A Vienna non si è vista una vera squadra "azzurra,,

A Vienna non si è vista una vera squadra "azzurra,, CROMAOHE DE A Vienna non si è vista una vera squadra "azzurra,, Insegnamenti delia sconfitta subita al Prater (Dal nostro inviato speciale) Vienna, 3 aprile. A Vienna si è andati un po' in euforia per la vittoria riportata sull'Italia. Il mezzo insuccesso del risultato pari ottenuto, pure sul proprio terreno, nell'incontro con la Svizzera, quindici giorni or sono, aveva depresso gli umori. Pareggiare al Prater con gli elvetici era il segno precursore di una batosta con gli azzurri al Prater stesso. Come Sindelar Non c'è come partire da un basso livello in fatto di speranze e di aspirazioni per salire subitamente in alto al momento in cui si realizza un successo. : . Siccome ogni buon viennese è uno sportivo — buono o cattivo, ma sportivo —> ieri Vienna era tutto gaudio. Aveva dimenticato i suoi terribili guai, le sue case sventrate, le sue famiglie rovinate, le ristrettezze finanziarie, le quattro armate di occupazione. Non ricordava più altro se non che la sua squadra aveva giocato per un quarto d'ora come ai tempi di Sindelar e che essa aveva bat tuto coloro che tuttora detengono il titolo di campioni del mondo. « Wien, nur Du alleiti! », dice la vecchia canzone: « Vienna, tu, tu sola puoi offrire certe sensazioni ». I diecimila italiani che rappresentavano in Austria una specie di quinta colonna per l'occasione sono rimasti piuttosto abbacchiati. Se gli aziiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii e zurri avessero vinto ci sarebbe stata da attendersi una specie di dimostrazione o di corteo lungo i diversi Ring. Dato il risultato negativo, parecchi italiani sono partiti subito dopo la gara e la lunga colonna degli automezzi, si sta ora snodando lungo le vie del ritorno. A Vienna non sono rimasti — e non rimarranno con probabilità più di un paio di giorni — che coloro che dell'incontro internazionale hanno approfittato per effettuare una gita. La vendetta che si doveva trarre sul duro rovescio subito al Prater due anni fa non è venuta. E' un peccato. Ma bisogna riconoscere che nella giornata non sarebbe stato possibile di trarla. Al massimo, domenica, si sarebbe potuto ottenere un pareggio. E sarebbe rimasto, testuale com'è, il problema che noi un insieme da potersi definire tecnicamente col termine «squadra » non l'abbiamo. Abbiamo undici o più uomini che si alternano nella compagine, non tutti possedendo le qualità necessarie e sufficienti per essere considerati come dei veri nazionali. Un capitolo a sè rappresenta, inoltre, il modo in cui questi undici uomini si dispongono e si comportano in campo. Domenica, quello che essi hanno applicato in certi periodi dell'incontro, per esempio, non è stato che una parodia del sistema. A^raverso te maglie dello sbarramento nostro gli austriaci potevano passare con la stessa facilità con cui noi potevamo passare per i larghi interstizi dell' approssimativa marcatura loro. Dal punto di vista tattico nemmeno .gli austriaci si sono portati in modo da meritare lode. Nella maggioranza dei casi essi hanno operato come se la squadra fosse diviso in due settori distinti, in modo che ogni qual volta la faccia delle cose cambiava perchè si passava repentinamente dall'attacco alla difesa, un grande spazio libero, uno spazio di trenta o quaranta metri, compariva in mezzo al campo. Questa « terra di nessuno » avrebbe rappresentato un campo d'azione magnifico per il quadrilatero delle nostre mezze ali e dei nostri mediani laterali, se questo quadrilatero fosse esistito. Nessuno ne ha approfittato. Errori tattici In genere, nella giornata, nessuno dei due contendenti ha saputo trarre profitto dagli errori tattici dell'altro, che altrimenti il punteggio avrebbe preso proporzioni di un certo rilievo. Per esempio ap¬ pz parve chiaro nella prima mezz'ora di gioco che la difesa austriaca era deficiente in fatto di marcatura. Precisamente come nel primo tempo della partita di Firenze dello scorso anno, terzini e mediani non marcavano nessuno, giocavano d'intuito e di prodezza d'interventi, di decisione, ma all'inizio dell'azione gli avversari si lasciavano sempre liberi. Era una pacchia per dei sistemisti, e i nostri avrebbero potuto e dovuto approfittarne. Non lo fecero in quella prima mezz'ora, e più tardi gli avversari, accortisi di quanto poteva succedere, ricorsero ad una più accurata distribuzione dei compiti e ad un più stretto lavoro di sorveglianza. Come conseguenza i nostri non passarono nè prima nè dopo. Almeno un pareggio E' un po' evanescente l'undici che ci rappresenta in questo momento. Ha grande volontà di ben fare e bisogna togliersi il cappello di fronte allo spirito che .dimostra. Ma, tecnwamente e tatticamente, nonna idee chiare sulla linea di condotta che deve seguire, a seconda di quello che ogni volta la situazione comporta. Domenica fu battuto da un avversario la cui superiorità non ebbe proporzioni maggiori di quella di una sfumatura, durante tutto l'incontro. Con un po' di fiuto di quanto stava avvenendo, con un po' di esperienza e di senso pratico, avrebbe potuto benissimo costringerlo al risultato pari, quest'avversario. Sarebbe stata una sconfitta evitata. Vittorio Pozzo

Persone citate: Vittorio Pozzo

Luoghi citati: Austria, Firenze, Italia, Svizzera, Vienna