Il Gen. Cadorna e l'on. Mattei sulla pedana dei testimoni

Il Gen. Cadorna e l'on. Mattei sulla pedana dei testimoni L'ECCIDIO DELLA "OSOPPO.. Il Gen. Cadorna e l'on. Mattei sulla pedana dei testimoni Brescia, 19 gennaio. Primo teste, nell'udienza di oggi, un sacerdote: don Redento Bello, cappellano ufficiale delle formazioni osovane, che riassume le circostanze che portarono fatalmente all'eccidio, tracciando un quadro generale della situazione creata dalla propaganda Jugoslava. Sale quindi alla pedana il gen. Raffaele Cadorna, comandante del C.V.L., il quale legge alla Corte alcuni documenti importanti che si riferiscono al tempo dell'occupazione tedesca della zona. Il generale dichiara poi che il comando del C.V.L,. considerò, a suo tempo, l'opportunità di una collaborazione tattica contro il comune nemico nazista tra i reparti dipendenti e quelli della Repubblica jugoslava, Anzi, consigliò detta collaborazione, ma contemporaneamente ordinava che l'unione tattica tra italiani e sloveni non arrivasse più in là, elimi' nando qualsiasi tentativo fu sionista. Grido di allarme Tutte le brigate partigiane operanti nell'Alta Italia orientale osservarono questa condotta, meno le formazioni garibaldine, le quali si fusero al IX Corpus sloveno, ripudiando il tricolore e sostituendolo con la bandiera rossa. Dal Friuli giunsero al comando ge ner ale del C.V.L,.- frequenti e pressanti segnalazioni dello stato di disagio in cui venivano a trovarsi i reparti italiani, alla mercè dell'ormai palese propaganda slovena. Cadorna dichiara di aver girato questo grido d'allarme al comando alleato e di avere consigliato al gen. Alexander un tempestivo sbarco a Trieste per eliminare l'imminente pericolo slavo. L'Inghilterra, dichiara Cadorna, ebbe però timore di dar luogo a complicazioni con la Russia, della quale era notorio l'appoggio incondizionato a Tito, contro il non comunista Mibajlòvich Per questa ragione lo sbarco non venne mai effettuato. Per quanto riguarda la strage di Porzus, il gen. Cadorna dichiara che il C.V.L. ordinò ajl'on Longo di effettuare un'inchiesta; ma essendo sopraggiunti altri problemi di massima urgenza, il compito non venne portato Q termine. Il terzo teste è l'on. Mattei, già vice-comandante del C.V.L. Egli precisa che nella regione friulana, dove operavano due divisioni garibaldine e una osovana, non si verificarono mai vere e proprie collaborazioni. Un nuovo imputato Il motivo va ricercato nella catena di incidenti, più o meno importanti, che si susseguivano su quei monti ad opera degli sloveni, i quali non cercavano di nascondere i loro intendimenti, tutti convergenti su un unico scopo, quello cioè di porre l'Italia davanti al fatto compiuto dell'annessiono di Udine e Gorizia* alla Jugoslavia. Per quanto riguarda il sabotaggio operato dagli sloveni per impedire a Bolla di ricostituire i proprii reparti duramene provati da alcuni rastrellamenti tedeschi, l'on. Mattei chiude la sua deposizione confermando e spe¬ cificando i fatti e gli avvenimenti. Nel pomeriggio ha luogo la sfilata di alcuni testi minori. Si ha l'impressione che una soffocante atmosfera di omertà e di minacce chiuda la bocca a questi individui. Questa impressione è colta anche dal Proc. Gen., il quale — mentre sta deponendo un abitante di Spessa, Giovanni Persoglia — interviene deciso, sostenuto dalla P. C, provocando una immediata ritrattazione e la conseguente confessione di avere riconosciuto nel garibaldino « Ape » (Renzo Juric) l'assassino dell'osovano « Portos> (Gualtiero Michelon). Sensazione in aula. Il Proc. Gen. chiede allora che si proceda contro il nuovo imputato, accusato di omicidio al pari degli altri, e che, di conseguenza, venga rinviato il processo. A sua volta l'aw. Giannini, della P. C, chiede che per tutti i prevenuti si elevi l'imputazione di tentato omicidio in persona di « Centina » (Aldo Bricco), quella di attività diretta contro l'integrità del territorio nazionale e di altri capi d'accusa di minore importanza. La difesa non si oppone alla richiesta del Proc. Gen. e ribadisce l'istanza di revoca del mandato di cattura per tutti i prevenuti. Il Proc. Gen. vi si oppone e la Corte si ritira per decidere. Dopo più di un'ora, i giudici rientrano e il presidente comunica la decisione di procedere immediatamente e separatamente nei confrónti del Juric, delegando a tale scopo il Proc. Gen. In merito alle richieste della P. C, *a Corte ha deciso di respingerla in quanto il Proc Gen. non le ha fatte sue. Il presidente ordina, quindi, il it dl dibttit