Triste primato di Luigi Salvatorelli

Triste primato Triste primato Un punto su cui l'opinione nazionale si è trovata tutta concorde, a proposito dei sanguinosi fatti di Modena, è che di fatti simili, in Italia, ne succedono troppi. Questa dolorosa constatazione è rafforzata dal confronto con gli altri paesi europei: Inghilterra e paesi nordici si può c'ire che non conoscano episodi come quelli di Melissa, di Torremaggiore, e ora di Modena. In Francia non sono ignoti, ma rimangono molto più rari. E' un triste primato, questo nostro, dei conflitti mortali tra forza pubblica e cittadini. E* diventato òrmai un imperativo improrogabile il far tutto quanto è necessario perchè questo primato scompaia. Non è solo una questione di umanità, ma anche di interesse nazionale, perchè si tratta di episodi nocivi per il buon nome del nostro paese nel mondo. Per avvicinarsi allo scopo occorre guardare al fenomeno senza preconcetti, senza passione, senza secondi fini. La realtà da cui scatu riscono simili episodi è coni' plessa. Vi si ritrovano deficienze e torti vari di dimostranti e di polizia, di datori di lavoro e lavoratori, di autorità governative è di organizzazioni sindacali. Se volessimo ricondurre tutti i diversi fattori a un minimo denominatore unico, bisognerebbe parlare di scarsa educazione civica del nostro paese, in basso e in alto; di deficiente senso del diritto, in governanti e governati. Un punto di partenza capitale è questo: l'esercizio delle libertà civili e politi che — libertà di riunione, di dimostrazione, di propaganda, di sciopero — richiede a suo contrappeso il più scrupoloso rispetto della legge, la più assoluta volontà non solo di astenersi dalle violenze, ma di evitare le occasioni prossime di turbamento dell'ordine pubblico. Le concentrazioni e gli agglomeramenti di cittadini dimostranti sono sempre pericolosi, e dovrebbero essere usati con grande parsimonia, e accompagnati da un severo controllo degli organizzatori perchè non si trascenda. Soprattutto, non si dovrebbe mai indirizzare la dimostrazione verso obiettivi tali — per esempio, occupazioni delle fabbriche — per se stessi illegali, e contenenti in germe un conflitto con la pubblica forza. Le masse dovrebbero abituarsi — ed essere abituate dai loro condottieri e adunatoli — a contare non sulla violenza, non sulla pressione fisica, ma sullo spiegamento tranquillo, ordinato della loro forza, sulla legale e tan to più imponente manifestazione delle loro richieste e delle loro proteste. D'altra parte, il principio, ribadito dal ministro Sceiba nel suo colloquio con i rappresentanti della C. G, I. L., che l'impiego delle armi deve costituire l'extrema ratio per le forze di polizia, dovrebbe finalmente essere tradotto in realtà. Anche questa volta si afferma da parte governativa che non c'è stato ordine di sparare: e noi lo crediamo. Ma il fatto che, in certe tumultuose e diciamo pure pericolose contingenze, le armi « sparino da sè », non deve considerarsi normale o inevitabile. Si tratta invece di un fenomeno che va represso, e al possibile eliminato. Esso potrà anche rap presentare una attenuante per l'individuo singolo, ma non una discriminante per l'organo pubblico che interviene a mantenere l'ordine E il modo migliore per preparare una tale eliminazione, e in genere per far entrare nello spirito e nelle abitudini della polizia il principio del rispetto fino al limite estremo della vita umana, è quello di compiere inchieste imparziali, superiori, che stabiliscano di volta in volta come sono andati i fatti, e prendano alla occorrenza le dovute san zioni, accompagnando l'una operazione e l'altra con una notizia precisa data a tutti i cittadini. Tanto per Melissa, quanto per Torremag giore la prima versione go vernativa risultò inesatta. Ecco un fatto che non do vrebbe ripetersi. Una riforma del costume civico è la vera richiesta da formulare e da perseguire, di fronte a fatti come questi di Modena. Non servono invece gli scioperi di protesta, parziali o totali, di venti quattro o quarantotto ore, che creano nuove occasioni di incidenti, irritano una gran parte dell'opinione pubblica, e finiscono, cumulan¬ dqddqismtlpgfttfmedcttpvdsl dosi, per accrescere di una quantità non indifferente la disoccupazione e il disagio della classe operaia. In quanto agli industriali, essi, in periodi come questi di sovrabbondante impiego di mano d'opera, trovano piuttosto un vantaggio materiale in questo abuso di scioperi, che pertanto non raggiunge su di loro nessun effetto di utile pressione, mentre indispettisce tanta parte del pubblico. Occorre che il governo rifletta seriamente sul problema di polizia, e provveda; e che gli organizzatori sindapali^erJk^Jiontot-rinun^cino decisamente a ogni me todo demagogico, a ogni tentativo di sfruttamento politico dei conflitti del lavoro. Solo a queste due condizioni si potrà sperare che si ponga un termine ai dolorosi episodi. Luigi Salvatorelli

Luoghi citati: Francia, Inghilterra, Italia, Melissa, Modena, Torremaggiore