A San Francisco si respira l'Asia di Virgilio Lilli

A San Francisco si respira l'Asia UN'ARMONIÓSA CITTA9 PORTA RELL9 ORIENTE A San Francisco si respira l'Asia E' il rovescio di New York, è volto all'altro versante, il Pacifico strano e diverso • Qui si capisce perchè Mac Arthur sia più importante di Eisenhower nella strategia americana - Sorgerà un giorno in California la capitale del mondo? Ecco la bella città d'America, ecco la chiara, ecco la gentile, ecco l'armoniosa città degli Stati Uniti d'America: San Francisco. Anche O nome è bello, un nome così pulito, un nome cosi magro e casto: San Francesco. Anche il cielo è bello, dalla parte di Alcatraz limpido come un vetro di automobile; e dalla parte di Oakland perso nelle fonde nebbie oceaniche. (Ci si può trasferire dal più, sfolgorante sole alla più opaca nebbia nel giro di un'ora, a San Francisco, traversando un ponte un'estremità del quale è immersa nella nebbia l'altra nel sole azzurro e smagliante). Anche il vento è bello, a San Francisco, un vento di temperatura mite e di andatura violenta che attraversa la baia, — crossee the bay secondo una vecchia cannone, — e poi va su, va su per le ripide gaie strade che salgono in collina diritte e decise, senza una curva. Due regioni oceaniche Gli piace di stare in su, a San Francisco. Gli piace di guardarseli dall'alto, per benino, panoramicamente, i due più lunghi, i due più paradossali ponti del mondo. Il Ponte della Baiti, — the Bay Bridge, — tredici chilometri di treccia d'acciaio tesi sopra il mare tra Oakland, nella nebbia, e San Francisco, nel sole; e il ponte della Porta d'Oro — the Golden Gate Bridge — lungo sei chilometri, qualcosa come un rosso arcobaleno di metallo sotto il quale gli incrociatori pesanti e i bastimenti diretti a Srfangai risultano frali e inermi come scialuppe. Vista dalle impalcature di quei ponti, la città ha l'apparenza della digradante platea di un teatro contro il palcoscenico. Il palcoscenico, detto in due parole, è l'Asia. San Francisco 'Sta su, in ■iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiifiiitiiiiitiiiii collina, a Nob Hill, a Russian Hill, a immaginare attraverso i fili dei suoi due prodigiosi ponti la costa gialla delle Filippine, i monti a cono del Giappone, le pigre foci dei fiumi della Cina. San Francisco è il verso di una medaglia il cui retto è New York. Quando gli americani vogliono dare tutto intero il significato del loro paese, tutta la sua dimensione, non parlano mai di Sud o di Nord (che fra l'altro ricordano loro inconsciamente un motivo di frattura), parlano di Est e di Ovest, di New York e di San Francisco. I/America è gittata su questi due piloni. Coast to coast, dicono, da costa a costa; e intendono un poco dire: dal versante europeo al versante asiatico. Messa fra due mari delle dimensioni dell'Atlantico e del Pacifico, l'America non può isolarsi. La forza di attrazione, di quelle due gigantesche . regioni oceaniche è inderogabile. L'isolazionismo è un fatto del centro, un fatto di Chicago; ma la California tende le braccia all'Estremo Oriente (che poi sarebbe per gli americani l'Estremo Occidente, per la verità); e New York-Washington tendono le braccia all'Estremo Occidente (che poi, sempre per la verità, sarebbe per gli americani l'Estremp Oriente). Stando in cima all'Empire State Building, a New York, si immagina Biarritz e, dietro, Parigi, Berlino, .Roma; ma stando sulla terrazza del Makk Hopkins, a San Francisco, si immagina il lungomare bianco di Manila, la Ghinza di Tokio, là pagoda di Lung-Wa a Sciangai. Ancora oggi a San Francisco si respira l'atmosfera della < strada del cielo » di Pechino, voglio dire una certa quale nobile eleganza buddista, come a Boston si re- spira l'austera pedanteria di iiiiitiiiiiiiiiitiiiiiiiiiittiiiiiiriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiti Oxford. La Porta d'Oro, il Golden gate, è un poco la porta de} paradiso di Budda, a San Francisco. A San Francisco un europeo si sente assai più lontano dall'Europa di guanto si senta a Filadelfia o a Pittsburgh; anche un europeo latino il quale in California, — colonia spagnola, Messico, per intenderci, — dovrebbe sentirsi meno spatriato che non per esempio nell'Illinois o nell'Ohio. Al confine con la Cina Perchè, si, nonostante la' bella San Francisco, che porta . il nome spagnolo di un santo italiano, sia un pezzo di Messico; nonostante in California ci si muova to un ginepraio di colorati e saporosi spagnolismi; nonostante le città si chiamino con nomi ohe si attaglierebbero perfèttamente a conventi cattolici, — Los Angeles, San Diego, Sacramento; — il Pacifico appartiene a un altro versante del mondo, nel quale la misura della vita e del costume hanno davvero timbri diversi. Forse si somiglian tra loro più un banchiere italo-americano di San Francisco e un banchiere cinese di HongHong che non due banchieri italo-americani rispettivamente di San Francisco e di New York. Non a caso la città cinese di San Francisco è la più fiorente metropoli cinese fuori dei confini della Cina, la più vìva, la