» Monza la la Olimpiade di Slenaflatilleorafia

» Monza la la Olimpiade di Slenaflatilleorafia » Monza la la Olimpiade di Slenaflatilleorafia Perchè la macchina per scrivere preferisce lè-donne? Un signore dall'aria severa, alto e non più giovanissimo, austeramente chiuso in un camice bianco presenziava domenica scorsa a Monza nelle sale della villa reale, agli incontri della prima Olimpiade internazionale di dattilografia. E anzi, dire che presenziava può dare un'idea di passività che è assolutamente inesatta. Il candido signore infatti non stava fermo un minuto durante gli allenamenti, 1 tempi di prova, che i concorrenti si concedevano tra un incontro- e l'altro. Andava silenzioso e sollecito da un banco all'altro, da una macchina al'altra, dall'uno all'altro concorrente: si curvava uh momento, tastava, carezzava la macchina con le dita, traeva dalle tasche del suo camice una pinzetta, un cacciavite, un qualunque ordigno luccicante con cui muoveva rapidamente e sicuramente qualche cosa nel corpo della macchina e poi proseguiva il suo giro Lo fermava il comando del direttore di gara che ordinava al pubblico di farsi da parte e dava il segnale del via ai concorrenti. Allora anche lui si ritraeva in un canto del salone e di là seguiva lo svolgersi della gara,, osservava lo scorcio delle cento e più macchine su cui battevano frenetiche innumerevoli dita, con occhio amorevole e preoccupato. Insomma un medico. Ciascuno lo avrebbe detto tale, oltre che per il suo bianco indumento per quella sua aria pensierosa e severa e per la affettuosa premura con cui prestava l'opera sua e si sarebbe detto che controllasse polsi, auscultasse cuori, misurasse pressioni sanguigne.. In effetti era bene un medico, non delle persone, ma delle macchine. E guardava e « assisteva» tutte le grìgie e lucenti Lexikon allineate per la gara, come se fossero state creature sue. A buon diritto del resto, poiché il buon Clocchetto che la Olivetti aveva distaccato domenica a Monza per le Olimpiadi, è uno del più anziani meccanici della ditta. E' un pioniere della macchina per scrivere in Italia, collaboratore dell'ingegnere Camillo Olivetti, il fondatore di questa cosi importante industria italiana, fin dai tempi neppure tanto remoti in cui la grande fabbrica di Ivrea non era niente di più che un baracchino in un prato di periferia con pochissimi impianti e con pochi operai. Naturale perciò che il successo di quest'ultima e perfetta creazione delle fabbriche di Ivrea che è la Lexikon 80 egli lo consideri un poco anche come un successo suo, come uno dei consolanti risultati della sua esistenza di lavoso. E che queste giornate di gara, in cui la macchina esce dal suo ruolo quotidiano di umile, paziente e preziosa lavoratrice per vivere una propria ora più clamorosa egli le consideri un poco come le sue grandi giornate. Singolare atmosfera questa di una gara di dattilografia. Si fondono insieme gli elementi che costituiscono una competizione sportiva e gli elementi che costituiscono un esame di stato. Si parla-contemporaneamente di tempi e di elaborati; si stringono viti e si lubrificano congegni alle macchine, e si distribuiscono fogli per 11 « tema »; si parla di velocità medie e di velocità massime, e ci si allinea per -concorrere in file di banchi che sono del tutto simili ai banchi della scuola. In mezzo ai banchi durante le gare si muovono signori vestiti di scuro che hanno l'espressione severa e un po' assente dei' commissari d' esame, ma portano appeso all'occhiello della giacca un cartellino su cui c'è scritto giuria. E insomma va a finire che a un certo punto uno non saprebbe più dire se si muove per i corridoi della Sapienza o in mezzo al pubblico che attende l'arrivo dei corridori del Giro d'Italia a un traguardo di tappa. Un Giro d'Italia femminile, tuttavia. Infatti i concorrenti a queste