Alla pesca dei ricordi

Alla pesca dei ricordi Alla pesca dei ricordi Figlio di un noto psichiatra dell'Ottocento, pittore formatosi sugli impressionisti, ritrattista famoso («professional beauties » e scrittori illustri, capitani d'in- deschicozganfelidustria e aristocratici, famiglie jtnesintere del gran mondo francese. coled inglese, furono suoi modellil vendocili e soddisfatti), cittadino di biaCosmopoli, scrittore e memoria-'grilista oltre che critico d'arte di;piuumor vario e di penna alacre,!Previssuto abbastanza per vedere daitrobambino le conseguenze della! Mdisfatta di Sédan e la Comune,!(alda vecchio i tedeschi di nuovo cona Parigi, Jacques-Emile Bianche, Pagmorto a Offranville nel 1942. è uno degli ultimi testimoni dell'Europa mondana e artistica fra l'Ottocento e il Novecento. E, conoscendolo, si attendeva la pubblicazione delle sue memorie (uscite ora col titolo La pòche aux souvenir?, Flammarion, Parigi 1949) con legittima curiosità. Ce rie davano, se non altro, il diritto precedenti saggi di lui (un romanzo in parte autobiografico, Aymeris, i sei volumi dei Cahiers d'un artiste, gli stupendi Mes modèles e quei ricordi di vita inglese Portraits of a Lifetivie scritti a Londra dietro consiglio di Virginia Woolf; oltre alla sua stessa vita, piena e felice come poche. Incominciate negli anni della vecchiaia, queste memorie rimasero incompiute. Cinquecento pagine invece dei cinque- o sei tomi che l'autore aveva in mente. Abbastanza tuttavia per dare il capogiro, fitte come sono di nomi e dati, molti dei quali sembreranno peggio che buio ai lettori stranieri o male informati. Va aggiunto che Bianche le scrisse tenendo poco conto dell'ordine del tempo, mischiando le rievocazioni di ieri con le impressioni d'oggi, seguendo l'ispi razione della memoria e i legami che si formano tra idee e immagini o i pretesti offertigli dalla sistemazione di vecchie carte lettere ed altre cosucce. Sarà per ciò diffìcile, anche a un lettore paziente ed informato, strigare in questo zibaldoncino di « commerages > fatti personali ricordi aneddoti e storielle che va dal 1870 al 1941 il buono dai cattivo, il futile dall'importante. Scrittore climaterico, volta volta prolisso e sdolcinato, epigrammatico e velenoso, sempre istintivo e di getto (.un giudizio di Gide « scs qualitcs sont toutes d'impatience, il se coment facilement»), Bianche lascia qui che la penna corra come meglio le piace, senza cura di forma ne scrupoli di coscienza. Spesso ingiusto, indiscreto, maligno o pettegolo, non sempre sereno nel giudicare uomini e cose del suo tempo, con un debole per i ricchi, gli aristocratici, il bel mondo ( « Gctha », « Bokin mondani », «Who's who» sono i suoi libri d'ore), si sente in lui un uomo di umori saltuari, di affetti e odii profondi. E il più bel ritratto che si ricava fra le righe di queste pagine, dove i ritratti sono frequenti, è proprio il suo, che non scrisse. La piche aux souvenir! ii rifà di lontano. Dai ricordi d'infanzia e di adolescenza. Ritratti di famiglia, il padre, una caratteristica figura di scienziato dell'Ottocento, la madre (quell'adorabile signora Bianche che, narrava Proust e riferisce ora Morand, diceva con voce vellutata: t Centomila franchi di rendita e i nostri buoni pazzi » e che, parlando o scrivendo di Renoir, lo chiamò sempre il « signor Rcnovard»), la «Maison Bianche» dove Jacques-Émile nacque (medici, infermieri, malati e, in fondo, la tragica ombra di Maupassant che vi fu internata), il primo soggiorno in Inghilterra, durante l'assedio di Parigi nel '70, dal quale Bianche ritornò anglomane per sempre. («L'odcur aigre-douce de l'Angleterre, dont vos vètements sont iinprcgnes au retour sur le continent, s'etait instillée dans mes veincs»). Al centro del