Pranzo a prezzo fisso per gli ambasciatori del mondo

Pranzo a prezzo fisso per gli ambasciatori del mondo V I INI IONI U N I Pranzo a prezzo fisso per gli ambasciatori del mondo I tavoli del ristorante erano come isole etniche, a pochi palmi luna dall'altra, e divise da abissi; gli illustri commensali facevano intanto calcoli sottili: riusciranno, quei signori imperturbabili, a frenare il precipite disordine della storia? (Dal nostro inviato speciale) Lake Success, agosto. « Questo, — disse in italiano il mio amico-delegdto presentandomi all'ambasciatore X a sua volta delegato a Lake Success per la nazione Y — questo è un famoso giornalista italiano venuto negli Stati Uniti per una serie di articoli-». Io m'inchinai non senza un certo rossore per la eccessiva amabilità della presentazione. « Piacere », disse in italiano, con pronuncia piuttosto contorta, l'ambasciatore. E aggiunse premurosamente: * Siete veramente molto famoso?». Non seppi come rispondere, sorrisi a mezza bocca; egli continuò: « Avete ragione, anche io sono molto famoso, queste sedute che si protraggono così a lungo mettono sempre un formidabile appetito ». Quindi, rivolgendosi al mio amico: « Scommetto — insistette — che voi non siete meno famoso di noi ». « SI — rispose senza battere ciglio il mio amico — sono discreta^ mente famoso, lo confesso ». (Non osai spiegare a quell'illustre personaggio che l'aggettivo « famoso » ha un significato fissai diverso dall'aggettivo « affamato ». Mi sentivo effettivamente affamato e pensavo che una buona bistecca cotta nella cucina del Palazzo per la pace mondiale avrebbe placato la mia fama). « Dal momento che siamo tutti così famosi — disse l'ambasciatore — andiamo a mangiare ». La scelta del menu Ci avviammo, dal bar, alla sala da pranzo riservata ai delegati. Io mi attendevo un ambiente grave, decorativo e non scevro di una certa solenne maestà: al contrario mi venni a trovare in una tipica cafeteria ; nericano, nella quale ambasciatori, ministri plenipotenziari e perfino ministri degli Esteri ordinavano pranzi a prezzo fisso. La sala era chiara e semplice, pareti lisce, soffitto liscio, come in un « automat » di New York o di Chicago. I tavoli erano ancora più. semplici e anonimi; mentre ra¬ MMIIIlMIIiniItllllIKKIIMMIIIMIIlMIIlllllllIllllll gazze in grembiuli da kellerine si aggiravano con affanno professionale fra un cliente e l'altro senea neanche soffermarsi alle loro chiamate. Dopo alcuni vani te7itativi, l'ambasciatore riuscì a far sostare al nostro tavolo una di codeste cosi mai affaccendate lavoratrici delti mensa. Essa trasse da una tasca della sua uniforme una matita e un taccuino e ci disse frettolosamente: « Lunch numero uno, due o tre?». SI trattava di scegliere uno dei menus fissi del giorno. L'ambasciatore mi chiese: «Voi che numero prendete?». Io chiusi gli occhi, dissi a caso: « Il due ». La cameriera dava segni di impazienza, ma evidentemente l'ambasciatore desiderava fare la sua scelta a ragion' veduta. Si volse, ililllllllllimillllllllllllllllHlliimillllllllllilllil girò gli occhi attorno, li posò a due tavoli di distanza sull' ambasciatore francese intento a tagliare del roastbeef, e disse alla cameriera: « Che numero mangia la Francia?». La cameriera si volse a guardare il signore del roast-beef: «Il tre», disse. « Bene — concluse l'ambasciatore — allora io prendo il tre». I due uomini-nazione dei quali ero ospite, si erano messi frattanto a parlare fra loro di un certo emendamento da apportare a un progetto per l'assegnazione di non so quale territorio a non so quale nazione; io ne approfittai per ammirare lo spettacolo che si veniva svolgendo in quella sala da pranzo. Riconoscevo a uno a uno i delegati che fino a pochi minuti addietro avevano discusso '. termini della fine della guerra, nel medio-oriente, ne studiavo con attonito interesse' àgnv "mdstà:"Ecco laggiù la Russia indecisa fra il gelato alla vaniglia e quello alla cioccolata. Ecco l'Argentina chiedere con una certa soggezione a un'impaziente cameriera se le sarebbe stato possibile ottenere un quadretto di burro extra. Ecco gli-Stati Uniti succhiare con impegno un caffè freddo da dieci cents; e Cuba tentare invano di pagare il conto e l'Egitto dichiarare al Canada, con voce irritata, in francese: «Afa è proprio destinato che noi si èia gli ultimi! Non si riesce a essereserviti! ». Un atlante sintetico Ogni delegato avendo seco qualche suo aiuto, consulente o segretario o funzionario, in quella sala non era difficile individuare una certa disposizione geografica costituita appunto dalle isole etniche dei tavoli. Ora questa geografia mi faceva pensare che, in fondo, mi trovavo come di fronte a un sintetico atlante nel quale le distanze fra nazione e nazione erano state ridotte, dal gioco delle occasioni, giusto alle distanze che corrono, in un restaurant, fra tavolo e tavolo; ma fra un tavolo e l'altro, in ! 111 ! 