Esemplare verdello richiesto dal Pubblico Ministero di Novara

Esemplare verdello richiesto dal Pubblico Ministero di Novara XX. FUGGIASCO DM B JR 1 O X A Esemplare verdello richiesto dal Pubblico Ministero di Novara Contrastanti versioni sull'investimento automobilistico (Dal nostro inviato speciale) Novara, 10 gennaio. Brivido, umanità, curiosità: a stuzzicare il pubblico verso 11 processo del « fuggiasco di Briona », non mancarono neppure le punzecchiature di certa stampa locale, che Impaziente e aggressiva segui l'istruttoria del ricco industriale, del possessore della lussuosa « fuori serie », seminatore di strage e fuggitivo. Sicché mezza Novara e mezza la provincia premevano stamane alle porte del Tribunale, con umori non certo incoraggianti per Ettore Rn.ny.1nl. I capi d'accusa L'assenza di parti civili — essendo stati tacitati 1 danni alle famiglie delle vittime — e l'equilibrata abilità del presidente Klinz, che sovente intervenne a sedare mormorii e commenti del pubblico, evitarono che il processo di un automobilista diventasse 11 processo dell'automobile. Un tristo, sciagurato episodio, una crisi d'Incosciente terrore — non uno specchio o l'Indice di un sistema 0 di un egoismo classista. E 11 pro¬ cesso è filato rapido e aderente al suo tema, conchiudendo in giornata l'escussione testimoniale, e iniziando la fase di discussione. L'udienza è aperta alle 9,30. Sul banco degli imputati, accanto a Ettore Ranzlni — alto, un po' curvo, brizzolato, marcati in una smorfia angosciata 1 lineamenti, entrato nell'aula ammanettato — siedono a piede libero la moglie Anita Crespi, spento Io sguardo nel profondi occhi dolorosi, quasi assente dall'apparato giudiziario che la circonda, e l'industriale Alberto Caldertni, anch'esso a piede libero. Imputati il primo di triplice omicidio colposo e lesioni gravi, qualificati dalla fuga, e di abbandono senza soccorso, nonché di false generalità alla polizia nel momento dell'arresto; la seconda di abbandono senza soccorso; 11 terzo di favoreggiamento, per avere con false Informazioni sulla macchina investitrice tenntato di deviare le ricerche della polizia. Nel suo interrogatorio il Ranzini ripete la nota versione. Era uscito dall'autostrada, i i proveniente da Milano, al casello di Agognate, sull'imbrunire; imboccando la strada di Romagnano, per restituirsi alla sua residenza di Cavallirio, aveva acceso i mezzi fari della sua Aprilia, ritenendoli preferibili ai fari pieni sia per l'ora tarda non ancora nera del tutto, sia per qualche po' di foschia e per qualche banco di lieve nebbia. Marciava, egli afferma, a poco più di 50 all'ora. Prima <ji raggiungere il passaggio a livello di Briona incrociò un'altra macchina che, avvicinatasi coi mezzi fari, accese d'un tratto gli abbaglianti usa quindicina di metri prima deli-incrocio. Accecato e smarrito, avverti In quel mentre due forti sobbalzi, a un secondo forse d'intervallo. Fermarono entrambe le macchine. Disceso e tornato qualche metro sui suoi passi, il Ranzini trovò 1 corpi di due donne, già inanimati, sul margine della strada. Ne scosse uno, gridando: «cos'è successo? ». fl capo insanguinato della donnetta, ricadendo dalie sue braccia, gli dà la tragica risposta. Dalla macchina abbagllatrlce di senso contrario, ferma qualche decina di metri più indietro, si apre lo sportello, si sporge una figura umana: ma subito dopo lo sportello è rinchiuso e la macchina riparte verso Novara. A questo punto del suo interrogatorio, l'imputato scoppia In singhiozzi: « non ho più visto altro che un muro nero davanti agli occhi, e quei due corpi immobili; da due mesi non vedo altro, non ricordo altro ». Interviene la moglie: «fui io che, vedendo partire l'altra vettura, comprendendo che perdevamo l'unico testimone, anzi il vero colpevole, sentendomi venir