Sforza riferisce a De Gosperi gli sviluppi dell'azione per le colonie di Vittorio Gorresio

Sforza riferisce a De Gosperi gli sviluppi dell'azione per le colonie Sforza riferisce a De Gosperi gli sviluppi dell'azione per le colonie "Ritornare in Africa come un tempo è un'illusione,, - "Pare che lo spettro del Negus all'Asinara sia fugato per sempre,, -1 possibili accordi con ì nuovi Stati quando l'Inghilterra se ne sarà andata Roma, 14 ottobre. Due Sottosegretari, due ambasciatori, alcuni alti funzionari e numerosi giornalisti hanno accolto starane il conte Sforza alla stazione. Il Ministro degli Ester) appariva sereno e quasi allegro e percorrendo la pensilina spiegò a lungo all'on. Andreotti, che si era preso sottobraccio, la funzione e l'importanza del Senusso: «E' qualche cosa come il Papa, colla differenza che si tratta di un papa del quale non vuol saperne nessuno ». Poi concordò con Andreotti un appuntamento al Viminale col Presidenti» del Consìglio e, andato a casa per la colazione, si abbandonò alle prime confidenze. « La nostra forza » Ai giornalisti alla stazione si era limitato a dire poco: « Quando un negoziato è in corso, prudenza e dignità vogliono che si attenda il risultato. Quello che posso dire è che abbiamo fatto tutto quello che si poteva per salvaguardare l'Interesse e la dignità del nostro Paese. E ciò nel solo modo che era possibile, cercando di rendere paralleli gli interessi e le aspirazioni del popolo italiano con quelli del mondo intero ». Questa cautela nelle dichiarazioni ha valso a Sforza da parte di un giornale del pomeriggio un'aspra accusa di reticenza, come se alla stazione tra il passaggio di facchini e viaggiatori fosse stato opportuno che il Ministro degli Esteri si abbandonasse ad apprezzamenti più diffusi o a più precise confidenze. Queste si sono avu- te in casa come si è detto ed erano ispirate a un pacato realismo : « La nostra vera forza consisteva e consiste nella bontà della nostra tesi. Moralmente la nostra posizione era e resta eccellente, e pare Infatti che sull'indipendenza della Libia silsia ottenuto un accordo pieno, come pare che lo spettro del Negus all'Asinara sia fugato per sempre ». « E all'atto pratico? ». c Per quel che riguarda la nostra posizione materiale il discorso è più ampio. La speranza di un ritorno dell'Italia nelle antiche colonie nelle forme e nelle stesse condizioni dell'anteguerra si è dimostrata una Illusione umana generosa e patriottica, ma comunque il-1luslone. Ci si è accorti difatti e il vero errore è stato forse quello di non averlo capito su- bito — che il problema si poneva In maniera diversa: ai trattava essenzialmente di ottenere che gli Inglesi si ritirassero dalle nostre colonie, che cioè, detto brutalmente, lasciassero la preda. Non è fatto comune che un Paese abbandoni di buon grado un territorio conquistato, anzi gli esempi nella storia francamente ne scarseggiano e si vede difatti con quale accanimento gli Inglesi stanno battendosi per disputare a palmo a palmo le terre dalle quali 11 si vuole cacciare. Una Volta riusciti ad estrometterli, si aprirebbe per noi il secondo capitolo non meno laborioso dell'impresa: la ricerca, cioè, del miglior modo di ritornarvi noi ». « Tornarvi in condizioni di sovrani si è già"detto""che "èescluso: osta all'attuale evohi-zione della coscienza mondiale e al servizio di essa si è co- stitulto all'O.N.U. un imponen-te schieramento che non si riu- scirebbe a coordinare. Tornar-vi come mandatari era stato il progetto di un momento, ma ora che esso è stato abbandonato sono pochi a rimpianger- lo: la macchina stessa del tr«-steeship internazionale avreb- be potuto creare seri Intralci alla nostra opera di ammini- strazione, di partecipazione allerisorse del territori africani e di collaborazione con le popolazioni indigene. Supervisori, controllori, commissari e com- missioni o egiziane o abissine non ci avrebbero reso la vita facile, e, d'altra parte, l'incubo che rappresenta per l'Inghilter- ra e per l'America la sola ldeache l'Unione Sovietica possa. Kf Ih™. ìm™r™h^minff .27, h» » i™5wm» SI «n m«nH-?o nin-H^n "Utà di un mandato colettivo». La SOla SOlUZIOne «Tornarvi dunque come ami-ci. come clienti, come fornitori i collaboratori: questa la solasoluzione realizzabile, e realizzzabile soltanto a condizione che gli Inglesi se ne vadano. In questo senso la battaglia che si combatte all'O.N.U. euna battaglia contro l'Inghil- terrà, se ci è permesso espri-mere brutalmente 11 concetto per giovare alla chiarezza delle idee: estromessi gli Inglesi, ci sarà aperta la via per accordi speciali di amicizia, stabili- mento e di commercio da sti-pillarsi da pari a pari con inuovi Stati indipendenti. « Se è vero, come è vero, quel che ormai da anni si sen-te dire, che cioè gli Italiani, per le loro tradizioni e le loro capacità, per i rapporti già av-viati, per gli interessi già co-stituiti sono fra tutti il popolo che è meglio in grado di collaborare con vantaggio comune all'avvaloramento delle ter- re che già furono sue, 11 beneficio del futuro' rapporto amichevole italo-libico e Italo-eritreo sarà un concreto beneficio, anzi sarà il maggiore ohe si possa conseguire ». Cosi ragiona Sforza, questo ha detto a De Gasperi a mez- zogiorno, questo dirà nella riu- nione del Consiglio del Ministri di giovedì venturo e questo ancora tornerà a ripetere in occasione del dibattito sul bilancio degli Esteri che nella prossima settimana sarà iniziato a Montecitorio. Naturalmente non soltanto l'opposizione farà sentire voci discordi, ma pure certi gruppi d'Indipendenti ed anche alcuni settori della stessa D.C. La Libertà di stasera ha già incomin- ciato la campagna di stampa per convincere De Gasperi a sostituire il titolare di Palazzo Chigi ed in qualche ambiente torna a farsi il nome di Piccioni come del successore più probabile. Sono impazienze e insofferenze per nulla nuove, ma delle quali, a quanto ne IMIIItIMIIIIIIIIIIMMIIIIIIIIIMIMIIIIIlllllllIMMIMI sappiamo, non partecipa De Gasperi. Non sfugge al Presidente del Consiglio 11 fatto che il bilancio della nostra politica estera, passivo od attivo che si possa giudicare, non è cosa pertinente ad un uomo solo: e se si parla di fallimento, occorre dire, come dicono con coerenza i comunisti, che fallita è la politica del governo De Gasperi. SI inizi pure una discussione, si facciano pure valutazioni di merito, ma a condizione che il presupposto non venga dimenticato, come con troppa disinvoltura lo dimenticano alcuni indubbi amici del Governo. • E un'altra cosa non si dimentichi : quando si parla di passivo e di attivo, si tenga conto che l'attivo— grande o piccolo che sia — spetta al governo democratico, che ha voluto raccogliere senza beneficio d'inventario il passivo accumulato dal Governo fascista. Vittorio Gorresio accapsafssel'RccsbnRrpgnMMIIIllIflllMIMIIIIMIMIMM MIIIMMIIIIilirilMIIII

Luoghi citati: Africa, Inghilterra, Italia, Libia, Roma, Unione Sovietica