BILLY BUDD di Ghedini rappresentato alla Fenice

BILLY BUDD di Ghedini rappresentato alla Fenice IL FESTIVAL MUSICALE DI VENEZIA BILLY BUDD di Ghedini rappresentato alla Fenice (Dal nostro inviato apertale) Venezia, 8 settembre, I lettori sanno già somma-quale riamente quale sia l'azione teatrale che Salvatore Quasi modo derivò da Billy Budd, Il bel racconto del Melville, e offerse alla musica del Ghedini. Dico sommariamente, perchè l'esposizione ch'io ne feci quasi si limitava per opportunità giornalistica al fatti scenici. Ma di azioni nei buoni melodrammi ve ne son sempre due, l'esterna, quella dei fatti, e l'interna, quella dell'ani mo determina il dramma stesso, si deve parlare. A restringere la narrazione in un atto e a illustrare la rapida successione degli episodi valse il Corifeo, un dicitore sul palco, 11 quale, vestito dell'uniforme dei marinai inglesi del Settecento, ora informa obbiettivamente dei fatti precedenti l'azione o imminenti, ora li commenta affettuosamente, e in tal oaao la sua prosa, per accenni soltanto, o s'intercala nella parte musicale o vi s'aggiunge, perciò Di questo del personaggi, e questa TOina l'altra ed è perciò Mllllilll lIMlllllllIIIIIIIIIMIIllllItlHIIIIIIMIII 1 melologando. La presenza di' juna specie di Speaker è rl1 corsa più volte nel recenti o tentativi di rinnovare la stesura dell'opera. Qui essa è non solo utile, ma anche artisticamente integrativa. Si potrebbe obbiettare: la virtù della musica non deve forse - esprimere 1 sentimenti di Billy e delle altre persone e il loro irraggiarsi nel cosi detto ambiente, senza ricorrere al sussidio della declamazione? L'obbiezione cade, considerando che tutto ciò che concorre al melodramma è di che I concorre ai mei». !mater,a «'versa, e che la massima esigenza e quella dell'unità artistica. Quando ciò avviene, come In quest'opera, il caso è felice. L'intervento del Corifeo e il numero degli episodi inducevano il Ohedlnl a comporre undici pezzi o momenti, diversi nella ragion d'essere, e veramente continui, solidali, nell'intimità drammatica, stilistica. E si afferma cosi il maggior pregio di questo lavoro. Esso voleva sintesi dense e pregnanti, polche le effusioni, gli svolgimenti, erano impediti sia dail'lncalzare degli eventi, sia dalla particolare psicologia dei personaggi, nel quali più che la volontà e la sensibilità domina un che d'estraneo a essi stessi, un che di inatteso e invincibile. E però chi osserva queste musicalmente create persone sceniche, le vede come erranti e sbandate pur nel ferreo circolo della vita. Questa sostanza del dramma del Gherlini è .dunque diversa da quella della novella del Melville, che s'accentrò nel concetto, di € depravazione da natura »,1 e anche da quella del libretto del Quasimodo, che pur ha riecheggiato quel concetto. Il Billy Budd di Ghedini si nuclea in un sentimento che potremmo nominare della casualità, e si realizza in fatti concreti, quasi veristici, e in immediate espressioni liriche. E' naturalissimo, del resto, nel giuoco delle esperienze e della creazione, che il Ohedini non abbia ricalcato personaggi altrui, ma ne abbia immaginati, modellati ed espressi con speciali accenti, voci e modi. E queste voci risuonano, com'è proprio del buon dramma musicale, non soltanto nel canto umano, ma anche nel canto degli strumenti. Il primo momento è della calma sul mare; lento andare della nave, molle ondeggiamento, arioso sentimento di malinconia, 11 nome di Billy transvola come un'ammlrata carezza pietosa. Il secondo, un'alba: la sveglia dei marinai, brusca, irritata, la fustigazione di uno di essi, e un coro stranamente ammonitore di oscura sorte al candido Billy. Nel terzo, in un presentimento di disgrazia, ironici motteggi di Claggart, e una canzone « scozzese », brillante nella nativa acutezza flautlstica, e segretamente ansiosa. Segue il nostalgico c Canto di Billy », il quele ricorda una facile donna sua e d'altri, tenera e cara a lui orfano e solo; ampia cantilena, la quale pare discenda dagli agresti cullanti ritmi del Sei e Settecento e si colori di nuovi desideri e struggimenti. Brevissimo è il quinto momento, realistico nella sonora rappresentazione d'un lontano cannoneggiamento, e sobrio. 