Massacro nell'arca di Noè di Virgilio Lilli

Massacro nell'arca di Noè Massacro nell'arca di Noè C'è qualcosa di sbagliato al mondo, lo sentite visitando i grandi mattatoi: l'accoltellatore di Chicago uccide 40 mila animali al mese, ed è un uomo che adora il suo cane e canta in coro nella chiesa battista (Dal nostro inviato speciale) Chicago, dicembre. Il campione del mondo degli accoltellatori vive a Chicago. Io l'ho visto, io l'ho conosciuto. Stronca duemila vite al giorno, a coltellate: ogni coltellata un morto. Duemila morti al giorno sono una bella cifra, vivaddio, sia pure per un accoltellatore di professione. Ora descriverò dove lavora questo asso del coltello, questa stella, questo divo della morte. Descriverò dove e come ammazza. Abbiate pazienza e fra qualche riga vi troverete quel che si dice a guazzare nel sangue. Illusione perduta E' chiaro che sto discorrendo dei macelli di Chicago, dei celebri degli arcifamosi macelli di Chicago, degli stockyards, per, intenderci. Dalle descrizioni che io ne avevo sentito fare prima di visitarli ritenevo si trattasse dei più dolci, dei più soavi, dei più confortevoli macelli del mondo, nei quali buoi maiali vitelli montoni eccetera perdessero la vita con uno scientifico sorriso sulle labbra seduti-'su convenienti sedie elettriche o, meglio, coricati su lettiere elettriche o qualcosa di simile. Invece no, no. Si tratta della più mastodontica sarabanda di "coltellate nella gola" che uomo possa pensare, coltel¬ iiiitiiiiiiitiiiiiiiiiriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii late nella gola e mazzate sul cranio, a migliaia, a decine di migliaia. Ed ettolitri di sangue. Agli stockyards si arriva con una vecchia ferrovia urbana sotterranea e sopraelevata nello stesso tempo. Si corre dapprima sotto la città, quindi si sbocca all'aperto in una periferia d'uno squallore piangente, fra la crudele freddezza di massicci capannoni d'officina e di case popolari. Il macello si annuncia con lunghe teorie di giganti autocarri colore rosso carminio nei quali sono concentrati interi armenti di buoi, o interi greggi di pecore o interi allevamenti di maiali, fra una stecca e l'altra delle gabbie fioriscono occhi languidi e ignari, narici nere e umide, molli rosei grifi. Tutto intorno al mastodontico edificio degli stockyards ferve questo turismo da mattatoio, i macabri torpedoni colore rosso boia arrivano dal sud dall'est dall'ovest dal centro come per un "raduno nazionale", come per un " pellegrinaggio ". E non s'ode un muggito, un grugnito, un belato. Le voci degli animali cominciano a' levarsi al cielo quando la ferrovia sopraelevata traversa la regione dei recinti d'attesa. Si, si tratta di una regione: le palizzate vanno a perdita d'occhio cingendo un seguito di staziiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiitiiiii zi a scacchiera entro i quali sostano i " capi " di bestiame prima d'essere passati alla " lavorazione " vale a dire in parole povere prima di essere sgozzati, sventrati e via di seguito. Qui gli animali parlano, si lagnano, protestano, forse pregano nei loro bui linguaggi gutturali (chi ha sentito di notte in una stazioncina di campagna il muggito dei bovi rinchiusi nei carri-bestiame in sosta sul binario morto, colui può immaginare il timbro delle voci delle migliaia e migliaia d'animali in attesa della morte ai macelli di Chicago). Fermenta per ogni dove, li attorno, un odore forte e aspro, un odore cruento d'aglio, d'ammoniaca e di sterco, l'odore della carneficina. Garzoni pungolano buoi e maiali restii con l'anonimo freddezza di chi sa che ormai non tratta più animali, ma bistecche, salsicce, pelle per scarpe. Per il produttore, alle soglie del macello, quegli esseri sono morti prima di morire, sono già cose. Tetro itinerario La ferrovia sosta nel cuore del macello. C'è una stazioncina rossa, sopraelevata, avvolta dal fumo degli stabilimenti Armour — stabilimenti nei quali bollono lardi o fegati o che — precisamente al centro del macello. Ci si trova con le scarpe incollate in una fanghiglia giallo-cadmio, con riflessi scarlatti, si prende contatto con sangue dal primo momento. Qua e là passano operai e operaie in camici bianchi, berretti bianchi simili a quelli dei «ostri infermieri di manicomio; su quei camici bianchi splende qualche macchia di sangue. L'itinerario del visitatore dei macelli è discretamente tetro. Si parte di dove buoi maiali montoni entrano vivi nell'atroce tapis-roulant dell'officina, si esce dove vengono allineandosi — sempre condotte da tappeti scorrevoli automatici — le scatole di cornbeef, o di lingua salmistrata, o di pancetta affumicata. Anche al macello, come nelle fabbriche di automobili o di carri armati, il sistema di lavorazione è quello della line,, della linea, il lavoro cioè a catena, per il quale la materia prima viene condotta dalla " catena+nobile" all'operaio che la attende, fermo, con i suoi attrezzi. La line scorre, ogni