libro, Dieppe, città d'elezione (anche perchè vicina alle coste inglesi) e incomparabile osservatorio di questo « snob » e pittore mondano. La gente che vi soggiorna o vi ca pita solo di passaggio. Bianche la conosce tutta e di tutti sa vita morte e miracoli. I nomi (e i ritratti) qui cadono veloci dalla sua penna, vengono docili alla sua memoria. C'è Laforque di ritorno da Londra con la sua giovane moglie Leah Lee (che Bianche fa morire prima del ma rito mentre morì alcuni mesi dopo). E c'è Degas, Renoir, Monet, Whistler, Oscar Wilde, Max Beerbohm, Robert de Montesquieu, George Moore. E la bellissima Olga Caracciolo, con sigliera per ia politica dell'» Entcnte cordiale » di Edoardo VII, al quale avevano fatto credere fosse sua figlia. E il geniale Arcbrey Beardsley, consunto dalla tisi e ossessionato dalla morte, in compagnia delle sorelle Savile-Clark, bellezze statua rie (ma morirono anch'esse tutte e due tisiche) che facevano esclamare al pittore Hellere « Dei Clodion, caro mio. I miei appunti li strappo uno dietro l'altro. Ci vorrebbe Watteau o Boldini ». Questo è il mondo di Blan che. Ma poi egli è di casa in quasi tutta l'Europa. E specialmente nell'Inghilterra vittoriana ed edoardiana, vista da lui come l'isola di Prospero, con le sue grandi famiglie, la vita nei castelli e nei «clubs», le cacce a cavallo, le regate... Per coteste «stampe dell Ottocento », figure e figurine da «Journal des Mo- Icttsegnotardeingran« Ccanqupoveso(Sprqu■ ' 1EcCmlptlpdrctlmu des», Bianche adopera rosei inchiostri, compiacendosi di accozzi di colori e macerate eleganze come nei suoi quadri più felici: il ritratto di Henry Ja- tnes col panciotto di camoscio color ruggine, quello di Barrès aèsmt„ venticinquenne col garofano bianco all'occhiello dell'abito! grigio. «Le tennis en iupe » di-; piuto a Dieppe nell'Ottantrc.' Preziosi documenti, se non al- tro, di un'epoca e un costume.' Ma il Bianche che più piace: (almeno a me) anche se finisccj con l'irritare, è quello di certe I Pagine di ricordi e polemiche Icttcrarie. Barrès, visto sotto il]segno dell'amicizia, ma al quale!non è risparmiata qualche bot- tarclla: i suoi amori inconclu denti e tutti di testa, gli acri e ingenerosi giudizi sui contempo- ranci, il disprezzo per Proust: « Ce petit Proust, avec sa tete cn canati Cokoum, comment Jacques-Émile, pouvez-vous soupporter sa vuc? Laissez-le donc vendre des pastilles, du sérail sous Ics Arcades des Rivoli! ». (Si era, per la verità, in pieno processo Dreyfus). A raccontare queste ed altre cose. Bianche va ■ ' 11 > > ■ 1 > > < m m1 < 1111111111 i 11111111111111111111 b 1111111 ) a nozze. Con Regnier e Bourget è crudele, con Gide velenoso sotto ipocriti lisciamenti. Di Leon Blum non si capacita come abbia fatto a diventare un tribuno e insinua, sorridendo, che i condiscepoli della Scuola Normale gli volevano bene per la grazia giovanile e la seduzio ne femminea, ma dicevano che se per sfortuna egli avesse più tardi abbracciato la politica, ai francesi non sarebbe rimasto se non. lo scampo dell'espatrio Sulla coppia Nijinsky-Diashilcw, narra cose che è meglio tacere A Proust innalza un monumcn ]tino ma lo sottoscrive con un !epigramma. Infine, un commo vente Renoir. Lo trasportano sulla carrozzina di paralitico dal la Bretagna, i giorni della bat- taglia della Marna. Le strade so a no piene di fuggiaschi a piedi, in bicicletta, su carri e' carrette Par di vederlo, il glorioso pittore, in mezzo alla folla che scappa terrorizzata, disteso sul materasso della carrozzina, le mani rattrappite, il viso congestionato. Con la bianca testa fa un lieve cenno d'addio. Adolfo Franci Adolfo Franci 11 r 11 i 11111111 m 1111 i 11 m 111 ; 111 r 11111

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