"L'orso re,, di Ferrari Trecate

"L'orso re,, di Ferrari Trecate Im E J» M I M SS JL I* Im 8 C "L'orso re,, di Ferrari Trecate (Dal nostro - inviato speciale) Milano, 8 febbraioAnche L'orso re vuol essere una fiaba, come, press'a poco, le precedenti opere di Luigi Ferrari Trecate, Ciottolino, La bella e il mostro, Le astuzie di Bertoldo e le più recenti, Ghirlino, di cui parlammo nel '40, e Buricchio, '48. L'orso re (su libretto in tre atti fornito da E. Anceschi e M. Corradi Cervi) si presenta anzi « fiaba magica », e ripropone il quesito: che è una fiaba in musica scenica? Nell'arte letteraria la fiaba è la narrazione di facili e curiose avventure umane, sovrumane, extraumane, o tramandate per tradizione e rivissute dallo scrittore, o del tutto Inventate. E si distingue poi un racconto con pregio d'arte da un altro che ne è privo. Nell'arte musicale la fiaba è, come ogni altro componimento scenico, un dramma, per 11 quale il musicista, sostituita la narrazione con la rappresentazione, crea i suo! personaggi, e canta i sentimenti che in essi sorgono per le singole avventure e condizioni. Con queste considerazioni cadono i pregiudizi dell'opera per i piccini o gli adulti, verisimile o mitologica, e si chiarisce che streghe e fate, orsi e funghi parlanti e cantanti devono essere concrete creature fantastiche, il cui costume scenico è soltanto l'aspetto. E mai si penserà che l'abito basti a fcesllll 1111U11111111111111 ri 1111 1111 1111111 fare il monaco; non è il trucco e il vestito che fan vivi per esempio Wotan o Falstaff. L'importante è di dare a ciascun personaggio un'anima, un carattere, e di esprimerli in musica. Ma i pregiudizi, si sa, son tenaci, e son essi che tolgono la giusta visione a musicisti pur insigni, come l'Humperdinck, la cui più famosa fiaba risulta incoerente per la minuscola grazia dei protagonisti e l'enfasi sproporzionatissima di talune pagine. L'orso re mi pare men riuscito di Ghirlino. Esso troppo s'affida alla vista, e scarsamente provvede alla sostanza vitale dei personaggi, alle loro scambievoli relazioni sentimentali, all'atmosfera comune. Appunto la vista di orsi e di topi, draghi e serpenti, api e fuochi fatui, e di tanti altri espedienti del vestiarista e dell'attrezzista, più accusa il difetto lirico di tali immaginazioni, qua e là indicate da ingegnose risorse ritmiche e sonore. A chiuder gli occhi e a riaprirli dopo un po' di tempo, si resta sorpresi di veder in scena quel musi, quelle pelli, quelle code, quei gesti o timidi o aggressivi, mentre l'udito aveva percepito cori senza determinata proprietà di persona e d'animo. In questo ambiente, scialbo e fittizio, specialmente nelle danze, e non privo di motivi piacevoli e di delicata strumentazione, agiscono alcuni personaggi, i qua- 111111111 IIIIIIIMUISIIIlllItllllllllllllllllIllllIll li, fuori del convenzionale fiabesco, sembrerebbero alquanto concreti. Spogliate il protagonista del suo pelo, toglietegli la mascnera, e avrete un padre dubbioso d'aver ritrovata la ngiioletta. Biancospino, rapitagli dalia perfida sua seconda moglie, e dolente, straziato, di dover respingerla, non sapendo riconoscerla. E' un baritono, cne intona generiche, ma cordiali, pateticne, veementi melodie. j_,a matrigna, nessuno la direbbe la moglie d'un orso, in un mondo ìavoloso, tanto umanamente appropriati sono i aiioi accenti malvagi e imperiosi; ed e torse la parte musicale meglio realizzata. Disu£uaussimo poi e Masolino, * giovinetto >, il quale nel primo atto è presentato con canzoncine e BCherzi musicali addlcevoli a un fanciullo, e puerilmente duetta con la sorella Liuccioletta; propostosi poi di salvare Biancospino dalle grinte della matrigna per ridarla al padre, subito cangia musica, si eroizza, si innamora, passa alla romanza, biancospino, a sua volta, è poco « giovinetta », nel senso che le sue eituaioni affettuose trasmodano gli attributi della sua presunta esistenza. Queste incongruenze sostanziali impediscono di proporre un'ipotesi: che sotto le spoglie bestiali si celino esseri umam, con bontà e cattiverie. 11 che attribuirebbe all'opera un fine moraleggiante, di cui la musica non sa che farsi. Ma seppur altrimenti vestiti, i cantanti non riuscirebbero a impersonare reali creazioni organiche e suggestive. E poi, che avverrebbe del popoloso mondo dei coristi' e delle danzatrici, spesso superfluo, di Batacchio e di Campana, tentativi di grottesco, del Mago Centunanni e di tanti episodi, di cui la prolissità è nociva all'attenzione? A. Della Corte

Persone citate: A. Della, Biancospino, E. Anceschi, Ferrari Trecate, Humperdinck, Luigi Ferrari, M. Corradi Cervi

Luoghi citati: Campana, Milano