Alle cascate del Niagara

Alle cascate del Niagara Alle cascate del Niagara (Dal nostro inviato speciale) Buffalo, ottobre. II ealto è d'una inaudita potenza, d'una potenza michelangiolesca. Se si potesse attribuire uno stile d'arte, se si potessero classificare secondo schemi estetici, voglio dire, gli aspetti della selvaggia (e anche insensata) natura, 6i potrebbe affermare che le cascate del Niagara costituiscono il più formidabile a barocco» del mondo. Il ciclopico scalino a ferro di cavallo dal quale la massiccia mole del fiume si precipita a capofitto nel vuoto avrebbe potuto essere ideato dalla fantasia di un Bernini. Milioni di tonnellate d'acqua si rovesciano con mastodontica grazia nel bacino (che, ribollendo di fumiganti spume, s'allarga qualche cinquantina di metri più sotto) come si rovescierebbero nella vasca di una monumentale fontana secentesca. Quale meraviglia che l'occhio dell'europeo — avvezzo ai giochi dell'arte — tenda automaticamente ad immaginare quella madornale acrobazia d'acque sovra stata da un Nettuno di marmo sia pure alto come una montagna, fiancheggiato in bella simmetria da Tritoni e Sirene sia pure lunghi come treni ? Si trova, al contrario, di fronte alla rude nudità della natura. Tale rude nudità della natura è l'America, il suo gigantismo, la sua dimensione smisurata, la sua carenza di umanesimo. Per un raffronto fra l'Europa e l'America una visita alle cascate del Niagara è importante. L'Europa è, per fare un esempio, la fontana di Trevi, l'America le cascate del Niagara. La fontana di Trevi richiama il concetto della grandezza con la G . maiuscola ; le cascate del Niagara richiamano il concetto dell'enorme, con l'è minuscola. Mentre contemplavo le cascate del Niagara ho sentito una vore esclamare: a Questo è certamente un Grosso! (a Big). L'America è la terra dei Big, dei agro» si» più che dei a grandi» Tale è il messaggio che trasmettono all'osservatore le cascate del Niagara: grosso, enorme, gigantesco. Alle cascate del Niagara un europeo arriva con cuore di bambino. Quella mèta costituisce per esso un patetico richiamo alla sua infanzia, al testo di geografia della terza elementare, alla voce della maestra che in tempi remoti spiegava : « Le più grandi cascate del mondo si trovano nell'America del Nord, ai confini fra il Canada e gli Stati Uniti...». E d'altra parte quei signori che arrivano da New York, da San Francisco, da Denver eccetera a Buffalo, e traversano la frontiera canadese per vedere le cascate del Niagara, sono anch'essi altrettanti bambini, bambini di trenta, di quaranta, di sessanta anni, con un mito scolastico nel cuore. Il piacere che essi provano alla vista dello spetta colare balzo d'un fiume è un piacere infantile, elementare, privo di motivi razionali. Avvicinandosi alle cascate del Niagara si ha l'impressione d'esser sul punto di assistere a un cataclisma, a una rivoluzione, a un mutamento drammatico degli elementi. Già di lontano le acque del fiume han l'aria di correre verso un disastro; fra il canalone di roccia che spartisce la terra canadese da quella degli Stati Uniti si intravvedono nubi palpitare al sole, cirri bianchi, qualcosa come banchi di nebbia, anche, o fumate d'incendio; ed è il polverone d'acqua che ribolle tutt'attorno al 6alto. Via via un fragore sordo, un cavernoso muggito si viene stemperando nell'aria, simile un poco a quei boati che accompagnano i terremoti o le eruzioni dei vulcani. La larga strada asfaltata che corre lungo la riva canadese sembra imbrigliare una potenza selvaggia, qualcosa come una cancellata che circondi un allevamento di fiere, uno zoo. Dapprima il fiume appare piuttosto piatto e queto fra la vegetazione pacata delle terre che bagna o, più giù, fra i costoni rocciosi degli Stati Uniti da quella parte, del Canada da questa. Ma gradatamente le acque prendono a rabbrividire, a eccitarsi, a inebriarsi di non so che furia, finche prima di gittarsi nell'abisso si torcono e si divincolano quasi presaghe d'una immane sciagura. Quindi, compatta come uno spettacolare sipario gonfio di vento — pingue, rotonda, strapiena — l'acqua va giù. E che cos'avviene? Non avviene niente. Quell'apocalittico slanciarsi d'un fiume verso un burrone, quell'andar giù a perpendicolo sollevando al