Un affresco di Giotto la fantasia delle clarisse
Un affresco di Giotto la fantasia delle clarisse Un affresco di Giotto la fantasia delle clarisse Dichiarazioni del sovraintendente alle gallerie di Napoli prof. Bruno Molatoli (Dal nostro corrispondente) ■ Napoli,, 28 marzo. La notizia (diffusa da stampa e radio) della scoperta, nel monastero di Santa Chiara, di un affresco ili Giotto, finora sconosciuto, 'affresco che sarebbe affiorato durante i lavori di sterro, è risultata del tuttp priva di fondamento. La notìzia ha sorpreso per primi il: Sovrintendente ai monuti prof; Antonino Rusconi e quello alle Gallerie, professor Bruno Molatoli. Molatoli, in mattinata, ha compiuto una ispezione al monastero, constatando che si trattava di un vecchio affresco della Scuola Senese, che vi è sempre stato e non è nemmeno affiorato dalla rimozione delle macerie, perchè nel crollo causato dal bombardamento che ha distrutto il più importante monumento di Napoli, quell'affresco rimase intatto e perfettamente visibile nella parete. Se la scoperta fosse stata vera, sarebbe stata molto, importante. Molaioli, che è fra 1 più autorevoli critici e studiosi d'arte, ha dichiarato che sarebbe stato l'unico dipinto di Giotto che, come è storicamente prò. vato.fua Napoli e lavorò nella cappella di Santa Barbara al Maschio Angioino. "Ma di Giotto non», è rimasto";fnulla, qui, mentre invece si sono conservati affreschi della sua scuola e delle altre del trècen to. B' poi impossibile — ha detto Molaioli —. ohe, some hanno pubblicato alcuni giornali di Napoli, un affresco possa essere disinvoltamente coSwo fra Giotto, Cavallini e Simone Martini, doè^ tre scuole tutte fra loro ben diverse, con nette caratteristiche. Ricordiamo che S. Chiara, con chiesa, chiostro e convento, è il monumento storico del dominio angioino, e fra 1 più belli nell'arte del Trecento In Ita¬ lia. L'attuale ricostruzione, sparita la sovrastruttura barocca che nel Settecento1 copri la pura linea gotica, lo farà apparire ancora più bello, Nella cittadella francescana di Santa Chiara, nel cuore della vecchia Napoli, una volta vivevano raccolte le rappresentanti delle più aristocratiche famiglie di Napoli e del Mezzogiorno, votatesi o, più spesso, fatte votare al chiostro, mentre assai pochi erano 1 frati, che naturalmente stavano in un edificio a parte, con la funzione di confessori delle monache. Le Clarisse arrivarono ad essere, in un tempo, anche sei o settecento. Ciò nel periodo del maggior splendore del monastero. E! Santa Chiara esercitava una influenza notevole nella vita della città. Ma adesso, dopo la guerra, la situazione si è capovolta. Delle vecchie Clarisse ce n'è una sóla, suor Cherubina Code, più che novantenne, che vive in una famiglia privata. E le nuove suore sono appena quindici. I frati, invece, sono molti di più e hanno occupato 1 locali che una volta erano delle Clarisse, fra cui il grande chiostro maiolicato. Ciò (poi che la -natura umana non può essere facilmente modificata) 'non rende molto liete le Clarisse che, nostalgiche del lontano passato, vivono in un conventino (sempre nel recinto della cittadella francescana) quasi dimenticate. Giovedì prossimo, con l'intervento del vescovo di Tripoli mons. Facchinetti, vi sarà una solenne cerimonia religiosa, con cui le Clarisse, aprono al pubblico per la prima volta la cappella del loro monastero. Non è improbabile che le suore stesse nel loro ingenuo candore abbiano attribuito a Giotto l'affresco risparmiato dal 'bombardamenti facendo rimanere per un attimo senza flato i cultori d'arte esteri e nazionali. c. g.
Persone citate: Antonino Rusconi, Bruno Molatoli, Cavallini, Facchinetti, Molaioli, Simone Martini
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