I morti di El Alamein hanno un protettore di Enrico Emanuelli

I morti di El Alamein hanno un protettore I morti di El Alamein hanno un protettore Non è possibile dare notizie utili a tutti quelli che ci hanno scritto; ma possiamo dare l'indirizzo di un caro, fervido uomo che abita in una via del Cairo e cura con tenerissimo amore le tombe, laggiù (Dal nostro inviato speciale) Il Cairo, 19 gennaio. Ho sul tavolo parecchie lettere rimandate dall'Italia e tutte scritte dopo la pubblicazione degli articoli sulla visita al campo di battaglia di El Alamein ed al cimitero di Teli El Elsa, il 3, il 4 ed il 5 di questo mese. Nessuna meraviglia: tremila italiani sono raccolti nel cimitero sulla costa, altri dodicimila sono « dispersi ». Il deserto li ha dunque succhiati come fa il mare con i naufraghi. Ora Quindicimila morti (e giovani per lo più) hanno alle spalle aìmeno cinquantamila vivi, genitori, fratelli, ornici. Lettera, ricordi, speranze Questi vivi scrivono lettere con sempre due o tre interrogativi che tornano in maniera semplice e commovente. Riassumendo le loro parole, dove trapela un dolore non assopito o persino sperante non perdute, mi è facile esemplificare. C'è chi «crine: «Ho un fratello disperso nella battaglia di El Alamein a forse lei mi può aiutare». Ed un altro: c hai ha visto per caso la croce del sergente'Oreste LovaU nel cimitero di Teli El Eisa?». Ed un altro ancora: « Vorrei mandare un fiore a mio^figlio, il parar oadutista Egisto Ruggeri. Come posso fare?: Sono rioordi, speranze, desideri che il tempo e la lontananza rendono difficili. Adesso ho il rimorso di non non aver guardato ad una ad una tutte le croci. Ma come mi sarebbe stato possibile'! Riapro il quaderno degli appunti e posso dire che soltanto una croce, il giorno in cui rimasi a Teli El Eisa, aveva fiori ed era quella del tenente Lorenzo Tamburlini. Vedo che ho annotato soltanto due errori, e cioè gli inglesi hanno scritto il nome della medaglia d'oro Carlo Biagioli con una g di troppo e quello del tenente Rota Bossi Lamberto (confondendo il cognome con il nome) a questo modo: « R, R. Lamberto». Ho dunque il rimorso di non poter rispondere alle lettere, non perchè non voglia, ma perchè non ho alcuna possibilità di dare notizie utili. Ma se non ho tale possibilità ho però quella di dare un'indicazione che forse molti ignorano. . I tremila morti che giacciono nel cimitero di Teli El Eisa non sono dimenticati; ed i dispersi, o quelli che trovarono sepoltura nell'interno del deserto, lungo le piste sulle quali avvenne il nostro ripiegamento, in piccoli cimiteri con la croce fatta sfasciando una cassetta di munizioni, hanno un protettore. E' vero: presso il Afinistero Difesa-Esercito esiste IMllllllllllllllItlllllllllllllllllllllllllllllllinilllli e r illllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllltlllllllllllllil un Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti, che non dimentica e protegge; ma qualcuno può darsi che subito pensi al distacco ed alla lentezza burocratica; e poi Roma non è El Alamein, non è Teli El Eisa, migliaia di chilometri separano il deserto dagli uffici romani di via XX /Settembre. Non « questa (.anche se valida) l'indicazione che voglio dare, non mi accontento della generica segnalazione di un commissariato: per i tremila morti di Teli El Eisa, per i dispersi nel deserto c'è un nome, c'è un uomo. Si chiama Paolo Caccia Dominion! ed abita al Cairo, nella via Soli man Pacha, n. 35. Perchè egli può rispondere? Non soltanto perchè egli è il delegato per l'Egitto del Commissariato Generale Onoranze Caduti; anche, dico, per questo, ma aggiungo non soltanto per questo. Per sapere bene che cosa rappresenti Paolo Caccia Dominion! per. i morti ed i dispersi di El Alamein bisognerebbe conosoerlò personalmente. Egli abita una grande stanza di quella Boliman Pacha che è forse la strada più rumorosa del Cairo. Fa l'ingegnere, costruisce case e lavorando anche di notte, o la domenica, riesce sempre a trovare tre o auattro giorni di libertà ogni mese e allora prende il sacco da montagna, ci mette dei viveri e con una vecchia jeep corre ad El Alamein. L'ultimo Natale e l'ultimo Capo d'Anno li passò a questo modo, disse agli amici che non aveva tempo e parti ed io adesso lo ringrazio perchè se ho potuto fare e vedere certe cose il merito è suo. Un uomo, non un burocrate Paolo Caccia Dominioni parla quattro lingue (una di queste è l'arabo) ed in quattro lingue ha scritto lettere alle autorità italiane, incesi, egiziane, tedesche per ottenere qualche cosa, un visto, un permesso, un'autorizzazione per i morti ed i dispersi di El Alamein. Egli ha fatto un progetto perchè a Teli El Eisa dovrà sorgere una casa-ricordo e con le sue mani, aiutato da un beduino, ha già costruito gualche cosa; e nell'attesa che tutto sia sistemato egli — ogni mese — continua a battere il grande campo di battaglia, seguendo ricordi suoi personali (egli fu combattente ad El Alamein), seguendo indicazioni che gli pervengono dai superstiti con la speranza di poter ritrovare le spoglie dei soldati italiani. Durante la mia visita al cimitero di Teli El Eisa ad un certo punto Caccia Dominion! levò di tasca un libretto dove aveva annotato quello che doveva fare. Con calma fotografò due croci, perchè i famigliari dei caduti desideravano poterle vedere a quel modo; poi andò ad esaminare molti nomi per vedere se erano scritti in maniera esatta; poi andò a verificare se l'acqua (in quei giorni era piovuto molto) non aveva fatto donni. Per fortuna invece della burocrazia al cimitero di Teli El Eisa è arrivato un uomo con l'animo, con il carattere di Paolo Caccia Dominioni. Che cosa dunque resta da fare a chi desidera avere la notizia d'un caduto che si sa portato poi nel cimitero di Teli El Eisa o che si pensa possa esservi? Un biglietto a Caccia Dominioni. Egli è solo, non ha assistenti o segretari, ma soltanto pazienza e rispetto per chi e morto in battaglia. L'ultimo giorno dell'anno egli lo passò su una impalcatura, a dipingere la grande scritta che ora si legge all'ingresso del cimitero di Teli El Eisa: « Consacrato al'.-riposo — di oltre tremila soldati d'Italia — caduti su queste fronti ■— il deserto non restituisce i dodicimila che mancano». Faceva freddo, tirava vento • Caccia Dominioni aveva fretta di fini¬ MitiiniiiiiiiiititiiMiiiiiiiiiiiriiiiJitiiiMitiiiiiiitr re il suo lavoro. Bopraggiunse una macchina e si fermò. tUna seccatura in vista» si disse Caccia Dominioni. Dalla macchina scese un ufficiale inglese, gli andò incontro dioendo: « Hello, boy», poi vide che Caccia era infreddolito, allora prese dalla macchina il thermos e gli offri ottimo caffè caldo. « Con quei ragazzi — racconta Caccia Dominioni — succedono sempre cose meravigliose ». Ecco perchè la burocrazia non è giunta al cimitero di Teli El Elsa, i morti ed i dispersi hanno trovato un loro protettore ed • vivi possono essere sicuri d'avere presto una risposta, una fotografia, la possibilità di mandare un fiore. Enrico Emanuelli