1 Col sesto episodio l'azione più si concreta per precipitare. Fosca e aspra è la canzone di Claggart, la quale contiene e diffonde il perfido sentimento contro Billy, perfidia senza mo-tivi, odio senza cagione. Il set-timoi consta di tre piani senti-mentali sovrapposti, un singo-!»« terzetto? ClaM-art denun-lare terzetto: Claggart denun eia Billy partecipe di sedizione; 11 Capitano, sicuro dell'innocenza dell'accusato, sollecita le prove e 11 confronto; e il marinalo Abbordafumo, 11 solo „ „ I -r>lll,, ni.nnl mwmmWvm ^Htfft.ffi ra°-del pericolo, inserisce da lon tano una sua patetica nenia. Contrapposto al realismo della scena del cannoneggiamento, questo trio, che l'orchestra sostiene con torbidi e ambasciati disegni, è tutto irreale, e intimo. « Movimento di ciaccona » è quello dell'episodio esternamente e internamente culminante. L'accusatore menzognero sembra perfino esitante. Il Capitano, apparentemente Imparzia. le/tende a placare l'orgasmo che impaccia la favella di Billy. E questi, impotente a difendersi, risolve in forza fisica il suo sdegno e abbatte il nemico. Qui 11 dramma che dissi della casualità, per la quale gli ucmini son spinti a sentire e agire contro il loro volere e contro il loro stesso carattere, tocca l'acme dell'energia espressiva, e qui il commento umanissimo del Corifeo è più che mai suggestivo ed efficace. Parimenti elevato è il momento dell'interrogatorio, nel quale l'espressione musicale dello stato d'animo dei giudici è duplice: della legale severità, con imperiosi disegni, e dell'esitazione, con moti oscillanti. Primeggia non la persona del Capitano, ma ancora, e più marcatamente, il tragico viluppo delle imprescindibili contingenze, di cui Billy è la vittima. L'ultimo pezzo s'inizia col toccante procedere armonistico d'un rinnovato Corale, e pare che tutta l'umanità compianga l'Innocente; continua come con un consummatum est, non rassegnato, perchè privo di religiosa fede, ma spasimante, urlante, per la perdita della vita, sommo bene anche degli infelici. Alla lucida e terrorizzante previsione dell'ultimo strazio, espressa da un furore orchestrale, tempestoso, sconvolgente, risponde il lamento, che non direi dei Marinai per non circoscriverne la fonte, ma dell'umanità atterrita dalla tragedia tanto fortuita; ed è un commovente lamento, che, ripresi i temi del primo episodio, svanisce nel cielo dove oscilla esanime la terrena forma di Billy. Queste undici sintesi, congiunte dall'invenzione costantemente pronta e dalla stilistica omogenea, formano un'opera di cui l'interesse artistico è ininterrotto. La musica, giovandosi dei mezzi verbali, pittorici e mimici, li accomuna, ritempra, impronta e fa suoi. Opera dunque drammaticamente concreta, compiuta con un impegno tecnico quasi mai sovrappostosi a quello creativo, e mirante alla bellezza e all'artistica naturalezza (la riserva « quasi mai » si riferisce a certa insistente angolosità di passi vocalistici, diversa dalla linearità del passi strumentali), Billy Budd procede nell'estetica che, segnata specialmente dal Concerto dell'Albatro e da quello pel Galimberti, ha ricondotto il Ohedini alla perenne via dell'arte. Improvvisata in poche ore, come purtroppo accade in Italia, la rappresentazióne ò stata !guidata daiIa perizia e dalla ,|edizlone dl Fernando Previ;^,, con Ia vivlda part«cipazlo,ne d, valenH cantanti, il Ce|pecchl n Mercuriait, rArii, » !§adlall n Cortis, del dicitore Crast, dello scenografo Guttuso, del regista Pavollnl. Spontanei e calorosi sorsero gli applausi alla fine dell'opera, durata poco più di un'ora. Set- QU1HUI UUUU uiu Ul uu Ulti. OBI- ite volte gli esecutori con , mae- stri Ghedini e Previtall Vennero al proscenio. Segui Mahagonny, un atto che Kurt Welll compose nel 1927 e che è una specie di operetta, in parte arguta e divertente, in parte banale e noiosa, di cui 11 livello artistico, 11 gusto e la spiritosaggine sono pari a quelli che tanta fortuna recarono alla strofetta: «Ho comprato 1 salamini e me ne vanto». E' una di quelle musi¬ che che, sentite una volta, se ne ha abbastanza. Dirigeva il maestro Bruno Bogo. Tra i cantanti era Hilde Guden, una preziosa mozartiana, anche qui briosa e corretta. Successo tiepido, tre chiamate contrastate. A. Della Corte

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