meno, scongiurai mio marito di ripartire ». Le parole delle donne son sempre pericolose: ma l'uomo se ne ricorda sempre troopo tardi. Ripartivano convinti di lasciare dietro di sè soltanto due cadaveri. Preaero vie traverse di campagna, raggiunsero Borgomanero, di qui Sesto Calende, dove constatarono le vistose trace Le sulla parte anteriore destra della vettura. Decisero allora di ricoverarla presso 1 parenti Polara dj Gallarate, ai quali raccontarono di aver bocciato in un palo sull'autostrada Ma l'indomani, ietti l giornali, gli involontari custodi s'Insospettirono, e parlarono II Ranzini venne arrestato a Milano, mentre risaliva in macchina; cercò dapprima di celare la propria Identità, ma subito dopo si accasciò mormorando: « Sono lo quello che cercate ». n Calderini, percorrendo con la sua Aprilia, pochi istanti dopo la tragedia, la strada di Briona In senso inverso, incontrò una macchina marciante col solo faro sinistro, e dopo 200 o 300 metri scorse a terra i cadaveri. Ritornò sui suoi passi alla vicina stallone ferroviaria di Briona, dove fece telefonare alla questura di Novara e alla Croce Rossa Interrogato sulle caratteristiche della macchina monocola incontrata, evidentemente l'inveatitrice, dichiarò di averla riconosciuta per una Balilla a tre marcie: di qui il sospetto e l'accusa di aver deviato le rlcerce dell'Aprilia del Ranzini, suo amico di vecchia data. Martedì la sentenza Comincia la sfilata dei testi, bersagliati dal Pubblico Ministero (dott. Gatti) e dalla difesa (aw.ti Caron e Carmischella per 1 coniugi Ranzini, aw.ti Allegra e Cantoni per il Calderini) soprattutto sulla circostanza della vettura abbagllatrlce incrociatasi con il Ranzini nell'istante del fatto: fatale realtà o fantasma defensionale? H teste Bivona, secondo sopraggiunto, subito dopo l'imputato Calderini, parrebbe escluderla. H Gloria, che tornava da caccia a piedi, nella stessa direzione dell'Aprilia funesta, sul margine destro, fu da quella superato qualche istante prima, e si gettò nel fosso atterrito per non farsi travolgere. Continuò fuori strada, e dopo pochi attimi udì un colpo: ma si rese conto del fatto solo più tardi. Non vide macchine incrocienti. Un altro teste sorpassato poco prima, il Trevean, assicura Invece che 1 fari abbaglianti ci furono. B capostazione di Briona, Vaira, conferma l'eccitato interessamento del Calderini per le povere vittime, che un altro teste, il Pompa, aveva incontrato poco prima della tragedia, marcienti a due a due sul margine della strada, a braccetto, polche di banchine pra ticablli la strada era priva Vestite di nero, le due coppie si seguivano a una decina di metri. Sfilano nel pomeriggio 1 testi a difesa: i medici curanti e gli operai del Ranzini, che lo dipingono psicopatico, astenico, esaurito dal lavoro e dal fumo anormale nei riflessi psichici; il parroco e la maestra elementare di Cavallirlo, che ne mettono In rilievo il costante e affettuoso Interessamento per gli umili. « Lunatici siamo un po' tutti », conclude il reverendo. La parola è al pubblico ministero, che riassunte le fasi del processo, contesta vibratamente la versione dell'imputato. Se una macchina avesse abbagliato il Ranzini incrociandolo, come avrebbe potuto accorgersi del quadruplice investimento e arrestarsi dopo pochi metri? Egli chiede un verdetto esemplare, che non deluda l'esasperata onlnlone pubb'ica: 9 anni di reclusione nel Ranzini, 2 r>er la moglie 1 ner il Calderini. La laboriosa giornata si chiude con l'appassionata arringa dell'aw. Cantoni a difesa del Calderini. Senza il suo pronto Intervento avremmo avuto quasi certamente un auar'o esito letale: vogliamo ringraziarlo, conclude il difensore, con un anno di reclusione? Per il seguito delle arringhe e la sentenza, il processo è rinviato a martedì Tirosslmo. Aldo Farinelli