probabilmente una bomba dovette esplodere, provocando a brevissima distanza di tempo la seconda deflagrazione la più forte, verificatasi forse per combustione diretta, più probabilmente per « simpatia ». Fu questa seconda esplosione che provocò lo spaventoso disastro Si ca.cola infatti che circa 14 tonnel late di tritolo siano saltate in aria. Nel punto in cui si è verificata l'esplosione si è aperto un immenso cratere profondo 20 metri e largo 60. In quel tratto, che sì trova esattamente in contrada Pantano d'Arce il terreno è cretaceo e piuttosto umido per le recenti piogge. Pei- questa ragione lo scoppio lo ha sconvolto orribilmente, riducendolo da pianeggiante che era addirittura , collinoso All'arrivo dei soccorsi la terra per un largo tratto attorno era cosparsa di brandelli umani, oltre che di fusti di bombe e di schegge. A distanza di circa 300 metri dalla circonferenza del cratere rra andato a finire un tronco umano; 11 vicino una testa assolutamente irriconoscibile, maciullata, e brandelli di carne annerita, sparsi qua e là. I morti fino a questo momento identificati sono dieci. Si tratta degli operai: Stefano Forcella, di 39 anni; Angelo Cannarozzo, di 28 anni; Giuseppe La Rocca, di 39 anni; Santo Sciuto, di 27 anni; Domenico Pagliarelli, di 31 anni; Salvatore Motta, di 39 anni; Giovanni Tracina, di 29 anni; Giuseppe Manganare, di 35 anni; Antonino Di Mauro, di 20 anni, ed Alfio Pagliarelli, fratello del Domenico, d 28 anni. Non è stato ancora possib'Je identificare i cadaveri dei due pastori. Feriti più o meno gravemente sono rimasti gli operai della S.I.C.I. Francesco Grassi, di 32 anni, e Santo D'Andrea, di 24 anni, e la guardia giurata Luigi Ferrito, in servizio di vigilanza al deposito degli esplosivi. I tre al momento dello scoppio si trovavano poco distanfi dalla casamatta adibita ad opificio della S.I.C.I. Ci siamo recati in auto sul luogo del disastro mezz'ora dopo l'esplosione. Oltrepassati gli edifici della Montecatini, abbiamo raggiunto un gruppetto di persone che correvano verso il Pantano d'Arce. Per loro, l'incubo della tragedia non si fermava alla Montecatini. Erano paranti di alcuni sminatori, venivano da Picanello, avevano sperato, disperatamente sperato, partendo da casa, che la notizia della Montecatini fos¬ se veca. Furono fermati dagli agenti che facevano cordone per un giro di parecchi chilometri intorno al luogo dello scoppio. « Non si passa! ». Una ragazza a piedi nudi (si era tolta le scarpe per correre meglio nei viottoli di campagna) si buttò in un fosso a capofitto su una grossa pietra. Voleva morire. Uno le aveva detto' « E' motta tutta la squadra! Li stanno raccogliendo a pezzettini! ». Il fidanzato della ragazza faceva parte della squadra. Avrebbero dovuto sposarsi il mese prossimo. Ci inoltrammo nella « zona proibita » verso il cratere provocato dall'esplosione. Il cratere era orlato tutt'intorno da una collinetta di terriccio sconvolto, terriccio che lo scoppio aveva proiettato al cielo insieme ai corpi straziati dei poveri sminatori. L'immane sciagura ha destato profonda impressione in tutta la cittadinanza: dopo le 11 di stamane, le scuole hanno messa in libertà gli studenti e nel pomeriggio sono rimaste chiuse. I locali pubblici sono rimasti deserti; al balcone del palazzo municipale In segno di lutto è stata esposta la bandiera a mezz'asta. Attivissime sono le indagini Iella polizia per accertare le eventuali responsabilità. Sul corso di una rigorosa inchiesta condotta personalmente dalla autorità militare, dal prefetto e dal questore viene mantenuto il massimo riserbo. m

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