competizioni dattilografiche sono quasi tutte delle concorrenti. Pare proprio che la macchina per scrivere obbedisca alle donne meglio che agli uomini. Sia una faccenda prevalentemente femminile, almeno a questi estremi traguardi di velocità e di perfezione. C'è infatti anche qualche concorrente di sesso maschile, e slede intimidito e in definitiva poco persuaso, piuttosto vergognoso di sè, nelle folte schiere bionde, brune fulve, delle fanciulle, ma, se ci fosse il totalizzatore si può star certi che nessuno punterebbe su di lui. Ecco, sarà per questo: che a scrivere a macchina dico a scrivere a macchina come si deve scrivere qui con una velocità che supera quella di un comune ma non lento stenografo, 'con le dita che tempestano la tastiera senza staccarsene un attimo, dal principio alla fine e con gli occhi che non abbandonano mai il testo in copiatura per andar a vedere che cosa fanno le dita, occorre prendersi sul serio e prendere sul serto quello che si sta facendo in un mòdo di cui solamente le donne sono capaci. In un uomo, poco che sia, il demone della distrazione e dell'ironia è sempre In agguato, e se fa tanto.di appena appena svegliarsi, addio quella meravigliosa corrente, addio quel' prodigioso accordo tra gli occhi e le dita che permettono di scrivere qualche cosa come novanta parole al minuto, oltre cinquecento e cinquanta battute in sessanta secondi! Per gioco domenica ci si sono provati i giornaUsti, gente in fondo che con la macchina per scrivere hanno una certa dimestichezza e una certa familiarità. E per gioco hanno voluto partecipare alla gara a squadre. Ahimè, che il più bravo di essi perdeva tutti 1 momenti il segno, confondeva una riga con l'altra, inventava e sostituiva le parole! Dall'anno scorso a quest'anno 1 Campionati di stenografia e dattilografia sono cresciuti di grado e sono divenuti Olimpiadi internazionali. Infatti la competizione ha visto di fronte concorrenti convenute da diversi paesi d'Europa. Persino dalla remota Finlandia, che ci ha inviato la sua campionessa, la signora Meri Immonen, arrivata in aeroplano da Helsinki a dare un saggio della sua bravura. Autentica bravura, se si pensa che la signora Immonen ha raggiunto in gara la considerevole velocità di 500 battute al minuto. Vincitrici assolute sono state tuttavia le italiane. Piera Bollito, la prodigiosa dattilografa torinese che aveva vinto l'anno scorso a Viareggio i campionati italiani, ha vinto quest'anno la gara internazionale di velocità con la media favolosa di 565 battute al minuto. E Jole Mariotti, che quest'anno concorreva anche lei per la Olivetti, le è stata di poco seconda con 545 battute, vincendo invece la gara individuale nazionale. Effettivamente la parità del mezzo meccanico, la Lexikon 80, ha messo le due antagoniste su di un piano di uguaglianza assoluta. La gara a squadre, una specie di staffetta dattilografica, ha visto vittoriosa la squadra della SIST di Torino, con le due sorelle Bollito e le signorine Amosso, Scalvini e Ferrerò. Nelle due precedenti giornate di gare si erano svolti gli incontri degli stenografi. Nella gara fra gli stenografi giornalisti è risultato vincitore il collega Piero Galletti del « Paese » di Roma, seguito da Antonino Crea del « Popolo » di Milano, e da Francesco Korompaj del «Gazzettino» di Venezia. Al termine delle gare abbiamo visto il signor Ciocchetto ripassare tra i banchi vuoti, riguardarsi le sue macchine, ritoccarsele e carezzarsele con tenerezza. Il suo compito di assistenza era finito. Bravissime, miracolose queste ragazze, egli pensava, ma anche voi macchine colore dell'argento, anche voi avete la vostra parte di merito. E il suo cuore ne era confortato. OTTAVIO MORO La poderosa squadra SIST-LEXIKON di Torino che ha vinto la gara a squadre. Da sinistra Piera e Pina Bollito, Antonietta Ferrera, Elena Amosso, Emma Scalvini.