Herriot fa intervenire la forza ed espelle i deputati comunisti di Domenico Bartoli

Herriot fa intervenire la forza ed espelle i deputati comunisti SCENE RI INAVRITA VIOLENZA ALLA CAMERA FRANCESE Herriot fa intervenire la forza ed espelle i deputati comunisti a , è Avevano occupato II banco degli oratori, assalito e ferito dei deputati d.c - Il rifiuto di abbandonare l'aula malgrado l'intimazione Scontro nell'emiciclo - A sera le guardie sgombrano la Camera dopo violenta colluttazione trascinando per i piedi i più riottosi (Dal nostro corrispondente) Parigi, 3 marzo. Verso le otto di stasera a generale di brigata ìlarquand, comandante militare di palazzo Borbone, seguito da un sottufficiale della Guardia Repubblicana è entrato nell'aula dell'Assemblea nazionale e ha rivolto per la terza volta al deputato comunista Duprat l'intimazione di lasciare la tribuna e di uscire dall'aula. Il deputato ha rifiutato di obbedire. Il generale è uscito per andare a riferire al presidente Edoardo Herriot. Ormai per eseguire l'ordine della presidenza bisognava impiegare la forza. Assalto alla tribuna Il tumulto era cominciato nel pomeriggio. Dai loro banchi, i capi del gruppo parlamentare comunista, come già Togliatti a Roma il mese scorso, hanno guidato i loro seguaci all'attacco. Lo scovo era quello di ritardare il più lungamente possibile la discussione del progetto di legge contro il sabotaggio, proposto con urgenza dal governo Bidault. Facciamo ora la cronaca del grave. episodio che, dicono i parlamentari e i vecchi cronisti di palazzo Borbone, supera; per violenza qualunque altro finora accaduto alla Camera franffese. Da principio l'ostruzionismo comunista si è svolto secondo i .metodi classici: lunghissimi discorsi, divagazioni fuori tema, lettura di documenti estranei al dibattito (la contabilità di Van Co, nello scandalo dei generali, per esempio). Tutto questo avveniva durante la discussione di un disegno di legge sulle assicurazioni sociali; si trattava di ritardare il momento del dibattito sui provvedimenti contro i sabotatori. A un certo momento il presi¬ uiiiiiiiiiiiiniiiinHniiimnmiiniimimniiiiim dente, il moderato Rodare, ha aperto lo scrutinio: quando dò avviene nessuno può più prendere la parola. Ma il comunista Duprat si è alzato dal suo banco ed è andato alla tribuna per leggere una lunga dichiarazione di voto del suo gruppo: « ha occupar to la tribuna con la forza* come dichiara il resoconto. Questa occupazione è stata una "vera occupazione tattica, evidentemente studiata in anticipo con ogni cura. Duprat non è riuscito dapprima, a saure la scaletta perchè ha trovato il passo sbarrato da un plotoncino di uscieri; allora U suo compagno Musmeaux sale di corsa sulla tribuna presidenziale, che sta dietro ' a ?nella dell'oratore e più in alo, scavalca il banco dei segretari accanto al presidente, e salta giù netta tribuna come un acrobata. Giunto qui, Musmeaux tende la mano a Duprat e lo aiuta a vincere la resistenza degli usoieri e a salire accanto a lui. Contusi e feriti Intanto i deputati comunisti sono scesi dal loro settore giù nell'emiciclo per appoggiare i loro eroi; gli altri deputati si alzano a' protestare, si gettano alla loro volta davanti alla tribuna per contrastare i 180 comunisti che s» sono ammassati nell'emiciclo. Il presidente sospende la seduta, suonano le sirene, le tribune del pubblico e della stampa vengono sgombrate e chiuse. Ma il tumulto continua. I banchi, vengono ro^ vesciati, i calamai scagliati come proiettili. Il presidente del gruppo cattolici De Mentitori viene travolto dai comunisti che lo gettano a terra e lo calpestano; sembra che avesse teso le braccia per sbarrare un corridoio all'ondata at- iiiiiiiiiiiiiiuimiiiiiiniiiiniitiiiiiiiiiniiniiiiii toccante e %>he i comunisti avessero preso quel gesto come una massa offensiva. Lo vediamo uscire dall'aula e recarsi aU'mfepnéria, zoppicante, sorretto);, da due amici. pubblica Intanto la presidenza si è riunita nell'Ufficio di Herriot e il presidente ha deciso di ria- Srlre personalmente la seduta, la nemmeno gli inviti e gli ammonimenti di Herriot, nemmeno la decisione della maggioranza di togliere la parola all'oratore e poi di infliggergli la censura con l'esclusione temporanea dalle sedute, interrompono la