La polizia fino a mezzanotte diede la caccia agli elettori di Virgilio Lilli

La polizia fino a mezzanotte diede la caccia agli elettori La polizia fino a mezzanotte diede la caccia agli elettori Nelle case con la pistola in pugno - Minacce, percosse, saccheggi, mobili dati alle damme - Il trattamento riservato ai giornalisti (Dal nostro inviato speciale) Trieste, 17 aprile. Le eiezioni popolari - democratiche - progressive - federative - comuniste indette dalla Jugoslavia leninista -. deviazionista, eco. nell'Istria italiana, detta zona B del Territorio Libero di Trieste, sono ormo* un fatto compiuto. Le ùltime percosse degli attivisti slavi agli Italiani ohe si rifiutavano di votare sono state distribuite fino alla mezzanotte di ieri; le ultime intimidazioni — piatola al petto, fucile mitragliatore alle reni, minaccio di rappresaglie di ogni sorta — sono state messe in atto fino alla ■mezzanotte di ieri; le ultime case saccheggiate, gli ultimi mobili dati alle fiamme, le ultime porte sfondate a calci o addirittura a colpi di mazza sono fatti di ieri fino alla mezzanotte. I/orario della votazione è stato .prorogato ad libitum — in qualche centro fino alle 22, in qualche altro centro fino alla mezzanotte — per buttare la gente a calci nelle sedi elettorali dopo le 19, ora che avrebbe dovuto segnare la chiusura delle operazioni di voto. Fino alle 17 le sedi'elettorali erano andate quasi deserte. Degli stessi slavi a Gradisca, per esempio, fino a quell'ora si era presentato il solo venticinque per cento: il che significa meno di una dozzina di persone; e degli Italiani il cinque. Il terrìbile ultimatum La V.VJ.A., il comando militare jugoslavo, cioè, ha atteso ohe noi giornalisti avessimo abbandonato la zona B del Territorio Libero per passare alle violenze aperte sugli elettori e costringerli cosi a non disertare le urne (noi eravamo arrivati alla frontiera di Albaro Vesoovà alle 17 appunto; e vi passammo oltre due ore di perquisizioni doganali e vessazioni varie). Alle 17 precise dunque militi della guardia popolare, e agenti dell'V.D.B~A. (già OZNA) truppe in borghese, attivisti sloveni cominciarono a battere casa per casa gli abitati di Gradisca, di Pirano, di Cittanova, di Isola, di Umago, di Buie, eoo. Nelle case trovavano le famiglie italiane riparate, come se fuori imperversasse una tempesta; davano loro l'ultimatum, pistola in pugno: votare entro quindici minuti o essere sottoposti a provvedimenti d'urgenza. In altri casi le pattuglie passavano immediatamente alle vie di fatto: gli elettori venivano strappati di casa e oondotti a calci nelle sedi elettorali. Mi duole non poter dare il lungo elenco dei perseguitati — solo una minima parte di essi, ben inteso, poiché di una sola minima parte si è riusciti ad avere notizie — sottoposti ad ulteriori torture, gente già duramente proxxita. Qualcuno è impazzito. Alcuni appartamenti di Gradisca sono stati saccheggiati fino ad essere rasi al suolo. Qualche elettore è stato percosso a sangue nelle stesse sedi elettorali, accusato di voler mettere nelle urne la scheda bianca. Ad esempio una professoressa di liceo è stata brutalmente calpestata perchè votando piangeva. Un altro elettore che ebbe la scheda con lista unica (quella del fronte popolare slavo, cioè partito comunista di Tito) e chiese la scheda con due liste — con estrema ingenuità, d'altra parte, poiché in realtà in tutte le sedi gli Jugoslavi hanno imposto la lista unica — è stato percosso al solito a sangue. Forse dunque le elezioni di Tito nella zona B del Territorio Libero di Trieste costituiscono una nuova edizione di elezioni totalitarie ammaestrate. La rozzezza dei sistemi jugoslavi forse è, nella sua scoperta brutalità, un fatta nuovo. Si pensi d'altra parte alla grossolana ingenuità con la quale il reoime di Tito accolse ieri la stampa straniera; M pensi che qualunque altro re girne avrebbe nei confronti dei giornalisti recitato una commedia sia pure per ragia ni di" propaganda. Noi fummo accolti,. «I oontwrio, a calci, a sputi, a colpi di punteruolo, a ingiurie e a minaccio di morte. Tito è certo più immaturo di Stalin. Si pensi che la radiò jugoslava (e gli stessi giornali di Tito a Trieste) danno notizia ohe noi giornalisti abbiamo «sparso il terrore nella zona B ». Si pensi che eravamo quindici persone munite ognuna di una matita e di un taccuino, disperse a gruppi di due o di quattro nei vari paesi, in mezzo a truppe sul piede di guerra, come su un fronte di battaglia. Si pensi che ci muovevamo perciò fra gendarmi, fanteria e persino fra battaglioni di croati o serbi che impugnavano minacciosamente picche, badili o randelli. Il discorso del lupo con l'agnello ai famoso torrente diventa una delicata musica al confronto delle accuse degli jugoslavi alle nostre timide, mansuete e anche impaurite persone. Cantano «vittoria» Il Corriere di Trieste, « quotidiano di Tito, nel suo articolo di fondo odierno registra una vittoria. Battaglia, vinta, dice. Praticamente, con le più balorde, brutali e ottenebrate elezioni che la storia politica dell'ultimo cinquantennio ricordi, e pubblicando un risultato di voti favorevoli al fronte popolare nella misura del novantasette o del novantanove per cento, la Jugoslavia ha ritenuto di essersi aggregata l'Istria come per un plebiscito. (Fra l'altro gli uffici elettorali jugoslavi, composti per la più parte di gendarmi o di poliziotti semianalfabeti, non sono riusciti a fare ufi preciso conteggio, per cui fino ad ora gli stessi organi governativi hanno comunicato risultati in versioni diverse, tutti bene inteso a carattere plebiscitario). E' chiaro che una simile vittoria elettorale non potrà essere accettata da nessun ambiente politico, per smaliziato che sia. Ma è altrettanto chiaro ohe simili elezioni hanno riproposto in tutta la sua interezza il problema di Trieste, del suo territorio tutfaltro che libero. Il partito comunista triestino ha solennemente proposto « oggi » la soluzione del « plebiscito». E' una proposta impegnativa ed estremamente seria, la quale ha il solo difetto di partire da un mondo che fa più politica demagogica che politica pura e semplice. Voglio dire che un plebiscito proposto da un partito comunista non può avere per scopo una soluzione obiettiva di un problema. Se la proposta potesse poggiare su basi meno machiavelliche di quelle comuniste essa dovrebbe essere non solo presa in considerazione, ma messa immediatamente in discussione. L'urgenza della situazione non tollera proroghe. Virgilio Lilli

Persone citate: Isola, Stalin

Luoghi citati: Cittanova, Istria, Jugoslavia, Trieste