La funzione morale dei premi

La funzione morale dei premi N O T ARTE La funzione morale dei premi Tra 1 tanti, tantissimi premi che fioriscono al caldo di questa estate, anche Salsomaggiore ha voluto il suo: con questo di originale, che il tema non è libero, ma limitato a un soggetto specifico: la Maternità. I premi ammontano a mezzo milione di lire: e una seconda singolarità è questa, che 11 regolamento per l'assegnazione dei premi stessi verrà stabilito dopo una sorta di referendum tra artisti e critici, al quale l'organizzatore, che è Ettore Gian Ferrari, direttore di una nota galleria milanese, ci invita a partecipare, esprimendo in pubblico la nostra opinio; ne. Più precisamente, esporre > le nostre considerazioni circa j la giusta via da seguire per reistituire ai premi la loro funzioI no morale. Uno spirito pignolo potrebbe obbiettare che per «restituire» ' occorrerebbe anzitutto sapere se questa funzione morale, i premi l'abbiano mai avuta. Ma fuori di scherzo, e dopo averci maturamente pensato, a noi non ! sembra facile suggerire qualche « norma particolare » che serva a rendere il regolamento efficiente nel senso t;*>Mderato. In primo luogo andrebbe, secondo noi, discussa l'opportunità medesima di una tale congerie di premi maggiori e minori, che allp fin fine deve pur distrarre gli artisti da un meditato lavoro. Ma poiché le condizioni di vita degli artisti sono i tanto precarie di questi tempi, |bene accetti siano anche i pie mi, se ne aluteranno qualcuno idi talento a uscire dalle secIche, e tirare innanzi alla me¬ glio. D'remo ai'ora, che il regolamento as?u-. meno ci sembra importante, che -"in il formale una giuria equilibrata di persone competenti, oneste, e non solo nel senso generico, ma in quello specifico di sapersi astrarre dalle simpatie, preferenze di tendenza, amicizie di gruppo, e simili. Senonchè, anche quando si riesca ad avere questa giuria pressoché ideale — e si sa quanto le cose ideali siano difficili da realizzare nella pratica del mondo — un altra grossa questione si presenta, secondo noi fondamentale. Che cosa si può intendere, infatti, per « funzione morale del premi »? Salvo altre specificazioni, che sia attuato nei giudizi delia giuria un criterio dì astratta giustizia, vale a dire che i premi vadano ai migliori. Ora, se il concorso è libero a tutti, e i premi siano di tale entità da solleticare gli appetiti dei « grossi calibri » è fatale che, nove su dieci, il « migliore » salti fuori da quella rosa di grandi nomi e per tal modo il gruzzolo andrà a finire In tasca a qualcuno che, non si dice non ne avesse nessun bisogno — che i soldi, specie di questi tempi, fan comodo a tutti — ma che comunque ne aveva assai meno urgente bisogno di altri, pure meritevole. E questa non ci sembra cosa particolarmente morale, ed è stata infatti lamentata. Oppure si mettono i <; grandi nomi » fuori concorso, con il risultato di un loro più o meno spiccato assenteismo, o della pietosa toppa che consiste nel farli figurare « presenti » con qualche quadro magari notissimo, preso a prestito in fretta da un collezionista locale. E la mostra ne scade. Secondo noi, il meglio sarebbe di cercar di favorire una partecipazione impegnativa dei « valori medil » come è stato fatto recrntemente a Cremona. O se si vuol puntare sugli « assi :>, proclamare chiaramente quel che si vuole e cercare di fare, nei limiti dei propri mezzi, qualcosa di ori ginale. Quest'anno, le due manifestazioni maggiori per entità di premi, il Saint Vincente il «la Colomba» di Venezia, hanno puntato sulla formula dei premi- acquisto. Una soluzione assai felice ci sembra quella adottata a Bardonecchla, con addirittura l'abolizione dei premi, sostituendoli con un Invito per un certo periodo di soggiorno a una rosa selezionata di artisti — con una certa rotazione; nelle successive edizioni — e organizzando poi delle mostre delle opere da essi compiute in quel periodo. Dopo la prima tornata del febbraio scorso, se ne avrà ora una seconda in periodo estivo, nella terza decade di agosto. A questa maniera 1) si evita l'atmosfera di invidie, sospetti, recriminazioni; 2) si aiutano egualmente gli artisti esponendo in vendita le loro opere; 3) si ottiene in forma simpatica quel tanto di pubblicità, cui per forza debbono anche mirare simili manifestazioni. Ma non i vuol dire con questo, che tutti si debbano precipitare a far la stessa cosa! a. r.

Persone citate: Ettore Gian Ferrari

Luoghi citati: Cremona, Venezia