Si commemora la barbarica distruzione di Montecassino

Si commemora la barbarica distruzione di Montecassino LA TECNICA NEMICA BELL'UMANITÀ' Si commemora la barbarica distruzione di Montecassino I monaci hanno preparato una documentazione da cui appare l'errore militare e psicologico di quella strage - Polemica fra i generali della campagna sul fronte italiano (Dal nostro Inviato speciale) Cassino, febbraio. Si compiono in questi giorni sei anni dalla distruzione della celebre abbazia, distruzione cominciata alle 9 e 30 del 15 febbraio '44 e terminata con la polverizzazione delle mura il 16 marzo da 229 velivoli (142 fortezze volanti, 47 £-25 e 40 B-26) che per compierla sganciarono 287 tonnellate di bombe pure ad alto esplosivo. « Lusso strategico » Come oggi appare, questo fu un « lusso strategico » ed un errore psicologico oltre che militare. Nè fu l'unico, su questo fronte. L'altro che segui fu il pauroso bombardamento del 15 marzo su una striscia da Venafro fino al limite della linea « Gustav », in cui per un tragico errore dalle ore 8,30 ondate di aerei scaricarono un uragano di esplosivo sulla zona occupa^ ta dalle truppe francesi.. ITer.. nafro, S. Elia, Acquafondatà, Viticuso vennero schiantate con almeno 6.000 morti di cui pochi fra la popolazione italiana, i più fra le truppe del gen. Juin. Alle ore 10 v'erano già 3000 colpiti solo in Venafro, dove adesso è un grande cimitero su cui sventola giorno e notte la bandiera di Francia. Un eroico capitano francese si levò con la « Cicogna » mentre gli aerei passavano, e quella segnalazione salvò la zona da altre ondate. La devastazione fu tale che, come dissero gli ufficiali francesi, i tedeschi avrebbero potuto avanzare senza ostacolo alGuno in quel settore. L'emozione per Montecassino, non solo nel mondo cattolico mei dovunque, fu forte come quando nell'altra guerra i tedeschi bombardarono e incendiarono la cattedrale di Reims. Stampa, radio, cinema si sono occupati del fatto perchè, come fu giustamente osservato, la grande abbazia più che quattordici volte secolare, indipendentemente dal suo valore artistico, era monumento che interessava non solo la Chiesa cattolica o il cristianesimo, ma tutta la storia spirituale dell'Occidente. Durante l'Alto e Basso Medioevo, nella rete grandiosa dei monasteri benedettini, essa contribuì in modo decisivo a salvare i valori morali del cristianesimo di fronte alle ondate barbariche, ed a serbare per la cultura del domani i preziosi documenti della civiltà antica, A favore del nemico La distruzione del '44 è stata la quarta dopo le precedenti dei Longobardi (577), dei Saraceni (4 settembre 833) e del terremoto del 9 settembre 1349. Nel primo anniversario della rovina otto ministri e quasi tutti gli ambasciatori a Roma presso il Vaticano ed il Governo italiano, parteciparono alla solenne commemorazione, ohe sarà fatta anche quest'anno. Ciò che nessuno poteva supporre e ohe, per ricordare di fronte alla storia la distruzione dell'abbazia, i monaci raccogliessero una documentazione in un libro che sta per uscire, e che è atteso con ijiteresse assai vivo proprio negli alti ambienti militari degli eserciti che C'imbatterono in Italia. Qui. t opera, freddamente obiettiva, non ha scopo polemico, ma vuol essere testimonianza del grande principio che a nulla vale la « scienza » se non è c sapienza*. Il progresso tecnico e scientifico senza progresso morale dà agli uomini solo nuovi mezzi per distruggere: non è, non sarà una conquista civile. Con pazienza veramente certosina un giovane monaco, don Girolamo Panaocione, professore di teologia, ha raccolto tutti gli articoli, i commenu, gli studi apparsi in questi sei anni sia su riviste militari che su ogni al¬ tra pubblicazione. Infatti, sin dal '44, come apparve dai commenti della stampa internazionale, i generali alleati ebbero sulla distruzione di Montecassino un aspro dissenso, rivelatosi poi nella sua gravità quando in seguito, non più vincolati dal segreto militare, essi poterono esprimere liberamente la propria opinione.