Le ultime serate del Festival musicale

Le ultime serate del Festival musicale Le ultime serate del Festival musicale (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 12 settembre. Nulla di inedito, stasera alla Fenice, nell'ultimo concerto dell'orchestra radio di Torino, dedicato a italiani contemporanei di varia personalità e tendenza, egregiamente diretto da Mario Rossi e calorosamente applaudito. La scelta dei pezzi, sempre considerate le difficoltà già accennate, era di buon gusto. La Prima sinfonia di Mallpiero pare ancora una fra le migliori cose di lui. I quattro tempi, «come le quattro stagioni » secondo la postilla dell'autore, son piacevoli, aerosi, per lo più agili spensierati. Nel tessuto alquanto discontinuo curiosamente emergono episodi, i quali evocano un che di popolaresco italiano o di esotico e brillante. Nel Concerto per orchestra, una delle coerenti espressioni di Peti-assi, piace ricordare specialmente l'Andante, il quale in una linea parabolica di semplicità, complessità e tenuità reca uno sviluppo drammatico attraente e persuasivo. Seguirono, solista Emma Tegani, le giustamente pregiate « Tre canzoni per archi e voce » che il Plzzetti compose rivivendo in sobrie e gustose melodie e armonie antichi soggetti patetici e la Partita del Casella, echeggiante l'arcaica forma con l'inserzione nell'orchestra di motivi popolareschi, mentre il pianoforte (solista Pietro Scarpini) volteggia in modi per lo più virtuoslstici. Nel precedente concerto erano stati ricordati i frammenti di alcuni balletti composti sotto l'influenza di Diaghilev, cioè Il tricorno, in cui De Falla accolse ritmi canti e colori del natio folclore o ne immaginò a simiglianza di esso, Dafni e Cloe, squisita nell'eleganza del Ravel, 11 dilettoso e pianeggiante Apollo musagete di Stravinski .e II ballo di Vittorio Rieti, mediocre e futile nelle reminiscenze timbriche delle fanfare paesane. Il maestro Markevich ottenne un festoso favore. E' opportuno notare che in questo bel teatro, perfetto nell'acustica grazie al rivestimento ligneo e alla architettura circolare, la valente orchestra della radio risultò capace di una sonorità assai migliore, perchè robusta pastosa e nitida, di quella che può ef- fondersi nella sala del nostro | marmoreo Conservatorio o in altri luoghi male adatti. Con questo concerto e con l'udizione dei Quartetti di Bartok il Festival di musica contemporanea è finito. Esso lascia un ricordo esiguo, sia in massima, per la pochezza delle nuove musiche prescelte, sia per la incompiutezza e ciò è molto deplorevole, delle concertazioni frettolose. Come appendice, si avrà una riedizione dell'/ncoronazione di Poppea, di Monteverdl a Vicenza prima, a Venezia dopo, e la presentazione di alcune composizioni di Vivaldi. E qui volgiamo una protesta all'organizzatore del Festival per avere disposto che la prova generale dell'opera di Monteverdl avvenisse all'Olimpico, stasera, contemporaneamente al concerto alla Fenice, di cui si è ora parlato. Non potremo per probità professionale riferire dell'Incoronatone, della quale per altro si discorse allorchè fu rappresentata in un Maggio fiorentino. Si sa che il maggior interesse critico destato da opere del Seicento, già valutate storicamente, è nei criteri attuati dall'elaboratore, son questioni filologiche estetiche e pratiche, ardue e numerose, che richiedono molta attenzione. Nessun critico che rispetti se stesso e 1 lettori oserebbe Improvvisare al telefono un giudizio alla fine della prima rappresentazione. Stavolta armonizzatore ed istrumentatore è stato Gian Francesco Malipiero, il quale pare abbia tagliato parecchio nel libretto, quindi nella partitura, soppresso personaggi, scene, o frammenti, sperando di giovare alla fortuna popolare dell'opera stessa. SI parla perfino di danze, aggiunte all'ultima ora. E' proprio tale lavoro di restaurazione o trasformazione che la critica deve osservare nella sua legittimità, anche nel confronto con le elaborazioni di altri musicologi diversamente orientati. Nella impossibilità dunque di una critica ben meditata, auguriamo all''Incoronazione e al suo revisore, al quale più volte dicemmo la nostra gratitudine per la edizione di tutte le opere di Monteverdl, una sorte felice, degna dell'originale, e la riproduzione in molte città, magari anche a Torino. A. Della Corte

Luoghi citati: Torino, Venezia, Vicenza