Coppi in Calabria ha ritrovato se stesso

Coppi in Calabria ha ritrovato se stesso Coppi in Calabria ha ritrovato se stesso (Dal nostro inviato speciale) I Genova, 3 aprile. tScendendo stamattina a Ro-| ma dal direttissimo sul quale era salito ieri sera a Reggio Calabria qualche ora appena finita la corsa e avviandosi alla svelta verso il «rapido» che nel pomeriggio l'avrebbe sbarcato a Genova, Fausto Coppi portava gli occhiali scuri, come se alto e abbacinante fosse il sole — e Invece, pioveva su Roma, come aveva piovuto sul treno tutta la notte, come aveva piovuto il giorno avanti sulle strade che i corridori avevano percorso fra zampilli di fango e sotto continui rovesci temporaleschi, — H fango e. l'acqua mi fanno terribilmente male agli occhi —r mi diceva poco dopo il vincitore della corsa di Reggio mentre eravamo nella vettura-ristorante a far la prima colazione (Coppi mangiò due uova al burro e una mela, e ci bevve sopra un bicchiere di spremuta d'arancia). Infatti, aveva ancora le palpebre arrossate e gonfie, attorno al suo curioso occhio d'atzeco. — Sulle prime salite le strade erano veramente brutte — continuò. — Ha visto quanti sassi, e con delle buche che non si vedevano per via del fango che le ricopriva, cosi noi, zac ci andavamo dentro. E' stata una gran fatica. Riconosco che la corsa di ieri è per me una delle più dure che io ricordi. Ma appena al piede della salita lunga mi avvertirono che Bartali era appiedato partii deciso all'attac co; e a dispetto delle due forature potei raggiungere e superare un mucchio di corridori e rimanere in testa soltanto con Ortelll ed Astrua. In quel momento fui certo d'aver la corsa in mano. Bastava spin gere forte, spingere senza requie come se Bartali fosse sempre a cento metri. Lo sforzo compiuto da Coppi in quelle quattro ore di corsa fu davvero impressionante; spettò a lui continuamente di battere il passo perchè i suoi due compagni di fuga si guardarono bene dal coadiuvano; con risolutezza ed intelligenza egli aveva saputo approfittare della breve fermata del suo diretto rivale per sferrare l'attacco, e se anche due volte egli dovette metter piede a terra lungo la salita per cambiare la ruota, la stessa duplice avventura accadeva a Bartali, ma in un momento ben più difficile, cioè nella discesa. Se Coppi apparve sulla salita della Llmlna (ed anche dopo) il dominatore assoluto, non meno impressionante fu l'inseguimento del fiorentino che superò una quarantina di avversari e sul culmine passò in sesta posizione, avendo ridotto il suo ritardo a corca 300 metri soltanto. I Ma le due successive forature concorsero a preoluder| S}i definitivamente lì. nlcona i i , l e o e a . i e l i o l a e a e i l a e e e o a e a o, u o a e e, o o. glungimento col trio di testa. Coppd, del resto, era lanciato come in tanti altri decisivi momenti delle sue corse; capiva che sulle strade calabresi egli giocava una delle più importanti carte della sua carriera; che la corsa fosse davvero la rivincita della « Sanremo » mica era un'invenzione dei giornalisti ma il suo stesso intimo e radicato convincimento; non è vero che in questi professiali dell'atletismo l'orgoglio e l'amor proprio non facciano presa, tutt'altro, più sono celebri e ben pagati più ci tengono a mantenere alto il proprio prestigio. Ecco perchè Coppi rimase in testa alla striminzita pattuglia per il resto del percorso senza mai voltarsi indietro a chiedere d'essere sostituito nella gravosa funzione di battistrada. La lotta era chiaramente limitata fra lui e Bartali; i due che lo seguivano, disperatamente chini sul manubrio per non perdere contatto dalla sua ruota, manco contavano. (Quando volle, infatti, sull'ultima salita li piantò in asso). Era da Bartali, unicamente da Bartali, ch'egli doveva guardarsi: guai se l'inseguitore fosse riuscito a raggiungerlo; la lotta sareb cessata, nessuno dei due avrebbe più « tirato », l'andatura sarebbe crollata; di lì a Reggio sarebbero sopravvenuti i ritardatari ad ingros sare la compagnia, e nell'inevitabile arrivo in gruppo Bartali avrebbe vinto In volar ta, come a Sanremo. Quale affronto, quale umiliazione due corse come apertura di stagione, e due sconfitte. Ci sarebbe proprio stato da chiedersi se per Coppi non fosse cominciato il fatai declino della sua prodigiosa carriera. Vincendo come ieri ha vinto, egli ha però fugato ogni dubbio. L'atleta è ancora forte; la sua potenza è sempre tale da saper tradursi in « performances» che richiedono una vitalità fresca e intatta. Che egli vada a disputare domenica prossima la Fartgi-Roubalx su un percorso non confacente alle sue attitudini, epperclò arrischiando di venir battuto, è per noi questione secondaria; l'essenziale è che egli si è « ritrovato ». Ciò promette molte e nuove emozioni per la ripresa del suo duello con Bartali nelle rimanenti corse della primavera e poi nel GÌ ro d'Italia (semprechè non entri In scena il Magni, e correndo « alla francese » anche sulle nostre strade come ha dimostrato di saper fare domenica nel Giro, delle Fiandre, gli dia la paga a tutt'e due). Vittorio Varalo

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