Giardino sul mare

Giardino sul mare Giardino sul mare Le panche disposte a semicerchio sullo spiazzo del giardinetto che s'affaccia sul mare sono occupate da gente avida di sole dopo ce giorni di continui piovaschi. E par che il sole li abbia tutti illanguiditi, snervati. Un vecchio magrissimo e canuto sonnecchia addirittura, col mento sul petto e il giornale aperto sulle ginocchia; e ogni tanto apre gli occhi e si protende a guardare con un'espressione ansiosa verso la spiaggia, oltre il muretto che delimita' il giardino, dove tanti bambini giocano vociando. Anche una signora grassa ch'c seduta accanto al vecchio guarda versq la spiaggia, ma i bambini non li vede. Poc'anzi, mentre dall'albergo veniva al mare, s'è fermata davanti alla vetrina di un fotografo, dove erano raggruppate fotografie di bagnanti di epoche diverse; e li ha visto una sua istantanea fatta molti anni prima, durante l'ultima sua villeggiatura di ragazza. Ne è ancora tutta intenerita, con una specie di letizia effervescente. Riconosce il 'grande scoglio della fotografia, nella quale appare così snella tra giovani che la guardano con ammirazione e desiderio; ricorda la gioia che provava quando raggiungeva a nuoto quello scoglio; e si sente fervida e leggera come allora, quasi si fosse libe rata d'improvviso dalla pingue dine che l'opprime. Segue con 10 sguardo, nell'abbaglio delle acque quiete, una grande nave bianca che sta per sparire oltre 11 promontorio al limite dell'ampio golfo; ed è presa dal bisogno di parlare, di effondere in qualche modo la letizia che le cresce. — Che meraviglia questi fiori! — esclama volgendosi al vecchio seduto accanto a lei. — che pianta è? Il vecchio si desta dal suo torpore, la guarda con un'espres sione tra assorta e scontrosa, poi alza il viso verso i grappoli rosei che gli pendono sul capo. — E' una tamerice — dice quasi tra sè, e resta a guardare quelle fronde fiorite quasi fossero una scoperta anche per lui Ad un tratto si ode il fragore di una grande ondata che s'abbatte sulla riva, e su quel fragore sùbito si levano le grida di spavento dei bambini. Altre grir da echeggiano dal giardino, dal lungomare vicino, dalle case lontane; e gente corre da tutte le parti verso il mare. — Ma non l'avete vista la nave che passava al largo? — grida in , dialetto una voce rocai Dovevate aspettarvela l'ondata Il vècchio, s'è-.' alzato senza avere udito bene? Quando ; capi sce quello ?ch'è accaduto,'si slan eia in direzione della spiaggia: ma gli occhi gli si offuscano, le forze gli vengon meno. — Evelina! Evelinal — urla disperato, e annaspa cercando un sostegno. La signora grassa fa in tempo a impedirgli di cadere, lo trascina come può, lo fa sedere sulla panca. — E' qui, è qui, signor Gio vanni — grida dalla spiaggia una donna scalza conducendo la bambina per la mano. — Evehna! — geme il vecchio con gli occhi senza sguardo, prò-' tendendo le mani tremanti; e poi stringe convulso il capo della bimba che gli si aggrappa alle ginocchia singhiozzando. — Niente, niente, signor Gio vanni — dice la donna scalza — Vede che non s'è fatta male? E ci son tutti i bambini, per fortuna. — E' tutta bagnata, è tutta bagnata — ripete il vecchio, c rabbrividisce come se sentisse nelle ossa il freddo di quell'ac qua. Si alza, ma non riesce a stare in piedi. — Stia li, signor Giovanni L'accompagno io la bimba a casa — lo rassicura la donna. — Sì, cara, grazie, grazie. Di ca alla Teresa che la metta letto con molte coperte e che le dia un tè calèo, molto caldo. Va', Evelina, va'. — E fa uno sforzo per staccare le mani da quella testolina. Resta ancora un poco proteso, anelante; poi si abbandona esausto sulla spalliera della panca, con gli occhi chiusi. La signora grassa gli si siede accanto. Vorrebbe dirgli qualcosa di confortante, ma non trova le parole. Quel viso scavato e illividito, quel respiro faticoso a bocca aperta, le lievi contrazioni di quelle dita ridotte a pelle e ossa le danno un misto di orrore e di pietà. — Chissà che spavento, povera piccola — mormora alfine il vecchio. — Ma