Un testimone riconobbe la Graziani tra gli aggressori

Un testimone riconobbe la Graziani tra gli aggressori AL PROCESSO FEDERICI Un testimone riconobbe la Graziani tra gli aggressori Roma, 23 gennaio. Il primo della lunga schiera dei testimoni al processo Federici è stato Giuseppe Bernardo, che all'episodio assistette dalla finestra della sua abitazione. Egli quindi vide ogni cosa, ma purtroppo .lenza individuare fisicamente nessuno degli aggressori: ne vide solo uno alto e magro fuggire dopo che l'aggredito era stato colpito. Poi è stata la volta del padre di Gervasio Federici, al quale il dolore e la commozione, anche a distanza di tempo, ha troncato spesse volte la parola. Non ha avuto molto da dire, l'avv. Domenico Federici, se non ricordare la immensa tragedia abbattutasi sulla sua famiglia e qualche Sarticolare: un loro amico, zio Fogliani, un comunista, non aveva voluto incontrarsi con la madre di Gervasio «perchè — disse — gliene mancava il coraggio»; suo figlio gli aveva detto di essere stato incluso in una lista nera compilata dai comunisti; negli abiti di Gervasio fu trovato un rosario « e non, come ha detto il Fogliani, — ha aggiunto il teste — un pugno di ferro ». Più tardi è venuto un altro genitore, anche ' lui per altro motivo, affranto dal dolore: il padre di Alfredo Pozzi che l'accusa indica come l'esecutore materiale del delitto. Neanche il signor Pozzi, un impiegato delle ferrovie, ha saputo fornire ai giudici elementi utili perchè la verità si facesse strada. Ha detto che suo figlio era sempre stato «un bravo ragazzo» — che poteva dire, se non questo? che la sera in cui mori Gervasio Federica suo figlio dormi tranquillamente come vmo che avesse la coscienza a posto e che poi si costituì spontaneamente, certo di poter provare la sua innocenza. Sono quindi venuti testimoni che hanno spiegato ai giudici chi fosse Gervasio Federici: un ragazzo alieno da qualsiasi violenza, di profondi sentimenti religiosi, dedito allo studio e alla famiglia. Sono venuti altri testimoni che hainino parlato di FcMcetta Graziani: una ragazza « senza cervello », che si inventava le accuse cosi come « ha fatto in questo processo », ha aggiunto una signorina. Si è giunti in questo modo alla deposizione più importante e interessante di tutta la udienza: quella di Enzo Bianchetti, che quella sera, al di fuori della mischia, si trovava a passare per caso per piazza Dante. « Non sono iscritto ad alcun partito politico — ha tenuto a precisare il Bianchetti — vidi chiaramente che i comunisti sbavano strappando i manifesti affissi qualche attimo prima dai democristiani, ragione questa del primo tafferuglio. Poi vidi che qualcuno aggrediva un giovane e lo picchiava. Tra gli aggressori riconobbi facilmente Felicetta Graziani, che conoscevo bene perchè abitava vicino a casa mia. Vidi a un certo momento il giovane barcollare e cadere, invocando pietà e gridando « Basta, basta. Non ce la rac ciò più ». Ma gli altri insistevano: « Mena, mena, che lo fa apposta ». E continuarono tirargli calci, a insultarlo, coprirlo di sputi. Poi qualcuno accorse, soccorse il ferito, lo mise su una macchina ». Elementi importanti gli al tri testimoni non hanno detto, ma in compenso hanno tenuti impegnati i giudici per altre due ore ancora. Domani ne verranno degli altri. Poi si rinvierà al 31, per l'inizio della discussione,

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