Giuliano e la politica

Giuliano e la politica Giuliano e la politica » E' necessario riconoscere che il bandito è inafferrabile per gli errori commessi in 5 anni di attività poliziesca ed è protetto dalla paura e dal silenzio di tutti. Anche i separatisti lo hanno abbandonato (Dal nostro inviato speciale) Palermo, settembre. L'altro giorno saltò fuori la notizia che molti capi separatisti siciliani, molto attivi nel 1945 e '46, e quindi compromessi con il bandito Giuliano, avevano chiesto il passaporto; ieri quella che tutti costoro saranno probabilmente mandati al confino di polizia. Notizie false; e nella frettolosità che qualcuno ebbe nel divulgarle vi era soltanto il desiderio di confermare una cosa: il bandito Giuliano, quando scrive lettere alludendo alle sue amanze politiche, e al tradimento di cui si dice vittima, intende designare proprio i separatisti. La designazione fa comodo a tutti gli altri partiti politici, ai democristiani, ai liberali, ai monarchici che non si vedono tirati in cosi brutto affare, e, soprattutto, fa comodo ai socialcomunisti i quali oltre che vedersi esclusi dalla calunnia, trovano un argomento di più per condurre una certa polemica che potrebbe essere — come dirò — molto utile a loro. Questa sera dopo due giorni di lavori, si chiude una riunione del gruppo parlamentare separatista e domani verrà diramato Un comunicato. Tutte le notizie false, come quella dei passaporti richiesti, del probabile confino di polizia e persino che quest'ultima riunione era segreta e tante altre accuse verranno rintuzzate. Non saprei dire con quale risultato, perchè in Sicilia nessuno adopera vie di mezzo per valutare i separatisti e cosi certuni li ritengono senz'altro degli eroi e altri decisamente dei briganti. Agli osservatori disinteressati essi non appaiono nè eroi nè briganti, ma semplicemente dei politici, in cui però è difficile stabilire dove una vera spinta ideale lasci poi il posto ai risentimenti, alla vanità e alla esasperazione individualistica. La bandiera dei Carcaci Oggi a capo del M.I.S. ossia movimento indipendentista siciliano, v'e un terzetto di persone composto da Lucio Tasca, grande proprietario di terre, e da due avvocati, Gioacchino Salomone e Giuseppe Bruno, il primo di Messina e l'altro di Catania. Tutti e tre non si preoccupano delle insinuazioni che si sentono cadere addosso, anzi l'ultimo, che rassomiglia in maniera sconcertante a Giovanni ". erga, dice ridendo: « L'accuda che ci fanno i pubblicisti di sinistra e che gli altri avallane il loro silenzio è cosi fuori tempo che mi meraviglio come possa avere una qualche efficacia ». L'accusa di complicità con Salvatore Giuliano, non potendosi accontentare dei pettegolezzi, e delle affermazioni dello stesso bandito, si basa soprattutto su un famoso rapporto di polizia, trasmesso dall'Ispettorato di Pubblica Sicurezza nel marzo 1946 al Procuratore Generale di allora, e che non rimase segreto. L'ho visto anch'io: è un fascicolo di 47 pagine dattilografate, e in stile burocatico si leggono cose molto curiose. Da quelle pagine risulta che parecchi esponenti del separatismo di allora ebbero incontri, colloqui, trattative con Giuliano. Si leggono cose anche ridicole, ma che servono a ridare l'atmosfera del tempo, come quella che il duca Guglielmo di Carcaci nel proprio feudo voleva innalzare tei bandiera con lo stemma della sua casata e suscitò un incidente perchè 1 suoi uomini erano disposti a combattere per l'insegna separatista, ma non per quella di un nobile siciliano. Adesso i separatisti non hanno nemmeno difficoltà ad ammettere che nel 1945, ai tempi deirE.VXS., avevano accettato l'aiuto che poteva venire da Giuliano e dai suoi uomini. « Noi combattevamo per la libertà », dice Giuseppe Bruno e con un accostamento se non altro sproporzionato ricorda quello che fece Garibaldi