operaio fa uno, due, tre gesti. Alla Ford o alla General Motors avvita un bullone, applica il trapano elettrico a una lamiera o qualcosa di simile, agli stabilimenti Armour di Chicago scuoia una testa, sbuzza un occhio, estirpa una lingua, spacca un cranio ecc. Questo, beninteso, quando la materia prima è già inerte, morta. Afa quando la linea porta materia prima viva, entra in ballo l'ammazzatore, l'uomo della mazza; o l'accoltellatore. Ecco, ecco il campione del mondo degli sgozzatori, il Rodolfo Valentino, il Greta Garbo dei trucidatori. Guardiamolo: magro, lungo, un berrettino da sciatore piantato sul capo, un grembiulone di gomma nera, stivali di gomma nera alla moschetterà fino all'inguine, guanti da chirurgo, il coltello in pugno, gambe larghe solidamente piantate a terra, gronda sangue dalla fronte ai talloni. L'accoltellatore è solo, campeggia su una sorta di podio scarlatto a sua volta appoggiato su un pavimento allagato di sangue. Attorno a lui stridori di ferri pesanti, ganci che battono contro anelli d'acciaio, carrucole che sollevano bestie vive di due tre quintali come balle di mercanzia. Egli è impassibile, quella sua posa di assassino scientifico ha perfino una sua disperata eleganza, così bello vermiglio e splendente di sangue caldo. La " linea " gli scorre davanti, a tiro di coltello, gli conduce a tiro di coltello una fitta collana di maiali, qualcosa come una paradossale frangia ogni filo della quale è un maiale enorme, appiccato per i piedi ai ganci che poi verranno automaticamente collegati con la linea degli squartatori, e poi con quella degli scuoiatori, e poi con quella degli sventratori e cosi via. I maiali gridano, ma il loro grido non è per nulla laido, non è più grugnito: è. nitrire di cavallo, abbaiare di cune, belare di pecora, muggire di- bue, cantare di gallo eccetera: nella gola del maiale alle soglie della sua truce fine piange l'intera arca di Noè. Con il suo lungo coltello diritto e luminoso come un giglio rosso, il campione mondiale degli sgozzatori recide quella voce come con una secca carezza: uno, due tre, dieci, cento, duecento, coltellate, cento trecento mille gridi affogati in un rigurgito di sangue. Duemila coltellate al giorno, duemila morti al giorno. Non li dimenticherò Non dimenticherò i macelli di Chicago, non dimenticherò la valanga di vitelli scaricati da una specie di ' mastodontica posta pneumatica in una stanza dove venivano affrontati da uomini vestiti come per una partita di base ball e abbattuti a- colpi di mazza fra le corna. Non dimenticherò le fantomatiche linea, le spettrali catene, dico, di centinaia di vacche appiccate per le zampe posteriori, centinaia di capre, di pecore, morte, scuoiate (denudate della pelle come di un guanto: quella nuditd H-■-i'Ia, rosso violenti, delle anatomie come si vedono np'To tavole di testo medico-veterinarie). Non dimenticherò queste catene di morti andare via via attraverso sale di lavaggio, sale di salamento, sale frigorifere, sale di frazionamento; queste collane di grossi cadaveri che via via perdevano le zampe, la testa, i costati, fino a ridursi volumi informi — chissà? lombi, airelli, trucioli di muscolo, — fino a deporsi in una sala illuminata al neon, entro scatole laccate, iiiiiiiiiiiiiiiiiiiliiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiii verdi, gialle, con etichette e timbro. . Io ho parlato con il campione del mondo degli accoltellatori. Fatto il calcolo dei turni, delle vacanze, e di altre festività del genere, eglf uccide quarantamila animali al mese, spegne seicentomila vite all'anno, fa sei milioni di morti in dieci anni. Gli ho chiesto se la domenica, per esempio non senta il bisogno di accoltellare qualche gallina, qualche oca. Ha sorriso; E un uomo che ha moglie, figli, una automobile Ford, un cane che adora, di più è cantore della sua parrocchia in non so quale chiesa battista. La direzione degli stockyards suole fare un particolare omaggio aA visitatori degli stabilimenti (di queste gigantesche fabbriche di morte) dopo la loro gita attraverso i reparti. Si tratta dell'offerta d'una grande bistecca al sangue servita gratuitamente al Guest Restaurant, al restaurant dell'ospite gestito dalla grande compagnia dei macelli. Nonostante l'aria odori di Morgue, attorno a quella fantomatica trattoria; nonostante l'aria, dico, sia gonfia di storte, come altrove potrebbe essere gonfia di sole, ecco la gente che esce dai macelli mangia la bistecca. (Dunque c'è qualcosa di sbagliato, al mondo. Io non sono vegetariano, mi piace la carne, mi piacciono le cosiddette scaloppine, piccate, braciole, cotolette eccetera; le mangio. E tuttavia dopo una visita ai più grandi mattatoi del mondo, conosciuta una persona che ammazza seicentomi'a animali all'anno, devo concludere che c'è qualcosa di sbagliato al mondo. In noi, e fuori di noi). Virgilio Lilli

Persone citate: Garzoni, Greta Garbo, Guest, Noè, Rodolfo Valentino

Luoghi citati: Chicago