cielo un uragano di pulviscolo liquido, quel fu- rioso rombo di valanga, tut-|to ciò si risolve in niente, Acqua; non si tratta che di acqua la quale riprende a correre cento metri più abbasso, prima tutta furori, poi via via chetandosi, tornando ad essere quella tal cosa neutra — incolore e insapore — che tutti conosciamo. Niente è mutato, niente muterà. Il fiume s'è gittato dall'altezza d'una torre, come un suicida, e non è accaduto niente; esso è tornato ad essere fiume, quel fiume. Da secoli, da millenni avviene questo niente, per secoli, per millenni avverrà questo niente, alle cascate del Niagara. E' per tale ragione forse che, fissando lungamente la ciclopica chioma d'acqua che rugghiando-balza dall'alto del titanico'scalino, s'avverte una penosa sensazione di dissolvimento delle proprie facoltà intellettive, si avverte il veleno di una ossessione, si gusta il sapore amaro della pazzia, si può, in una parola, diventar pazzi. Nessun fenomeno della natura potrebbe dare il vertiginoso senso della vacuità, della nullità, del niente, ■ come lo danno le cascate del Niagara. Le cascate del Niagara sono una promessa fallace, un inganno della natura, la premessa di una tragedia che poi non avrà luogo. Io ho osservato con attenzione l'espressione dei visi dei turisti che contemplavano quel monumen tale scroscio : erano espressio ni stupite e stupide che rive lavano appunto stupore < istupidimento al cospetto di un enorme niente. Codesti turisti erano la più parte coppie di sposi in viag gio di nozze. (Come le coppie di 6posi novèlli italiani-si recano a Venezia o a Capri, così gli sposi novelli ameri cani si recano a « visitare » le cascate del Niagara). Si te nevano allacciati l'uno all'altro, quasi a proteggersi vi cendevolmente da un mostro furioso ; un'ombra di idiozia era soffusa nei loro atteggiamenti, nella luce dei loro occhi, come la loro fantasia venisse spendendosi e le idee, dentro, nella mente, non trovassero più modo di collegarsi l'una all'altra. S'erano uniti in matrimonio la sera precedente, avevano fatto un lungo viaggio, ed ora si trovavano -a fronte di milioni di tonnellate d'acqua che piombavano dall'alto in basso. A che prò' '( Quak- significato poteva attribuirsi' al loro pellegrin.igpiof Sì, attorno alla più grande cateratta .del mondo palpita una insensata atmosfera di amplessi maritali alla sorgente, di dolci ritrosie d'amore, di pudori giunti a una mèta estrema, una paradossale aura di intimità segrete e- felici in vacanza. Perchè? Quale nesso può mai unire una colossale caduta d'acque alla luna di miele? Una luna di miele economica, da viaggio in torpedone, confortata da mediocri cartoline postali, da sandwiches masticati in fretta al banco dello chalet? Umiliati ed offesi, codesti sposi io li ho seguiti nella agita perpendicolare alla base dello scroscio», nella visita allo ascenic tunnel », in un ascensore simile a un montacarichi il quale si affonda nel vivo della roccia dentro un pozzo buio e stillante che ricorda i pozzi delle miniere. Usciti da quell'ascensore, al fondo del pozzo, attraversando qualcosa come un dedalo da catacomba, gli sposi giungevano a una caverna la cui bocca si apriva a dieci metri dalla cortina d'acqua al momento in cui essa toccava il suolo. Avevano indossato, come del resto ogni altro visitatore, impermeabili di gomma nera, stivaloni di gomma nera, cappucci di gomma nera, e si ritrovavano laggiù, nel gelo iimiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii e nell'umidore della roccia, mascherati in una uniforme tra di minatori, di naviganti in piena tempesta e di fratelli della Buona Morte.' Bagnati, grotteschi, l'orecchio martellato dal rombo d'artiglieria di grosso calibro dell'acqua che simile a un atroce maglio percoteva il suolo, perduti in quei sudari di gomma diaccia, apparivano estremamente infelici. Si leggeva, nei loro occhi di individui alle soglie della riproduzione della specie, un vago terrore di qualcosa : forse del giorno dell'Apocalisse. Virgilio UUi I aiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii 'ietta « smoking » su 'a gonna di tulle La rosa nel capelli, caratteristica acconciatura di Anna Miller, stella del cinema, dal luminoso sorriso

Persone citate: Anna Miller, Bagnati, Bernini