Il vino di Mendoza

Il vino di Mendoza RICCHEZZA CREATA DA UN FIUME Il vino di Mendoza Toscani e piemontesi al lavoro - Impianti modernissimi - Otto milioni di ettolitri all'anno - Paese di Bengodi? - Ma c'è anche il rischio di produrre troppo (Dal nostro inviato speciale) Mendoza, febbraio. Mille e cento chilometri di strada rettilinea, ben asfaltata, lungo la quale si fa una media di 120 chilometri all'ora con queste macchine americane che tracannano benzina insaziabilmente e conciliano il sonno con la loro marcia silenziosa. A destra e a sinistra le macchie delle mandrie disperse al sole e al vento che punteggiano il verde delle praterie, con pochi radi alberi... Pianura, interminabile pianura. Si attraversano villaggi, tutti eguali, nessuna città. Alla fine si staglia nel lontano orizzonte la dentatura della Cordigliere. Ed ecco un arco augurale con sopra la scritta: «Bienvenido en la tierra del sol y del buan vino». Mendoza, Mendoza citta e Mendoza fiume. Il fiume è la ragione della città ed è il suo tesoro. Se non ci fosse questo fiume, qui sarebbe deserto. E' una regione secca. La pioggia appare, scarsa, una due volte all'anno. Per un fenomeno curioso il vento caldo della pampa sospinge ogni formazione nuvolosa in su verso le Ande che la risucchiano, la aspirano, lasciando Mendoza perpetuamente serena e arida. Ma Mendoza è salvata dall'impetuoso fiume che le dà il nome e che d'estate s'ingrossa Ser lo sciogliersi delle nevi ella Cordlgliera e che, frazionato in innumerevoli derivazioni, irriga le migliaia e migliaia di ettari di vigneti che forniscono il vino di tutta la Repubblica. Tranne una scarsa produzione proveniente dal Rio Negro, in Patagonia, regione In corso di bonificazione, unica produttrice del vino e dell'olio d'oliva dell'Argentina è questa provincia di Mendoza. Cominciarono, tare secoli addietro, gli spagnuoli a coltivare la vite su queste pendici andine, ma furono piccoli tentativi che soltanto' l'impulso italiano, In ispecie di toscani e piemontesi, doveva condurre ai risultati attuali. Sono stati gli italiani a distribuire razionalmente i benefici dell'acqua, a importare le qualità tipiche di vite, a far prosperare il Chianti e lo Champagne. Parallelamente alla coltivazione si è sviluppata tutta una industria di elaborazione del vino. Mendoza è fiera di possedere gli impianti di elaborazione più moderni e più potenti del mondo: al tempo della vendemmia, sgranatrici e pigiatrici meccaniche trattano milioni di tonnellate di uva. Alcuni stabilimenti occupano un'area di quattro 0 cinque ettari, con capannoni, piazzali di manovra, ferrovie interne, immense tramogge che inghiottono camionale di uva trasformandola Istantaneamente in mosto. SI vedono enormi tubature aeree tagliare le strade della cittadina: sono i raccordi che collegano, attraverso molti chilometri, gli stabilimenti alla ferrovia e che immettono il vino dalle cisterne ai vagoni ferroviari. Recentemente 1 produttori di Mendoza, consorziati, hanno deciso di Inviare tutto il vino già imbottigliato, e di rinunciare perciò ai vagoni cisterna. Sono state a questo scopo impiantate fabbriche enormi, servite da tecnici specializzati, che prevedono la produzione di centomila bottiglie al giorno. E il vino partirà di qui con etichette e tappi, pronto per il consumo in modo da evitare le frequenti adulterazioni che venivano fatte nei centri di smercio. A riprova dello sviluppo prodigioso che questa coltura ha raggiunto e della ricchezza che ha largito ai suoi fedeli, in dita e nei dintorni sono state costruite migliaia di ville di tipo californiano, munite di ogni comodità. Sono le residenze dei « vignaioli ». Le terre sono in genere coltivate da < contrattisti », quasi tutti italiani, i quali oltre al ricevere Io stipendio fisso annuale, godono di una percentuale sulla vendita del prodotto. U coltivatore qui riceve come massimo un corrispettivo del 30 % sul valore della produzione; e questo può servire di dato mdioe per i nostri agricoltori; si noti pero che per la grande abbondanza di mezzi meccanici una famiglia qui Suo coltivare una estensione 1 vigna molto maggiore di quella che potrebbe coltivare in Europa. Gli stabilimenti vinicoli — botteghe — di Mendoza sono millesettecento, di varia importanza. Il maggiore di tutti, fondato dal toscano Gioì, può elaborare un milione di ettolitri all'anno da solo. La produzione annua complessiva è dd otto milioni di ettolitri. Bengodi dunque? Ma a queste prodigiose fortune corrisponde il rovescio. Una spada di Damocle è sempre sospesa su questo benessere che si basa su una concezione agricola opposta a quella europea. Basta un'annata di superproduzione perchè ai rapadi arricchimenti seguano catastrofici fallimenti. Nel 1936-38, anni di crisi, il governo è giunto a pagare quegli agricoltori che distruggevano i loro vigneti. L'esuberante produzione precedentemente accumulatasi aveva provocato un ribasso nei prezzi che aveva prodotto la rovina di buona parte di questi vignaioli. Ora hanno ripreso, si sono rifatti, Alessandro de Stefani

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