I personaggi del Giusti

I personaggi del Giusti M> O P Q € E X T 9 A XXI I personaggi del Giusti sera del giovedì grasso I si del 1842, uno di quei tali che1 danno da mangiare per ozio, o per sentirsi lodare il cuoco, aveva invitato a cena da diciotto a venti, tutti capi bislacchi chi per un verso e chi per l'altro, e tutti scontenti che il carnevale fosse lì per andarsene. V'erano nobili inverniciati di fresco e nobili un po' intarlati; v'erano banchieri, avvocati, preti alla mano, insomma omnì generi ntusicortmt. Tra gli altri, non so come, era toccato un posto anche a due che pizzicavano da poeta... ». Ecco, per mano dell'autore, al principio de / brindisi, la commedia umana del Giusti, che ha in alto le teste coronate e mitrate, in basso il becerume cresciuto nelle bettole, e a mezzo, con arditissima immagine, chi seppe « rubar fin la collottola al capestro » (La vestizione) facendo fortuna, mentre la • Ciurma sdraiata In vii prosopopea Che 11 suo beato non far nulla [ostenta Gabba 11 salarlo, e vanta la livrea... Quanto la visione del mondo del poeta che si Spegneva or e un secolo, il 31 marzo 1850, fosse cupa e pessimistica, sta a documentare il Gingillino, i cui colori son quelli delle Satire del Giraud anziché ' delle più amabili, superficiali e indulgenti poesie del Guadagnoli. Nel Giusti senti davvero un'amarezza profonda, una misantropia costante, e certi festosi e scherzosi accenni, restati fioriture senza domani. Giovane, s'era provato a emulare il Petrarca, e le sue composizioni serie non valgono gran che: eppure, anche in esse vibi la malinconia che è la musa, con il sarcasmo, dei versi cosiddetti giocosi. Tutta la poesia satirica, da Marziale a Boileau, da Parini a Carducci, c nel piglio, e nella forza e concisione dello stile, e Giusti, ancor oggi, per chi sa leggere, è un prodigio di versificazione al servizio di un'ispirazione schietta e, sincera. Francesco De Sanctis dichiarò nella sua Storia che in Giusti, c'era' già la commedia di costumi, e giudiziosamente. Ma nessuno dei commediografi di professione del suo secolo, da Paolo Giacometti a Paolo Ferrari, dal Torelli al Cossa, andò a ripescar Stenterello Porcacci, l'impresario Ricotta, la mamma educatrice. Trippa e Ganghero, Granchio e Sbadiglio, Archetto e Ventola, dal repertorio del poeta, per metterli in scena Essi abbandonarono a Sardou il tipo di Rabagas che era pretta mente giustiano, e preferirono •un «realismo» che proveniva dai romanzi francesi o degl'inipiastri storici nel gusto melodrammatico che ci è tanto caro La società italiana della prima metà dell'Ottocento, aristocrazia, borghesia, e plebe, da Giuseppe Giusti colta e disegnata nel pe riodo di fermentazione che precedeva e accompagnava il Risorgimento, ritraendo al vivo la natura umana durante le convulsioni politiche, restò intatta fra le chiuse pagine del suo libro, e si preferì, leggendolo, batter la via patriottica, ricordare le strofe antitedesche, raccogliere le frequenti ' punzecchiature anticlericali, anziché penetrare in un mondo che il contemporaneo Gaverni incideva, Béranger aveva sfiorato, Henry Monnier, stenograficamente e pazientemente, riproduceva. Intanto il poeta risaliva a Dan te, al Berni, al Pulci talché l'atto di fede di Gingillino, sembra una parodia dell'analogo e famoso di Margutte nel Morgante: Io credo nella Zecca onnipotente E nel figliuolo suo detto Zecchino Nella Cambiale e -nel Conto [Corrente • nel Soldo uno e trino, e i discorsi che corrono, già sceneggiati, preparano la ricca e lepida materia della Storia contemporanea, delle Istruzioni a un emissario, del Consiglio a un consigliere, dello stupendo Congresso dei Birri. Più Giusti maturava, meglio la sua attenzione volgevasi alle manie e alle mode del giorno, come L'intercalare di Gian Piero, che è del 1846; la Donna non compresa, dello stesso anno, // treppiede con Padre Bile, Padre. Giulebbe, Padre Tentennino (felicissima scelta di nomi), il Fossile: «Ecco un bue pietrificato - Che rammenta il vecchio mondo». E il tremendo, incompiuto Schiavo: Ecco 11 povero schiavo Che torna alla catena Bastonatelo, In pena D'aver fatto da bravo. Col dritto del più forte. Bastonatelo a morte... nonché il rossiniano inno senza titolo, ma che chiama subito quello di L'eroe del fronte interno, e comincia: «Io per l'Italia mi fo squartare... », cosi proseguendo: Quanto a proteggere L'ordine Interno. Quanto alle Infamie Qui del Governo, Poter di Dio! CI penso IoAndate, lo resto Giusto per questo. Un frammento di commedia attesta che Giusti meditava di sceneggiare la Guardia Civica, personaggi Crema e Vespa; un altro, / casi di Stenterello Porcacci, il