più popolosa; ben incastrata, intendiamoci, nel cuore della città bianca, con le sue pagode, i suoi tetti arricciati, i suoi tempietti e i suoi draghi d'oro a due passi dalle drug-stores e dai grattacieli delle corporation. A San Francisco si capisce perchè l'America non sia entrata in guerra per Danzica e^vi sia entrata per Pearl Harbor. Si capisce perchè iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiififiiiiiiiiifiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiif Mao Arthur sia più importante di Eisenhower. Si capisce perchè Mao Tse Tung sia un awful headache, un terribile mal dì testa cioè, per lo State Department. Si capisce, a Ban Francisco, perchè Chang Kav-Scek abbia potuto ottenere tanti mai denari dal contribuente americano; e perchè la Corea sia un problema più americano che giapponese, ora; e perchè le Filippine siano una pupilla dell'America; e perchè uno dei più importanti passi avanti nella sua storia di Potenza mondiale numero uno l'America lo abbia realizzato stroncando il Giappone, e uno dei più importanti passi indietro perdendo la Cina. E si capisce in/ine perchè al Giappone, all'Asia, alfa sua Asia, l'America abbia dedicato la perla del suo cuore, il tesoro dei tesori prodotto dalla sua civiltd, la bomba atomica. La California confina con la Cina. San Francisco è un porto del Giappone, l'Asia comincia a Oakland, ecco. C'è a San Francisco questo sapore di lontananze remote annullate magicamente dalle stesse onde di uno stesso mare, questa parentela determinata da un oceano. A San Francisco si respira l'Asia come a Venezia si respira Costantinopoli. E' per questa ragione forse che San Francisco è una città che ha una eleganza cosi mai diversa da quella delle altre città nord-americane, una eleganza pacata, amante della buona vita sociale, capace di dar vita a negozi anche piccoli, piccole farmacie, piccole botteghe d'antiquario, piccoli magazzini di tessuti. L'isola degli assassini Quel certo qual bon-ton che è tipico di questa città, quella buona dose di savoir vivre che l'europeo sofisticato vi scopre con vivo piacere, sono cose che San Francisco deve certamente alla Cina più che all'Europa, malgrado non se ne avveda. E per esempio quell'avere costruito la città per i fianchi delle colline tagliando le strade diritte in su, come trampolini da sci, con pendenze da cordata alpina. Una ingenuità da gente di risaia, o una soluzione da pagoda tibetana. Strade sulle quali è veramente arduo tenersi ritti in piedi tanto sono precipiti, strade-scarpate. Pendenze da funicolare o da cremagliera. Ecco San Francisco: la città delle funicolari, gialle, graziose, piecoline, da Luna Park. Sì, i tranvai di Ban Francisco sono a funicolare; e per le strade ronza quel certo fruscio del cavo d'acciaio che si arrotola e si srotola sutla bobina, fra le rotaie, quello stesso fruscio del cavo della funicolare del Vomero a Napoli o del Righi a Genova o della funicolarina di Capri. Solo in una città come San Francisco, in America, è possibile assistere alla scena davvero arcadica del tranviere che al capolinea fa fare un dietro front a spinta di braccia alla vettura girando una di quelle piattaforme rotanti di legno che s'adoperavano per i tram di principio di secolo e che oggi in ben altre dimensioni si trovano nei depositi di locomotive. Avvengono di questi fatti asiatici, a San Francisco; perchè San Francisco è una grande città buddista, oso dire, abitata da cristiuni. Ecco dunque la chiara, la armoniosa, la gonfia di vento capitale del Pacifico: con le sue università — per i bianchi, per i g'alli, per i neri; — con le sue chiese — per i bianchi, per i gialli, per i neri, — con i suoi cantanti di salmi, e i suoi managers di costruzioni aeronautiche, e i suoi finanziatori di Hollywood, e i suoi experts di car¬ telli agrumari. Forse la sola metropoli degli Stati Uniti d'America dove sia vivo il piacere di mangiare cibi freschi; dove sia possibile trovare un porUcciolo di pescatori simile a quelli delle coste italiane o francesi e perdere mezz'ora di tempo attendendo che il cuoco prepari una zuppa di pesce. Una città d'America che si permette il lusso di una isola incantata al centro del golfo, giusto come Napoli: in mezzo al flutto lungo della marea oceanica, al centro della baia, l'isola di Alcatraz, cinta di triplici muraglie, popolata di ergastolani (i più celebri assassini della Confederazione) e di guardiani armati fino ai denti, pronti a sventagliare raffiche di machine-guns come nei filma di seconda visione. Chi voglia avere una nozione, sia pure frettolosa, di quell'imponente fenomeno dei nostri giorni che si chiama America del Nord, non può ignorare il rovescio di New York: San Francisco. Cè chi dic& che la futura "capitaZe del mondo avrà la sua sede in California, di fronte all'Asia piuttosto che di fronte alla vecchia Europa. Non è impossibile. Malgrado tutto, la più grande banca degli Stati Uniti è nata lì, a San Francisco, la banca di Amedeo Giannini. E il fatto più interessante è che appunto a dargli vita fu un italiano. Virgilio Lilli