sbarcando con i « Mille » in Sicilia: aprì le prigioni, arruolando ladri, assassini, mafiosi tra i suoi « picciotti >. Ma anche se tutte le accuse contenute in quel rapporto poliziesco fossero vere, oggi sono state sanate dall'amnistìa Togliatti e quindi nessuno ha da temere più nulla; e per quello che riguarda gli anni successivi al 1946 ed i tempi attuali sarebbe sciocco credere i separatisti tra i protettori di Giuliano. Essi legalmente fanno .parte del governo- della Sicilia, del Parlamento siciliano e sono all'amministrazione di molti Comuni dell'isola. In definitiva essi possono avere una diretta responsabilità all'inizio del fenomeno Giuliano; nessuno può dire loro che l'hanno anche nello sviluppo, nel potenziamento e perfino nella stabilizzazione di tale fenomeno. In realtà le accuse che con tanta costanza sono ripetute dai socialcomunisti hanno un doppio bersaglio. Da una parte, e genericamente, esse si rivolgono al governo centrale, che e da troppi anni responsabile della situazione in cui vive una zona della Sicilia; ma dall'altra e su un piano locale, esse hanno l'intento di mettere in difficoltà i democristiani nell'Assemblea regionale dell'isola. La maggioranza è infatti nelle mani dei democristiani perchè dalla loro, con altri gruppi, è anche quel lo dei separatisti (8 membri su 90). A sentire questi ultimi soltanto qui è il nocciolo della questione. Se i socialcomunisti con la loro campagna di insinuazioni e di accuse potessero portare a una frattu¬ ra tra separatisti e democristiani, costoro non potrebbero più governare e, con tutta probabilità, l'assemblea regionale andrebbe verso lo scioglimento. Meno leggenda Questo discorso non è fatto per venire in aiuto dei separatisti, i quali hanno il cattivo gusto di difendersi con una amnistia elargita da un governo contro cui sarebbero teoricamente pronti a combattere; ma è fatto per dire che trascinando il bandito Giuliano in un discorso politico si commette un grosso errore. Egli ebbe interferenze con la politica locale, ma oggi non sono di certo i politici a sostenerlo o a proibirne la cattura, Bisogna decidersi, una buona volta, a fare meno leggenda e meno speculazioni intorno a lui. E' necessario riconoscere che un Giuliano potè sorgere per le condizioni ambientali in cui, a nostro disonore, si trova ancora la Sicilia; che riuscì ad avere una fama per particolari avvenimenti e avventure locali; che è inafferrabile per gli errori commessi in cinque anni di attività poliziesca; che è ormai protetto soltanto dalla paura e dal silenzio di tutti. Ma detto questo, e sono ormai cose ovvie, bisogna ag¬ giungere che i politici in generale e i separatisti in particolare, come piacerebbe ai loro avversari, non hanno da parecchi anni più nulla a che vedere con Giuliano e non sono un ostacolo alla sua cattura. I siciliani sono stufi di avere il bandito tr«t_ i piedi, temono che i continentali pensino tutta l'isola dominata dal banditismo, e si preoccupano nel vedere che i turisti vanno altrove. I siciliani, in genere, pensano anche che la polizia ancora una volta batta una strada sbagliata. Vuole condurre le nuove operazioni con mano di ferro, senza averne le possibilità sancite dalla legge, e corre il rischio di invischiarsi in misure che raccoglieranno soltanto il risenti, mento delle popolazioni, senza arrivare a risultati definitivi. Qui appare 1'omhra di quelle misure che si chiamano straordinarie e cosi la politica nei confronti di Giuliano che 'abbiamo cercato di cacciare dalla porta rientra dalla finestra. Enrico Emanuel!! La giornalista austriaca D'Arie fermata nella «zona Giuliano »: voleva scrivere II soggetto per un film sul bandito

Persone citate: D'arie, Enrico Emanuel, Gioacchino Salomone, Giuseppe Bruno, Lucio Tasca, Salvatore Giuliano, Togliatti

Luoghi citati: Catania, Messina, Palermo, Sicilia