appena sarà a casa, tra le braccia della mamma, lo spavento le passerà, stia tranquillo — gli dice la signora. Il vecchio apre gli occhi, la guarda con un'espressione quasi d'odio, poi china il capo e dice con voce.dura: ' — Non ha la mamma. — E dopo un poco soggiunge, angosciato: — Nemmeno il padre. — Oh, povera piccola. — Una bomba, l'ultimo giorno della guerra. Vede quella specie di casermone nuovo sul lungomare? Era lì la nostra ca sa. Se l'era costruita mio padre dopo ventanni di lavoro in America. Spari in un attimo L'ultimo giorno, quando pareva che il macello fosse finito. Io avevo qui la piccola nella carrozzella, e per questo restammo vivi. — Oh, poveretti — fa la signora con voce accorata. — E ora lei... Oh, come la capisco, pqameeracmtttlepglsgprivgts pòvero signore: lei vive per questa nipotini. — Pensa che anche lei, dacché suo marito è morto, vive per il suo figliolo ne. e ne ha un senso di conforto e di orgoglio. Il vecchio la sogguarda e prorompe in una specie di ghigno amaro: . — Già, così si dice. Così si crede. Anch'io lo credevo. E come mi ribellai quando volevano togliermi la bambina per metterla in non so più quale istituto. Devo allevarla io, dicevo, la figlia di mio figlio. Dovevo educarla io, dovevo sacrificarmi per lei, vivere per lei. — Il viso gli si contrae in una smorfia dolorosa, la voce gli si fa aspra, stridente: — Il fatto è, cara signora, che volevo la piccola per poter vivere io, per non morire. Vivere per lei! Sa cos'è vivere per qualcuno? E' avvinghiarsi a qualcuno per non sentire il vuoto, l'inutilità della nostra esistenza. Un salvagente, signora. La donna incomincia ad aver paura di quegli occhi arrossati e lucenti, di quel battere di palpebre che si fa sempre più fitto. — Perchè vivo io? — esclama dopo un poco il vecchio con vqce aggressiva. — Per la piccola? La piccola starebbe meglio in un collegio, tra altre bambine, tra gente giovane e piena di vigore e di allegria. L'ho capito l'anno scorso, quando si ammalò. A ogni suo lamento mi mettevo a tremare, mi mancava il respiro, la vista mi si annebbiava. Non ero capace nemmeno di darle le medicine. E oggi... lei ha visto: se aspettava me, poteva affogare. Bel vivere per lei! Io le appesto l'aria che respira col tanfo della mia vecchiaia. E' tanfo di sepolcro, cara signora. Certe volte, quando mi stringo al petto la piccola, e odoro i suoi capelli, e respiro la fragranza del suo alito, e mi pare di bere l'azzurro dei suoi occhi... ho l'impressione che lo faccia per non sentire il mio tanfo di sepolcro. E questo, sa cos'è? E' un delitto! Nel codice non c'è scritto, ma è un delitto. Glielo dico io, che sono stato un magistrato, un giudice. Dovrebbero processarmi, chiudermi in galera, — Si appressa ancor più alla signora e soggiunge sottovoce, come se le confidasse un segreto: — Sa perchè non lo fanno? Perchè hanno paura di me, perchè sono un giudice. Cretini! Non capiscono che proprio i giudici devono essere giudicati senza pietà e timore. Se no, che diventa la giustizia? La giustizia, signora, è cosa divina! Resta assorto, come ad ascpl tare la risonanza dell'ultima pa rola pronunziata; poi si guarda intornò imbambolato, e s'alza d'improvviso, — Bisogna che vada — dice con l'aria di scusarsi. — Chissà che combina quella ciabattona con la piccola. Ci vorrebbe una vera cameriera, una donna fine Ma come si fa, con la mia pensione? Riverisco, signora. — E si allontana con passo esitante, le spalle incurvate. La signora lo segue con le sguardo sino a quando riesce a scorgerlo tra le piante del giardino. E' stordita, oppressa. Pensa che suo figlio a quest'ara è tornato dalla sua passeggiata in bicicletta e l'aspetta all'albergo per pranzare; ma noti si decide ad alzarsi. Si sente pesante, sfatta. Le pare che dalle sue carni flaccide si sprigioni un sentore di muffa, e che suo figlio dehb.i averne disgusto. Guarda le tamerici in fiore, il barbaglìo del mare sotto il sole, e ne ha un senso acuto di dolore. Giuseppe Lenza

Persone citate: Giuseppe Lenza

Luoghi citati: America