Qualcosa di nuovo al Carnevale d'Jvrea

Qualcosa di nuovo al Carnevale d'Jvrea Qualcosa di nuovo al Carnevale d'Jvrea Anche a Verrès belle storie antiche ; e Caterina di Challant scenderà dal castello (Dal nostro inviato speciale) Ivrea, 16 febbraio. Quest'anno, c'è qualche cosa di nuovo nel tradizionale carnevale d'Ivrea. Non molto, intendiamoci. La tradizione è rispettata nei suoi estremi diventati ormai storia ma qualche ramoscello differisce nella sua fioritura. Esattamente, tre. Primo: il barone di Blandrate, pessimo individuo del 1194, sarà decapitato come sempre dall'* umile » figlia di un mugnaio, costretta a sostituire l'umiltà con la collera, perchè il barone voleva considerarsi suo marito la prima notte di quelle nozze che lei aveva contratte con altro uomo. Il suo castello, detto castellacelo (e quindi castellazzo) per i suol pessimi costumi, sarà raso al suolo dal popolo accorso ad appoggiare la mugnaia. Ed è giusto che cosi sia. In quel castellacelo, il turpe barone, non soltanto « aveva covile e possa > come dice la canzone del carnevaiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiimiiiiimn le d'Ivrea, ma nel « mangiare » « polpa ed ossa » dei suoi infelici sudditi « sghignazzava a mo' di pazzo»: quindi, oltre ad essere malvagio di animo, era anche stupido di natura. In tutto ciò, rinnovazione consiste soltanto nell'annuncio di colei che sarà prescelta come" mugnaia.' Ella deve essere sposata da non molto, e bella, anzi vezzosa, di modo che, 1 pronostici «sono relativamente tacili: ma era usanza tenere segreto il suo nome sino alla domenica di carnevale. Que. sfanno lo si saprà sabato sera. Provvedimento necessario perchè tanto esso è già noto universalmente. Non è stato possibile conservare il segreto della bomba atomica, e vorreste conservare un nominativo di donna nel quadro di un carnevale ? Secondo. La testa del barone di Biandrate, una volta staccate dal busto ed intrisa di sangue, diventa soltanto qualche cosa di rosso che una distanza di circa sette secoli e mezzo necessariamente rimpicciolisce. Che la riassuma figurativamente un'arancia, è ammissibile. Che questa arancia sia infissa in cima alle spade, come ammonizione a qualsiasi tiranno futuro è lodevolmente propaganda. Che si giuochi con essa a titolo di spregio, è sfogo comprensibile. Che serva come proiettile è scherzo di carnevale. Lo scherzo soleva durare tre giorni. Quest'anno ne durerà soltanto due, lunedi e martedì. Ma pare che bastino a consumarne diversi vagoni. Ho udito dire trenta ma mi sembrano troppi. Auguriamoci che siano tanti, sol in odio ai tiranni. Terzo. Il carnevale d'Ivrea ha un innesto napoleonico a base di brillanti divise militari, un generale, tamburi (con pifferi), e uno stato maggiore. Dello stato maggiore, sia puie ufficialmente, facevano parte due vivandiere, scelte tra le ragazze più graziose, yuest'anno, di ragazze graziose ce ne sono tante, e le vivandiere, da due sono salite a quattro. Ecco i loro nomi: signorine Cena, Cossavello, Meinardi e Sabolo. Il resto, come sempre. Allegria, sfilate di carri, balli con il rogo finale degli Bearli, alberi profetici, i quali diranno dall'andamento delle fiamme che cosa stabiliscono i pianeti a favore degli innamorati o contro di essi per il 1950. A 37 chilometri da Ivrea, c'è un altro carnevale. A Verrès. Esso è giovanissimo. Appena due anni di età. Ancne esso celebra un avvenimento storico, di cui furono protagonisti nobiltà e popolo. Ma con tutt'altro esito. Niente teste tagliate o rovinar di castella ma abbracci e balli. I duchi di Savoia ambivano al castello di Verrès, perchè la sua titolare, Caterina di Challant era rimasta vedova e senza tigli. Caterina rispose con le armi, prima fra tutte quella di risposarsi impalmando li conte Pietro d'Inirod, poi di chiedere aluto al suo popolo, tra cui scese a ballare In un giorno di festa (pare che fosse di carnevale). Il popolo le diede man forte e Caterina vinse. Eccoci dunque di fronte a una nobiltà più intelligente che non la famiglia Biandraie. Ma ciò avvenne nel 1449, e 255 anni di storia possono anche Insegnare qualche cosa A reincarnare Caterina di Challant è stata scelta, quest'anno, la signora Lidia Quey: il conte df Introd è il dott. Luigi Barone. Essi scenderanno dal castello per intrecciare balli e dare il via a banchetti di ogni sorta, che andranno da polentate popolari alle mense di lusso. E' noto che, in simili circostanze, la polenta annega in contorni saporiti, sicché è miracolo se appena appena la si Indovina. I due carnevali avranno poi un appendice a Saint Vincent e a Cervinia il 21 febbraio. a. a.

Persone citate: Allegria, Caterina Di Challant, Lidia Quey, Luigi Barone, Meinardi, Sabolo