1 II 111111 II 11 tllIIMMMM 111 II 11111 < 111111 i realtà, si frapponevano oceani, fiumi, catene montane, deserti, costumi diversi, latitudini diverse, e interi eserciti, e interi popoli con le loro diverse favelle, i loro diversi interessi, i loro diversi bisogni. Fra le due spanne che dividevano la spalliera delia sedia del delegato russo e quella del delegato americano, 'si frapponeva nientedimeno la bomba atomica, e la cortina di ferro, e la sorte di 450 milioni di cinesi, e il comunismo, e la libertà, e il cardinale ungherese ai lavori forzati, e il Patto atlantico, eccetera, eccetera. A poco a poco quella sala nella quale si consumavano innocue torte di mele e insalate di pollo, si veniva inavvertitamente empiendo di folle affamate, di eserciti minacciosi, di officine al lavoro, di industrie sull'orlo del fallimento, di torme di scioperanti, di navi cariche di merci, di stati maggiori in allarme, di interi governi, di interi parlamenti, di interi senati inquieti e smaniosi, il caos mondiale covava sotto quei tavoli, brace fra la cenere, palpitava fra una cotoletta e un pudding, fermentava fra il grembiale di una cameriera e il tovagliolo di carta velina di un ambasciatore. Si sarebbe riusciti a raffrenarlo, a contenerlo, a inquadrarlo? Uno strano eccitamento si veniva impadronendo del mio animo. Avrei voluto alzarmi in piedi e dire: <cSignori! Un momento! Io sono un cittadino qualunque, un granello di quella sterminata montagna di sabbia che è l'umanità, condotto dalla sorte ad avervi a portata di voce... Voi siete le stelle, i magnati, gli arbitri della politica mondiale. Ascoltatemi...». Il mio pensiero si interrompeva: che cosa avrei potuto chiedere? E che cosa avrebbero potuto rispondere quelle Nazioni-uomo? Cercai di distrarmi da quella specie di delirio prestando ascolto alla conversazione dei miei due illustri commensali. Uno di essi diceva: «Allora per la Mongolia io mi opporrà; e vedrete che la Francia, il Brasile e il Cile mi seguiranno ». E l'altro diceva: «Afa se l'Inghilterra non riuscisse a convincere l'Australia?». E il primo : « Con l'Australia me la vedrò io, lasciate fare... Da qualche tempo ci facciamo la corte... ». E il secondo : « Se poi quelli si incaponissero, allora in questo caso verrò fuori io a dar ragione alla Russia, e ci sarà da divertirsi». Cosi dicevano. E uno di essi trasse una matita e un foglietto; e cominciò a mettere sulla carta i nomi delle nazioni unite, l'una dopo l'altra; e poi con la matita veniva facendo un segnino a fianco di ogni nome via via che la conversazione proseguiva. Diceva: « Questa credete che vada?». E l'altro: « Questa forse si ». « £ questa? ». « Questa sono sicuro di no. Ma perchè non scrivete una lettera al ministro degli Esteri di..., voi, direttamente?». «E' una idea», diceva il primo, e con quella idea faceva un altro segnino nero accosto al nome di un'altra nazione (unita). Questione di voti Cosi essi continuavano quello strano lavoro, e discutevano, discutevano, e io mi rendevo conto che essi erano d'accordo su un certo determinato progetto da mettere in votazione entro qualche settimana; e che stavano calcolando il numero dei voti che avrebbero potuto mettere insieme per ottenere la maggioranza. A ogni tavolo, ormai, finito il pasto, delegati, aiuti delegati, segretarie particolari, facevano calcoli di quel tipo, giochi di quel tipo: Cina più Bolivia, Francia più Venezuela meno Argentina, Belgio più Sud-Africa ecc. eco. Usciti dalla sala, l'ambasciatore si congedò. « Non è stato un pranzo luculliano, — mi disse con molta amabilità — ma voglio sperare non siate più così famoso ». Lo rassicurai: dopo il pasto alle Nazioni Unite, mi sentivo, gli dissi, il meno famoso degli uomini della terrai Dissi al mio amico delegato che quell'ambasciatore era molto simpatico. « E' simpatico ma un poco permaloso, — mi rispose l'amico. — Ecco perchè non ho osato avvertirlo della sua confusione tra famoso e affamato; si sarebbe stizzito e, forse, poi, quella combinazione di voto che voglio fare sarebbe andata all'aria. Ma voi italiani perchè avete dei vocaboli così simili come fonetica e cosi dissimili come significato? ». Oli dissi che forse, ora, in Italia, tra famoso e affamato non corre più tanta diffenmza. E probabilmente neanche in Europa. « Chi sa che l'ambasciatore non avesse ragione, — dissi. — Non si p-Uò negare che l'Europa sia uno dei continenti più famosi del mondo e nello stesso tempo uno dei più affamati ». Egli sorrise. « Non ci avevo mai pensato», disse. E ci salutammo. In fondo, — io venivo dicendo tra me e me uscendo dal Palazzo delle Nazioni Unite, — in fondo una grande rivoluzione si è già operata al mondo. Questi ambasciatori che mangiano a prezzo fisso, dicono chiaramente che la cosiddetta democrazia cammina e si lascia alle spalle qualcosa che è definitivamente morto. Pensavo : « Non vorrei che quel morto fosse precisamente l'Europa ». Virgilio UUi iiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii •m- Re Botine, di Accra, sulla Costa d'Oro, si trova a Londra per conferire con Re Giorgio ed Attlee lUMlllUMIt 1111111 i 11111111 1111111111111111 1610 Paolo Belloni, capocuoco del Savoy Hotel, ha attrezzato un battello per vendere I gelati sul Tamigi lllftllllllllllllllllltllllllllllllllllllllllllllfillllflllillllflltllllllllllltllllllllllllllllllllllllllllttlllllll

Persone citate: Attlee, Lunch, Paolo Belloni, Re Giorgio, Savoy