Disagio non crisi nel comunismo francese

Disagio non crisi nel comunismo francese Disagio non crisi nel comunismo francese Epurazione alla periferia per rendere piti omogeneo il partito (Dal nostro corrispondente) Parigi, 16 gennaio. Ogni tanto si parla di crisi del comunismo francese. De constatazioni che possiamo fare, osservando i conflitti di lavoro, i risultati delle elezioni parziali, e gli altri fenomeni che permettono una precisa osservazione, non confermano la crisi. In linea generale bisogna dire dunque che 11 comunismo francese non è In crisi. Fermato nettamente nella sua espansione durante l'anno '47 con l'eliminazione dal governo e lo scacco degli scioperi Insurrezionali, non si può dire che il comunismo francese abbia subito, dopo, una grave sconfitta. Certamente i miti del dopoguerra decadono, l'entusiasmo e svanito, ma questo colpisce 11 partito comunista come tutti gli altri partiti. I compagni di Thorez mantengono quasi intatta la loro presa sul proletariato Induatriale; e In certe zone progrediscono, come si è vlBto alle elezioni del Pas de Calals, qualche settimana fa. La loro influenza sulla classe operaia è anzi cosi forte che le confederazioni del lavoro socialista e cattolica sono costrette, spesso, ad associarsi al comunisti nelle rivendicazioni salariali, e qualche volta persino nelle iniziative di sciopero. Che cosa autorizza perciò a parlare di crisi comunista? Perchè ogni tanto qualche Stornale di destra si abbanona a quella che gli Inglesi chiamano vflshful tMnking, ossia prende per realtà i propri desideri? Il fatto si spiega. La secessione titlsta, i processi di Relk e Kostov, la palese pressione sovietica, sono di quando in quanto ragioni di perplessità, di casi di coscienza Due Intellettuali di una certa notorietà, Vercors, l'autore del Bilenzio del mare, e 11 letterato Jean Cassou, che erano fiancheggiatori, hanno preso posizione contro la stretta ortodossa staliniana del comunismo francese. Cassou ai è spinto fino a compiere una visita a Belgrado e a dichiarare che 11 tltlsmo è « un momento della coscienza umana». Qualche altro fiancheggiatore ha seguito lui e Vercors; qualche iscritto, ma del tutto sconosciuto, si è dimesso. E' un senso di disagio, insomma, dovuto ai recenti avvenimenti: più ancora, forse, al processi di Budapest e Sofia che non alla ribellione di Tito. Le nostre facili constatazioni sono confermate da un inchiesta condotta da uno dei più seri redattori di Le Monde, Raymond Millet, che scrive- « ...11 partito comunista, Invece di Indebolirsi, tende a raccogliere le sue forze per diventare più omogeneo». E conclude che le prospettive di costituire In Francia un estrema sinistra non comunista, a carattere titiata, o troztldsta, sono molto deboli. Le crisi di coscienza che possono agitare alcuni intellettuali comunisti, esclusi sempre t maggiori fra loro, come Aragon, Jullot Curie, Picasso, non toccano affatto le basi operale del partito. Sembra che una certa epurazione sia stata fatta tra 1 dirigenti di secondarla importanza, alla periferia, ma l'epurazione è una caratteristica costante dei partiti staliniani, uno strumento del regnare, non un segno di smarrimento o di abbandono. Il partito diventa più duro, più omogeneo e più raccolto: è pronto a tutte le consegne dei suoi supremi dirigenti sovietici, siano consegne di pace o di guerra. E per ora, come si è già detto, continuano le istruzioni di una volta: offensiva di pace, ma aggressiva, guerriera, al servizio dell'Unione Sovietica. d. b. ■

Persone citate: Aragon, Jean Cassou, Jullot Curie, Kostov, Picasso, Raymond Millet, Thorez

Luoghi citati: Belgrado, Budapest, Francia, Parigi, Sofia, Unione Sovietica