Personalità politiche nel gorgo dello scandalo dei generali francesi

Personalità politiche nel gorgo dello scandalo dei generali francesi Personalità politiche nel gorgo dello scandalo dei generali francesi Revers e Mast alla controffensiva ■ Un membro gollista della commissione che li ha condannati era in relazione con Peyré • L'opposizione si accanisce contro ex-ministri l (Nostro servizio speciale) Parigi, 29 marzo. I generali Revers e Mast reagiscono con forza contro le conclusioni della commissione d'inchiesta nei loro confronti. Questa ha approvato il rapporto del deputato Du Veau che stigmatizza con parole severe le loro « relazioni disonoranti », le loro « lettere degradanti », le loro « false testimonianze », la loro « coscienza sporca », ecc. e quelle parole, si afferma, furono pesate, prima di chiedere al Governo di mettere in moto « le procedure di qualsiasi natura (amministrative disciplinari e giudiziarie) che 1 fatti esposti possono giustificare ». I « fatti esposti » concludono con la colpevolezza dei generali Revers e Mast e del col. Bravelet nella « fuga » del rapporto segreto sull'Indocina, nonché con la responsabilità dei due generali nei loro rapporti con Il Peyré, il quale diventò, grazie al capo di stato maggiore, « un personaggio introdotto negli ambienti dell'esercito e della politica ». La risposta del generale Revers è stata immediata: egli ha dichiarato ai giornalisti che Peyré era introdotto negli am bienti politici molto bene e prima che entrasse in relazione con lui, concludendo: < Ho l'impressione che per ragioni politiche si trasformino f militari in capro espiatorio ». Il generale Mast ha inviato dal canto suo una lettera di protesta alla commissione di inchiesta, constatando come certi uomini politici che erano legati a Peyré molto più dei generali non siano stati inquietati. Oggi un colpo di scena: Jacques Peyré il fratello, ha portato alla commissione una copia fotografica di una lettera molto cordiale che il deputato gollista Castellani, membro della commissione stessa, scrisse a Roger Peyré il 6 gennaio indicandogli fra l'altro che il governo Bidault sarebbe caduto alla fine del mese e che nuove elezioni erano imminenti. Altro colpo d-1 Bcena: la moglie del generale Mast, che ebbe con Peyré una lunga conversazione di nascosto dal marito prima che l'avventuriero partisse per il Brasile, ha chiesto di essere udita dalla commissione e ha denunciato anch'essa l'atteggiamento del deputato Castellani, il quale votò ieri il rapporto contro i due generali deplo^ Pmv o rando la loro amicizia con il Peyré quando egli stesso era molto legato con costui; prova he sia che un giorno Peyré lo condusse a pranzo da lei. Nei corridoi di palazzo Borbone si ha l'impressione che la signora Mast non abbia detto tutto quello che sa: i due generali hanno esitato a fare i nomi di alte personalità che proteggevano Peyré sperando probabilmente nel loro intervento; ma questo non si è Verificato' e la commissione d'inchiesta ha concluso con severità di giudizio. Non si esclude che la controffensiva dei generali, se essi conoscono realmente i protettori di Peyré, si sia iniziata ora. I due colpi di scena segnalati oggi ne costituirebbero un avvertimento. La decisione é ora nelle mani del Governo e più precisamente in quelle del ministro della Difesa. Egli può ordinare personalmente una sanzione chiedendo il parere a una commissione d'inchiesta composta di generali; oppure può fare tradurre gli ufficiali incriminati davanti a un tribunale militare. Nei corridoi di palazzo Borbone si osservava oggi ridendo che se i generali dovessero essere tradotti dinanzi a un consiglio di guerra questo dovrebbe; essere presieduto da un ufficiale superiore di grado e l'unico sarebbe Péta!n che è l'ultimo maresciallo ancora vivente. Si attende ora anche il rapporto del deputato Delahoutre sulla circostanza in cui venne deciso il non luogo a procedere da parte dei giudici militari; ma già fin da oggi l'opposizione chiede che il presidente del Consiglio e i ministri della Difesa e degli Interni di allora, rispettivamente Queuille, Ramadier e Moch, siano inviati dall'Assemblea nazionale dinanzi all'Alta Corte di giustizia. E' ugualmente dinanzi all'Alta Corte stessa che l'opposizione vorrebbe inviare gli ex-ministri socialisti Goum, Pineau e Moch implicati nello scandalo dei vini, sul quale si discute in questo momento all'Assemblea nazionale nel corso dell'esame di un rapporto di 1900 pagine redatto dalla competente commissione di inchiesta dopo tre anni di in dagini. Sullo scandalo del vini abbiamo già riferito a suo tempo, ma ricordiamo brevemente di che cosa si tratta: subito dopo la Liberazione, quando vadbmsptfvaad vigeva ancora il razionamento alimentare, i francesi avevano due litri di vino al mese, seb bene dall'Algeria ne arrivasse molto e nei centri vinicoli fosse abbondante. Ma la maggior parte del prodotto era venduto alla borsa nera con profitti che raggiungevano alle volte cinque franchi al litro. Ciò che viene rimproverato all'ex-ministro Felix Gouln " agli altri ministri socialisti è di avere accordato senza controllo le necessarie autorizzazioni per far venire dall'Algeria il vino venduto alla borsa nera. C'era complicità o soltanto leggerezza? La commissione di inchiesta non al è, pronunciata nettamente pur constatando che un grande disordine e molta incompetenza regnavano negli uffici, che dirigevano la requisizione del vino. Secondo l'exministro Farge esistevano ben quattordici maniere di frodare e su di esse 1 ministri responsabili chiudevano gli , occhi: per noncuranza o per complicità 7 Certo è che sul vino sono aiate costruite delle ricchezze favolose In poco tempo. Ciò è stato denunciato da Farge in un volumetto dal titolo: «Il pane della corruzione » che gli valse a suo tèmpo un processo per diffamazione intentato dall'ex-mlnistró Gouln. D tribunale diede-, però ragione a Farge. Cosa dirà ora il Parla mento? Lo sapremo fra un palo di giorni. iti.

Luoghi citati: Algeria, Brasile, Indocina, Parigi