disordinata eloquenza di Duprat, rimasto alla tribuna, come, su una posimene conquistata. Allora Herriot sospènde di nuovo la seduta e W tumulto riprende. Le sirene squillano ancora; il pubblico e-la stampa debbono lasciare i loro posti; soltanto i comunisti rimangono nell'aula intorno al loro Duprat. Per rifocillarlo e farlo riposare gli offrono un panino, gli porgono una tedia. I deputati comunisti sono disposti intorno dUa tribr.va, per proteggere il loro oratore, gli uomini in piedi le donile sedute sui gratini della scaletta. DupratMirabeaux non uscirà se non con la forza delle baionette. Allora, dopo lunga deliberazione, Herriot con i colleghi della presidenza decide di mandare il generale a fare le intimazioni d'uso. I comunisti non disturbano il rappresentante della forza, gli lasciano fare le intimazioni ma non abbandonano l'aula. Bivaccano ai piedi di Duprat. Sulla porta che introduce nell'aula c'è ancora la luce bianca; la seduta è sospesa. Mentre si attende che la situazione grottesca e drammatica sia risolta in qualche modo, i parlamentari' e i giornalisti rammentano nei corridoi... Si ricorda Un episodio simile avvenuto nel novembre del '47 quando il deputato comunista Calas non volle lasciare la tribuna. Ma allora la violenza fu minore. Il gruppo HRP (D.-C) prò» testa per l'aggressione contro il suo presidente e per la < minaccia che fa pesare sulle libertà pubbliche un partito totalitario asservito a una causa straniera ». L'aggressione contro De Menthon è stata denunciata da Herriot alla procura generale della repubblica. Ma questi sono episodi di contorno. Quando vedono passare ripassare il generale Marquand, vestito d% cachi, i presenti pensano a un altro generale, anche lui con le due stellette d'argento di brigadiere: l'altro, De Gaulle, sarebbe più spiccio, concludono 'tutti. E? questo che vogliono i comunisti f Finalmente, alle 22 e mezzo, Herriot ha ordinato di far sgomberare l'aula con la forza. Circa 150 guardie repubblicane entrano nell'emiciclo e cominciano a eseguire l'operazione. I deputati comunisti, a cominciare da Duprat, che era sempre alla tribuna, sono presi di peso e scaraventati fuori. Nei corridoio dei passi perduti dove stanno i giornalisti, vediamo arrivare tre o quattro deputati sconvolti, accaldati in viso, uno con la giacca strappata, poi qualche deputatessa che si lamenta della brutalità degli agenti. Fino al corridoio dei passi perduti giungono i rumori della lotta. Sgomberata e presidiata la tribuna, le guardie debbono iiiifiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiii trascinare per i piedi alcuni deputati die si sono sdraiati per terra nell'emiciclo e lottare con altri che non vogliono lasciare il loro banco. Alle 23,30 il presidente Herriot ha potuto riaprire la seduta, in una calma relativa, nell'aula dove il banco del governo, quasi demolito, dimostrava la violenza della zuffa svoltasi poco prima. Il deputato comunista Musmeaux, che insieme al compagno Duprat aveva occupato la tribuna con la forza e si era attirato una mozione di censura con sospensione provvisoria, ha avuto subito la parola per difendersi. Egli riusciva ad assicurarsi quasi immediatamente un bel successo di ilarità con una frase che ai nostri orecchi suona male, perchè ne ricorda un'altra: « / comunisti hanno sempre ragióne ». Alle due di notte l'oratore cedendo alla stanchezza e al- l3IIilIlllllieiliiIIIIIMIIII1i:Biltllllllilllll!ll!llIlll ! ll91tlllltlHlilt1ll EIIIIla mancanza di argomenti ha terminato il discorso e la Camera ha approvato aB'unanimità, meno i comunisti, la mozione di censura con sospensione temporanea. Il presidente ha subito invitato il deputato Musmeaux .a uscire dall'aula, ma avendo questi rifiutato recisamente, la seduta è stata di nuovo sospesa mentre le sirene suonavano per la terza volta nella giornata e le tribune venivano evacuate. Poco dopo la Guardia repubblicana che era rimasta nei sotterranei del palazzo Borbone in attesa di ordini entrava di nuovo nell'aula e faceva le intimazioni d'uso al recalcitrante protetto da tutti i deputati comunisti. Si ripetè quindi ciò che era avvenuto alcune ore prima per l'espulsione « maini militari » del deputato Duprat. Era il secondo round della battaglia. Domenico Bartoli

Luoghi citati: Parigi, Roma