Toscanini inaugura il Festival musicale di Venezia

Toscanini inaugura il Festival musicale di Venezia Toscanini inaugura il Festival musicale di Venezia Le poltrone pagate fino a trentamila lire (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 3 settembre. Fra gli aneddoti di Toscaninl vi è quello veneziano, di parecchi anni fa. Entrato nella sala, dov'era allora allora finito un concerto indetto dalla « Società internazionale per la musica contemporanea», s'era turato il naso e aveva urlato: — Aria, aria! Aprite le finestre! — Attorno a lui gli organizzatori, allargando le braccia, sorridevano bonari per placarlo, o, irritati, guardavano come distratti il soffitto. Egli continuò a strepitare, passeggiò nervosamente e, accompagnato con i dovuti onori fino alla scala, se ne andò. Ora egli è tornato a inaugurare il « All festival di musica contemporanea». Ma non c'è punto contraddizione, perchè il più giovane ch'egli interpreta è l'ottantacinquenne Strauss, e perchè il titolo della festa settembrina, tradizionale come una etichetta, non risponde alla cosa; si eseguono infatti musiche d'oggi e di tre secoli. E non v'è contraddizione anche per altre considerazioni. Innanzi tutto diciamo che un interprete, al pari d'un critico d'arte, con la cui attività culturale e spirituale esso ha più d'una comunanza, non ha l'obbligo di prestar pubblico servizio, come un autista o un pompiere, eseguendo qualsiasi musica, gli piaccia o non gli piaccia, la senta o non la senta. Beati quei musicisti, quegli attori, quei critici, che possono scegliere le opere. Trattare ciò che non pare bello è una dura costrizione; e si fa una cattiva figura. I più pensosi interpreti sempre eliminarono dal repertorio ciò che alle loro cresciute esigenze estetiche appariva secondario, e cautamente ammisero le novità. Cosi avvenne anche a Toscaninl, che, giovane, dovè dirigere ogni sorta di composizioni, ma più tardi precisò le predilezioni, e persino nell'avviclnare uno Strauss, un Debussy, resistette ai sicuri successi come alla moda, finché non 11 intese nel loro dramma segreto; e non 11 obbllò mal. D'altra parte qualcosa recente egli l'ha pur aggiunta alla rigorosa selezione, e sarei d'accordo con coloro che brontola- sno pel favore da lui concesso : durante il soggiorno in America a pezzi non certo splendidi, se quel brontolio non fosse per lo più interessato, e se non avessimo riconosciuto a ciascuno il diritto di occuparsi soltanto di ciò che piace. (Si incriminano forse Ruggeri o Jouvet, perchè non recitano questa o quella commedia contemporanea?). Si potrebbe osservare, se mal, che in un paese corrosivo di alti e rigidi ideali estetici, la sua pratica professionale non s'è piegata, e che sarebbe assurdo chiedere a un pur mirabile ottantaduenne lo studio di partiture, mentre è noto con quanto impegno egli tocchi e penetri un'opera d'arte, con quanta difficoltà legga, e con quanto eccitato ed eccitante travaglio realizzi, nella concertazione, l'altrui crear zlone. Anziché pettegolare e borbottare, tesoreggiamo ciò che ancora egli ci dona, e non sciupiamo la luce del sole col polemizzare, come nel campo della creazione, d'una interpretazione o direzione « contemporanea», opposta e superiore a quella che, nè di Ieri, nè d'oggi, nè di domani, bensì di sempre, vuol essere ed è nlent'altro che Interpretazione; finché i concetti avranno la loro forza logica e le parole li rappresenteranno. Gli sviamenti, le aberrazioni, di presunti interpreticreatori, vanno diventando troppo numerosi e folli, ( a danno, s'intende, degli artisti morti, quelli vivi strillano e protestano per ogni variante) sicché non la cultura, ma, più modestamente, l'educazione del pubblico, soprattutto di quello nuovo, ne è assai viziata, fino al punto che eeso gusta una proba e verace esecuzione come meno sapida, meno piccante ed entusiasmante d'una Illegittima « fantasia sull'opera ». Questa deviazione, accertata anche in persone valentissime, è certo conseguenza dello scemare del senso storico, che presentemente si osserva in parecchie società europee e in molte discipline intellettuali. Americanamente « scoperto » dal nuovo pubblico postbellico, Toscaninl è in sostanza quale era trent'anni fa, quando, superate alcune crisi utilissime, compi la sua formazione ideale e tecnica. Chi allora lo scopri, cioè ne ammirò la primizia e la primazìa, e ne seguì la stupenda energia interpretativa, può rallegrarsi d'aver veduto una grande luce e raccolto un superbo insegnamento. Ozioso è cercare oggi le farfalle sotto l'arco di Tito, ee mai le alucce battano talvolta più frettolose o se 1 coioti palano più intènsi. In ogni caso bisognerebbe domandarsi, come per ' ogni questione interpretativa: per quale ragionamento storicoestetico è giunto a siffatta interpretazione? E' giusto codesto modo di sentire? E il discorso, Iniziato sul Berlo, e non come chiacchiera da ridotto, sarebbe in questo momento troppo lungo. Immutato nella sua concezione della fedeltà storica al testo, Immutato anche nella disciplina della concertazione • : nel gesto, Toscanini aveva stasera ascoltatori non solo quanti potettero entrare nella Fenice, infiorata e splendidissima, ma tutta l'Europa colta. Le prenotazioni cominciarono nel febbraio e gli alberghi e il teatro presto si dichiararono incapaci; le poltrone furono pagate alla borsa nera fino a 30 mila lire; collegamenti internazionali radiofonici recavano al più lontani l'attesa voce musicale di lui. Immutato, dicevo; e non ripeterò quello che tante volte fu osservato e ammirato. La morbida freschezza dell'Anacreonte di Cherubini, la vaga estasi delle Eolidi di Franck, l'elevata vena popolaresca della Moldava di Smetana, la languida enfasi del Don Giovanni di Strauss, la pomposità dei Maestri Cantori di Wagner, vennero espressi nei particolari caratteri, ad uno ad uno rilevati e rispettati. Se queste pure interpretazioni inducevano allo sgradito confronto con altrui interpretazioni esagerate nella caratterizzazione, quella della pastorale di Beethoven segnò il trionfo della moralità e dell'acume toscaniniano, e più riprovevole suonò nella memoria la ciurmerla di alcuni moderni autori acclamatissiml. Fu stupendo risentire Beethoven intatto, immacolato, nella sua universale ed eterna poesia, e nella sua data storica, e potente e sublime ne fu ancora una volta l'emozione. Mentre gli acclamanti deliravano ed egli semplicemente ringraziava, circondato dalla fedelissima orchestra scaligera, fu gridato «Viva Toscaninl »; Non era soltanto sfogo di entusiasmo e di riconoscenza, ma soprattutto intenso augurio che tanta eccellenza duri e sia esemplare e restauratrice. Una sola nota stonata. Alla fine della prima parte del concerto, la petulanza dei fotografi al magnesio ardi lampeggiare in faccia a Toscaninl, turbandogli la debole vista. Ne segui una giusta scenata in palcoscenico. Il pubblico attese invano il ritorno del maestro sul podio, e con più alte ovazioni lo salutò al termine della serata. A. Della Corte

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