Bradley dirige la riunione dei capi di Stato Maggiore di Domenico Bartoli

Bradley dirige la riunione dei capi di Stato Maggiore Bradley dirige la riunione dei capi di Stato Maggiore Nessun comunicato al termine della seduta - Gli argomenti discussi : produzione bellica, aiuti militari americani, numero delle divisioni (Dal nostro corrispondente) Parigi, 2H novembre. I Capi di Stato Maggiore delle Potenze atlantiche si sono riuniti stamattina e questo . pomeriggio al Ministero della Marina in Place de la Concorde qui a Parigi. C'era il generale Efisio Marras per l'Italia, c'erano -i generali Bradley e Lechères per gli Stati Uniti e la Francia, l'Ammiraglio Lord Frazer of North Cape per l'Inghilterra, e tutti loro colleghi. Si sono chiusi in un salone e hanno discusso, e dopo, silenzio. Ma abbiamo potuto ugualmente raccogliere qualche informazione. Il Ministro degli Esteri, Schuman, a una colazione della stampa diplomatica ha spiegato che ogni Paese atlantico, per ottenere gli aiuti militari, dovrà concludere con gli Stati Uniti un accordo bilaterale simile a quello contratto dai Paesi aderenti al Piano Marshall. Si discute ora sul testo degli accordi che regoleranno l'impiego degli aiuti e il controllo da parte degli Stati Uniti del materiale consegnato agli alleati atlantici. « La concessione di basi non è prevista e non si può parlare di una servitù militare », ha aggiunto il Ministro. Dopo la riunione dei Capi di Stato Maggiore non è stato diffuso un comunicato. Le questioni esaminate nelle due sedute di oggi saranno sottoposte giovedì ai dodici Ministri della Difesa ai quali spetta la decisione. I Capi di Stato Maggiore hanno discusso molto rapidamente i gravi problemi: sembra di comprendere che il dibattito è stato diretto con militare speditezza dal generale Bradley. Secondo l'agenzia ufficiosa francese la riunione di oggi riguardava la produzione bellica nell'Europa occidentale, gli aiuti americani e il numero di divisioni che ogni Paese dovrà approntare per la difesa comune entro il 195S. , II problema principale rimane la spartizione del miliardo di dollari in materiali concesso dagli Stati Uniti, ma avvertiamo che questa cifra, come quelle stanziate dai bilanci europei, risultano inferiori alle necessità. Edmond Delnae, collaboratore militare del più autorevole quotidiano parigino stima a circa ottomila miliardi di franchi la somma che la sola Francia dovrebbe spendere per mettere in piedi la sua difesa. Siamo ancora molto lontani da simile cifra. Bisogna interpretare la riunione del Cominform e le deliberazioni prese dai dirigenti comunisti come una risposta ai preparativi militari occidentali, e sotto questo aspetto dobbiamo considerarla nella nostra cromica. Che dice la prima risoluzione del Cominform, la più importante delle tre? Incita tutti i partiti comunisti, e specialmente quelli italiano, francese, tedesco e inglese ad accrescere la loro agitazione per la pace. Si tratta in sostanza di impedire che i popoli combattano in caso di una guerra fra l'U. R. S. 8. e i popoli di occidente. Questa guerra, dal punto di essere che un'aggressione con-1 vista comunista, non po tra tro l'Unione Sovietica. Insomma l'idea stessa di pace coincide per loro col comunismo e anzi col sovietismo. Perciò il fronte dei partigiani della pace, che si vuole estendere il più possibile, diventa un'arma nelle mani di Stalin e dei suoi. Possiamo fare qualche altra utile osservaziotie. Questa volta non sono venuti da Mosca grandi personaggi come Zdanov e Malenkov, che fondarono il Cominform. E' venuto , solamente Suslov, che non è i membro del Politburo (a meno che non sia stato chiamato a farne parte nelle ultime settimane). Suslov dirige la propaganda e fa parte del segretariato e dell'ufficio organizzazioni del partito, organi assai importanti, capeggiati tutti e due da Stalin e Malenkov. L'altro rappresentante sovietico era Yudin, il delegato permanente del partito comunista sovietico presso il Cominform. Sugli altri partecipanti, venuti per ascoltare o per ripetere la lezione, non c'è molto da dire. E' più interessante annotare i mancanti. Non c'erano gli jugoslavi, che nel settembre '47 erano capeggiati da Kardelj, oggi trattato da spia e assassino come tutti i fedeli di Tito; non c'era Gomulka, allora segretario del partito polacco, condannato anche lui per nazionalismo e deviazionismo di destra e mancava anche la romena Anna Pauker come pure il leader comunista francese Thorez. In complesso il linguaggio dell'ultima riunione è stato più violento di quello della prima che pure impressionò gravemente il mondo libero. E' una prova del progressivo peggioramento della situazione mondiale. Domenico Bartoli