Vincere la vecchiaia

Vincere la vecchiaia Vincere la vecchiaia Una colonia di centenari - Importanza del tessuto connettivo. - Sorprendenti applicazioni delle idee di Bogomolets Alla morte di Bogomolets, scienziato russo, sembrava che la fama del suo siero contro la vecchiaia stesse per declinare, seguendo la sorte di tutti i metodi di ringiovanimento, scientifici e non scientifici, usati da quando esiste l'umanità con la sua inflessibile aspirazione a ritardare la ineluttabile scadenza. L'eclisse era apparente. Ritornano a parlarne articoli di giornali; si rinfocolano speranze fra il pubblico; le Accademie sono riservate: non accettano del tutto; e neppure negano. Curiosa ne è la storia. Risale a quando Bogomolets-incontrò casualmente sulle coste del mar Nero una colonia di centenari, fra i quali, ancor ve- feti e robusti, vivevano 35 inividui tra i 113 e i 140 anni. E poiché non gli constava che un slmile privilegio dipendesse da speciali regimi alimentari o dal clima, si domandò se non dipendeva da una eccezionale, forse ereditaria solidità di un < sistema » diffuso in tutto il corpo: il « tessuto connettivo » che egli stava studiando. Da qualèhe tempo si era riconosciuto che questo tessuto era qualche cosa di più di un semplice sostegno deg» organi, di una «paglia da imballaggi » come la chiamava Bardach, buona tutt'al più, in caso di lesioni, a formare cicatrici. La sua importanza si accrebbe con i lavori di eminenti fisiologi. Il suo dominio si estese; si fini col trovargli un cumulo di funzioni. H tessuto connettivo cambiò di nome e divenne il tessuto o meglio, il sistema « retlcoloendoteliale > dove il < reticolo > figura come prima ma in sottordine, quale impalcatura entro il corpo e delfa cute; e dove le cellule, dette endoteliali, sparse in quasi tutti gli organi, appaiono, la chiave dei fenomeni di scambi vitali, di rigenerazione e di difesa. Guardiamo quelle che avviluppano le pareti dei piccoli vasi. Sono nientemeno che le regolatrici della nutrizione del tessuti ove arriva il sangue. Se quella specie di barriera è in buone condizioni, allora uscirà dai vasi la quantità di nutrimento opportuna, e verranno lasciati penetrare nei vasi (per essere poi eliminati con le urine) gli scarti e le tossine del ricambio. Tutte le altre cellule sparse entro molti organi (milza, midollo osseo, ghiandole linfatiche ecc.) hanno anch'esse compiti di prim'ordine. Sovrintendono alla ricostituzione di parti dei tessuti deperite o morte; alla formazione di globuli rossi e bianchi; alla sorveglianza sulla trasformazione di una folla di sostanze (grassi, zuccheri, albumine, ferro ecc.); alla secrezione di anticorpi, vale a dire di sostanze che sono alla base della immunità; persino, si vuole, al¬ la capacità dell'organismo di opporsi alla proliferazione delle cellule cancerose. Ve n'era quanto bastava per far ritenere a Bogomolets che la longevità dei suoi vecchi del Mar Nero non era il risultato di una fortuita coincidenza di vitalità di tutti gli organi principali, ma delle prerogative di longevità di quel sistema da lui considerato la « centrale » dei fenomeni vitali. Per Bogomolets non v'era dubbio: noi si invecchierebbe perchè e solo perchè, invecchia quel sistema. Le prime avvisaglie della sua vecchiaia appaiono nella « sclerosi > del tessuto connettivo sparso fra organo e organo, e costituente la trama della pelle. Diviene duropperde acqua e non può più riacquistarla. Al di fuori l'alterazione si fa visibile nella pelle del vecchio, divenuta sottile, flaccida e raggrinzita. A loio volta le fibre connettive delle pareti dei vasi perdono l'elasticità: l'arteriosclerosi. Infine, le parti nobili, le cellule endoteliali mutano di struttura: i loro colloidi tflocculano » divengon roba morta. E' il principio della morte fisiologica. Riconosciute come valide queste premesse, facili erano per B. le deduzioni. La soluzione del problema della longevità, stava nella scoperta di un mezzo capace di stimolare l'attività del sistema. Prima di luì, dei medici avevano creduto trovarlo in iniezioni di estratti epatici, splenici, ganglionari, di vitamina C, nella ingestione di certe acque minerali, nella irradiazione X a deboli dosi del fegato o della milza. L'efficacia di questi espedienti si dimostrò nulla. Perchè non trattare questo « sistema > malato, alla stregua di un nemico, come si fa contro i microbi? Questa l'idea che mosse B. a fare il suo siero, cosi detto antireticolare-citotossico. La sua preparazione si compie togliendo ad un animale milza e midollo osseo (organi ricchi di quel sistema), e iniettando il liquido in cui venivano stemperati, in un animale della stessa specie. L'animale cosi iniettato, fabbrica nel suo sangue gli anticorpi contro il sistema- r. e, sangue che a sua volta viene prelevato ed iniettato sotto forma di siero, negli animali sempre della stessa specie, che si vuole ringiovanire o guarire. Per ottenere un siero attivo rispetto all'uomo, è necessario utilizzare un materiale proveniente da milza o midollo osseo umano (prelevato nel corso di operazioni chirurgiche). L'originalità dell'idea di B. consisteva non soltanto nell'aver pensato ad un siero, bensì nell'aver presunto che esso più che a distruggere le parti invecchiate di quel sistema (come avviene con gli anticorpi dei sieri contro i microbi), valesse a rianimare lo altre, non ancora invecchiate; a prevenirne la vecchiaia. Gli diedero ragione i fatti? In medicina veterinaria pare abbia dimostrato proprietà sorprendenti. Dei cani cicchi, sordi, reumatizzanti ricuperarono vista, udito e movimento. Cagne vecchie ripresero a far figli, mentre non erano serviti prima estratti di ovaio. Nei cani portatori di ' piaghe atone, la cicatrizzazione si fa rapida; si consolidano le fratture ossee; guariscono malattie delle mucose. Nell'uomo parrebbe sia attivo contro le Infezioni da strepto e stafilococchi, la setticemia puerperale, persino contro reumatismi infettivi. Piaghe e ferite e fratture anche in essi, si rimedierebbero prestamente. Il risultato apparso più rimarchevole, e più costante e meno discusso, è nel sollevare le depressioni nervose, semplici o malinconiche; nel sostenere gli stanchi; nel ravvivare le funzioni genitali. Risultato mai discusso è nel combattere le affezioni cosi dette allergiche (asma e orticaria) ; nullo invece nel cancro. Tutto ciò, dobbiamo convenirne, non è ancora « un vivere più a lungo >; e appare piuttosto come un « rabberciare » la vita. Solo col rinculare del tempo si potrà dire se e di quanto quel siero è capace di protrarre la fatale scadenza, che i successi immediati possono esser dovuti nell'uomo a un fattore suggestivo. Cosi non è di quelli ottenuti sugli animali, ed è perciò che fin d'ora il « ritrovato » di Bogomolets ci autorizza a fondate speranze circa la possibilità di far «so stare la vecchiaia ». ^Dottor By

Persone citate: Bardach