Musica classica e ritmi negri

Musica classica e ritmi negri Musica classica e ritmi negri L'anno di Bach L'anno bachiano è cominciato, a Torino, a Milano, altrove, con concerti interamente dedicati a uno o a un altro ciclo delle opere, e continuerà con una vasta rassegna dell'enorme e illustre lascito. L'ampiezza di tale ricordanza, la bontà delle esecuzioni e l'attenzione dei pubblici, attenzione che al godimento musicale sappia strettamente congiungere quello intellettivo, culturale, critico ed estetico, saranno come titoli di merito per il nostro tempo, per la nostra generazione, documenti della nostra partecipazione alla storia dello spirito artistico, della nostra riconoscenza a uno del maggiori cantori dell'umanità e della divinità. Questa molteplice attenzione è particolarmente necessaria al pieno intendimento dell'arte di Giovanni Sebastiano Bach, la cui forma è dissueta e la cui essenza dev'essere svincolata dalle remote condizioni ambientali e occasionali per rifulgere potente nell'autonomia e perenne. Che a una nazione lenta e scarsa nella cultura musicale qual'è l'Italia, dove il libro istruttivo ha si scarsa fortu na, Bach sia ancora in gran parte da rivelare, malgrado quel tanto che veniva pigramente offerto nel concerti di pianoforte e quel poco che noiosamente vien studiato nelle scuole, è stato provato qualche anno fa 'con l'udizione dei mottetti corali e l'anno passato con quella della Matthàus-t'assion. Re sta più ohe In ombra un cospicuo mucchio di composizioni, fra le quali le organistiche e le vocali. Tale è purtroppo lo stato della conoscenza Italiana di Bach. E' bene che il pubblico sappia l'interessamento di due colte nazioni : in Inghilterra la radio trasmise prima delia guerra per due anni, le domeniche, tutte e duecento le superstiti ranta-o te di Bach; in Germania il cui- !°H*" , e . a e o r e - |to bachiano provvede alacrea restaurarsi sulle rovie perdite. Ecco, oltre che centinaia di speciali concerti, la pubblicazione, dopo la pausa di otto anni, dell'annuale volume, Baoh-Jahrbuch, che riunisce nuovi saggi eruditi e le notizie dell'attività bachiana. Reca la data 1940-1948, ed è il trentasettesimo. VI si apprende fra l'altro che, per iniziativa della Bachgesellschaf t, la casa dove egli nacque, ad Eisenach, distrutta da bombe è risorta, sede del museo bachiano. Le preziose reliquie vagarono durante la guerra in cerca di rifugi, a Prlediichswert presso Gotha, a Wildprechtsroda presso Salzungen, in castelli, In case private. La casa crollò per il bombardamento della Frauenplatz alla fine del '44. Riparata alla meglio fu per quattro ore colpita dall'artiglieria americana nell'aprile del '45. Gli stessi statunitensi ne cominciarono la ricostruzione, che, interrotta durante l'occupazione russa, venne ripresa, con contributi tedeschi, nel '46. Da Wlldprechtsroda tornarono indenni le collezioni degli strumenti. Dell'altro ricovero avevano fatto scempio predoni stranieri. Finalmente riedificato e riordinato, il museo fu riaperto il 21 marzo '47 con una cordiale cerimonia, mentre tutte le campane di Eisenach inneggiavano e il coro dei ragazzi cantava il Lied di Bach, Su, su, l'ora della giustizia suono. Il restauro è avvenuto con tanta cura fedele che ogni parte» sembra rimasta Intatta. Ricostruzione simbolica, fuor d'ogni nazionalismo e confessione religiosa, e reale. A Torino l'anno comincia riportandoci i Concerti brandeburghesi e Adolfo Busch, capo d'un'orchestra tedesca e italiana. Per ciò 1 soci della Pro Coltura Femminile plaudenti affol- - larono iersera il Teatro Nuo-vo e vi torneranno stasera. A„, || — . Della Corte Louis Armstrong Parecchi anni or sono, i torinesi fecero la conoscenza con un cosiddetto re del jazz, che si chiamava Jack Hilton, ed era soltanto un grosso esempio di banale speculazione spettacolare. Ora hanno potuto sentire uno che veramente ha diritto di chiamarsi a quel modo, perchè del jazz autentico è ormai da quasi trent'anni la personificazione, Louis Armstrong è l'uomo che in questo genere di musica, che è una delle manifestazioni più originali del nostro tempo, ha raggiunto uno stile espressivo e suggestivo che ha informato si può dire tutto quanto quel che poi di più notevole è venuto in quel campo. Si che si stenta a credere che questo negro dal viso tanto mobile e patetico sia soltanto quarantanovenne. Il «re» del jazz: ma questo non deve far pensare a una sorta di mattatore, di gigione che domini sui propri compagni destinati a fargli da tappeto: anzi, se una cosa si è notata, da quando lo si era sentito quindici anni fa, è una modestia e una sobrietà nel mettersi innanzi assai maggiore. Ora egli si è circondato di compagni, quali famosi, quali giovani ma altrettanto valenti, e che tutti sono in quel tipo di musica non solo tra i più virtuosi, ma anche tra i più seri, 1 più fedeli a quell'ideale espressivo che animò i pionieri di quella musica, che troppo spesso • j n'è allontanata per contaminazioni commerciali. E sia Armstrong che i compagni sono tornati a quello stile «Chicago» nel quale si assommano le qualità più spiccate del jazz: quel bizzarro oscillare tra due estremi lontanissimi, che sono da una parte una specie di bar- ! bariamo arcaico, che fa pen|aare al suonatori di tam-tam e| ielle loro esaltazioni orgiasti-1 git-nnclq .w.w v.iu.lu^iv.u, ululagli- [che, dall'altra giunge a una | gratuità formale che richiama in qualche modo l'arte astratta, toccando delle rarefazioni -estreme di suono e di ritmo. Il programma comportava numeri di ritmo rapido, alternati da motivi lenti di blues, che hanno dato modo a Armstrong di far valere, oltre che le sue eccezionali qualità di suonatore di tromba, anche quelle vocali di penetrante interprete di patetici motivi negri, trasferiti in quel suo stile rotto, a ritmi franti. E a volta a volta i suol compagni sì sono esibiti nel ruolo di protagonista, ammiratisslml per delle qualità di esecuzione di una disinvolta eleganza, veramente fuori dal comune: particolarmente piacquero il pianista Earl Hines, il clarinettista Barnèy Bigard, il batterista Cozy Cole che dà una impressione di ritmo implacabile, di elementare potenza: e infine il giovanissimo contrabbasso Arvell Shaw, con una figura està tica e ispirata, capace di cavare dal suo strumento suoni rarissimi. Piacque anche al pubblico la cantante Velma Mlddleton. la sola a dire il vero di quell'insieme che si abbandoni a una certa spettacolarità, ma condita di tanta bonomia e di quel particolare umore negro, ridanciano senza alcuna malizia, che non disturbava. Applausi nutritissimi. a. r.

Luoghi citati: Eisenach, Germania, Inghilterra, Italia, Milano, Torino