- « Nessuna distruzione di monumenti preziosi imposta alle armate alleate dalle necessità militari — scriveva il Times — causò un disastro più grande della distruzione di questa grande abbazia, che è strettamente legata alla storia spirituale della cristianità». E il gen. A. Juin ripetendo quanto già aveva détto in un rapporto agli ufficiali francesi, sul Mercure de Franee, ha riconfermato il suo dissenso, condiviso inizialmente anche dal generale Clark,- òhe tuttavia in un secondo tempo accettò il piano del generale neozelandese Freyberg (comandante del corpo formato da una divisione neozelandese ed una indiana), il vero responsabile, secondo ogni accertamento, della rovina di Montecassino, rivelatasi del tutto inutile perchè, una volta compiuta, i tedeschi subito ne trassero il pretesto per trincerarsi sótto 14 metri di rovine (assai più resistenti che non Un edificio che può crollare) ricacciando i neozelandesi e resistendo 99 giorni. I tedeschi non c'erano Le parole di Juin — riportate nel documento dei monaci — sono.precise. Egli ricorda d'aver assistito dalle sue posizioni al più spaventoso bombardamento che si potesse immaginare e ch'egli paragona a «.le champignon atomique de Bikini ». « La préparation de grand sigle n'avait servi qu'à détruire le monaètère et à faire perdre du terrain» aggiunge poi il generale, chiarendo che una tale decisione non fu presa senza dispiacere del generale Clark, cui ripugnava di dover usare un metodo cosi brutale, soprattutto nel momento in cui i tedeschi, prevedendo l'operazione, cominciavano ad annunciare al mondo la « profanazione » ohe si preparava su un luogo santo, « dépositaire de tant richesses d'art et de hìstoire », L'interesse alla questione degli ambienti militari è provata dal caso di Marsland Gander che dopo il suo libro After these many questa in cui afferma che al momento in cui egli vide il monastero v'erano depositi di munizioni e nidi di mitragliatrici che iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii vi erano stati portati dopo il bombardamento, ritornò in Italia, e in un articolo di questo nennaio su The English Review Magazine («.Ritorno sui campi di battaglia italiani ») afferma « che bisogna ritenere provato alla evidenza che i tedeschi non si trovavano nel monastero al momento del bombardamento ». E' quanto ha scritto F. von Benger und Etterlin, il generale che comandò il 14° Corpo corazzato tedesco, in New English Magazine Illustrated e in Reflections on the Cassino battles, smentendo il generale inglese Maitland Wilson che nel « Rapporto ai capi uniti .del comando supremo sulla.campagna italiana dall'i gennaio al 10 marzo 1944 » scrisse: « Il Monastero di Cassino, i cui fabbricati erano stati occupati e fortificati dal nemico, dominava tutti gli accessi alla città di Cassino e alla strada nazionale n. 6 e costituiva il perno sul quale era basato il sistema difensivo germanico ». E la smentita a Wilson è data, inoltre, da un altro inglese, il maggior generale J. F. C. Fuller che in «The second World war: A strategical and tactical Hlstory », dopo un'aspra critica allo Stato Maggiore alleato che in Italia soleva fare molti bombardamenti massicci senza alcuna necessità, afferma: « la .distruzione di Mncpl(dgnruaFldOdbdstgctzrcDnfAlsnuactiditiiiiifiiiiiiififiiiiiiiiiii)iiiitiitE jttiriiiiiiiiiii[ii Montecassino è da ritenersi non tanto un gesto vandalico, quanto una prova della più sciocca stupidità tattica». Poiché questa era la verità l'Abate Gregorio Diamare (adesso morto) su richiesta di un ufficiale tedesco, il giorno stesso della distruzione, fra i calcinacci, sull'altare della Pietà, stese e firmò una dichiarazione (firmata anche dal rev. Francesco Falconio, amministratore della diocesi di Montecassino e dal segretario dell'Abate, don Oderisìo Graziosi) in cui si diceva che al momento del bombardamento, nell'Abbadia non v'erano tedeschi. Essi non supponevano che fotografato e stampato in migliaia di manifesti quei documento sarebbe stato sfruttato dalla propaganda nazista. Ma d'altra parte era la verità ohe, invitato da un alto comando tedesco, l'Abate Diamare, giunto a Roma, non esitò a riconfermare di fronte a una commissione.. Alle spalle degli ufficiali che l'interrogavano v'era, sospeso ad una fune, un alto panno nero. E, dietro il panno, un microfono. Fu così, senza averne alcuna intenzione, che con la propria voce tremante il vecchio Abate informò il mondo della verità sulta distruzione di Montecassino. Crescenzo Guarino iitiiiit[i[»iiiiiiitciiri[tit(ii[iitriir[iiiii[ititiicti

Persone citate: A. Juin, Abate, Crescenzo Guarino, Francesco Falconio, Girolamo Panaocione, J. F. C. Fuller, Maitland Wilson, Oderisìo Graziosi, Saraceni