quale cerca un impiego dal governo, fa il biscazziere, lo strozzino, va in prigione quand'è innocente, e ne sta fuori allorché meriterebbe di entrarvi, dimostra che il poeta voleva redigere un vero e proprio racconto. Avremmo avuto Stenterello antiquario, sensale di cavalli, corteggiatore sfortunato di una ricca vecchia, e tutto inteso a nobilitarsi accattando antenati, con questo risultato: , . . appena consultati I libri su delle RUormaglonl Si trovaron Porcacci magistrati Porcacci conti. Porcacci baroni l'orcaccl chiari in lettere e beli arti Porcacci Insomma da tutte le parti La società descritta nelle Satire del Giraud ricompare, peggiorata, con nugoli di birri che spgiprgrpezaciscqupramveim« « chspsosuredisu« - vaOrE E'SoJosucalocodepatrstdecuinsedolitislinveloCegpaticosumririnapochermgevepdsilifil'EdtaiiId(cselopscsuofasgshactaerissmmapg—cacVItcdvtudcgtonpInvtibsppceqsAsbvLmivprmdosgtguabdbdn si pongono ai fianchi dei so- pvfgcinsindvpgfutfnefglel'suvmeteptdcspetti; ■ vedete costoro maneggiarseli e schermirsene, e l'impresario Ricotta dar il passo gratuito a «dugento spie». C'è persino la madre che fa la piazza alla figlia, e riscosso in anticipo qualche quattrinello, la lascia sola col ganimede, tristo quadro di miseria. Ben si comprende come nella Lettera a un amico, di cui possediamo due versioni, Giusti paragonasse gli impeti e i fremiti giovanili, le « illusioni beate », le lusinghe « dell'innocente asinaggine » di chi si affaccia al mondo, con lo spettacolo finale. La stagione dei sogni e delle emozioni cessando, subentra una contemplazione direi quasi leopardiana, e il poeta di Monsummano si incontra col suo grande predecessore, che « neghittoso immobile giacendo, - Il mar la terra il cielo » mirava sorridendo, e come lui canta : Ora 11 mondo lo veggo tal quale E sorrido sul tempo passato E' finita l'età del pupillo Son tranquillo, tranquillo, [tranquillo Questo sorriso è un ghigno, e Jonathan Swift potrebbe farlo suo. Siamo troppo avvezzi a cercar nel Giusti il Sant'Ambrogio, lo Stivale, La ghigliottina, L'incoronazione, i palpiti e i fremiti del Risorgimento, e magari // papato di Prete Pero, o // re travicello per studiare e ricostruire seriamente la complessità del suo ingegno. Le calunnie di cui l'abbeverò il. Tommaseo, la incomprensione del Croce, la riserva del conterraneo Ferdinando Martini, le superficiali amabilità del Manzoni a cui più della ispirazione poetica premevano la lingua e il toscaneggiar dei proverbi, hanno contribuito ad allontanar molti da lui. E se per Carducci e la generazione di cui egli fu maestro. Giusti era — al pari di Guerrazzi, altro dimenticato — rivendicato-nella gloria nella scia patriottica, l'unità compiuta, e le lotte politiche successive, lo' tennero distante, mentre la sua commedia umana rimaneva attualissima. Sarei curioso di sapere, anche in Tosca na, se Giusti oggi è ancor po polare: ne dubito. E son certo che chi ammira Ungaretti e gli ermetici lo considera una mummia, e non finge neppur di leggerlo, come invece sente il dovere — o l'ipocrisia — di fare per Leopardi. L'aver avuto fin da ragazzo in mano le sue poesie, imparate a memoria o fami' liari, mi spinge a considerare la figura, a rimandar i curiosi all'Epistolario e alle Memorie inedite, che sono bella' prosa, e a tante strofe di squisita fattura,1 iiiiiiiiiiiiliiiiiwmiiiiiiiinuiiiiwiiiiiiiiiiiiiiiiii per coloro che s'intendon davvero dell'arte dei versi. Nella pace della Valdinievole, fra paesaggi ameni e gente arguta, quest'uomo nervoso e ipocondriaco, infelice in famiglia e in amore, malaticcio ed ombroso, che venne in fama fulminea in età giovanile e poi con l'andar degli anni sentì l'estro affievolirsi e ceder la fortuna, e fini per esser odiato dagli uni come giacobino, e dagli altri come forcaiolo paurosissimo, condusse un'esistenza non invidiabile. Satirico e tristo sono vocaboli che facilmente si accoppiano, e l'animo del Giusti era malinconico e gentile anche se la penna beffarda. A salvarlo, ad assicurargli un posto sicuro nel pantheon letterario, valsero lo studio e l'amore ch'egli dedicò all'arte sua, lo scrupolo di cesellare il verso, lo sforzo di suscitar immagini vaghe e originali, scorci ed effetti potenti. E se ci mettete la passione d'italiano ch'egli ebbe, la chiarezza con cui interpretò e ritrasse una società molto simile all'odierna, siete certi di aver di fronte un piccolo classico. Giusti? E' ancor vivo. Arrigo Cajumi Mary Collins, «Miss Irlanda di New York », allo Zoo di Londra, entusiasta d'aver scoperto questo minuscolo roditore dall'occhio spaurito

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